Prescrizione, Cartabia chiude l'era Bonafede

 di Angela Stella Il Riformista 26 maggio 2021

È stata consegnata ieri alla Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, la relazione finale della Commissione di studio Presieduta dal presidente emerito della Consulta Giorgio Lattanzi e incaricata di elaborare proposte di riforma in materia di processo e sistema sanzionatorio penale, nonché di prescrizione del reato. Le conclusioni del lavoro della Commissione sono ora al vaglio della Guardasigilli, che farà le sue valutazioni, in vista della presentazione degli emendamenti governativi. Oggi intanto ci sarà l'incontro chiesto da Giuseppe Conte e Alfonso Bonafede con la Ministra per discutere del nodo più intricato della riforma: la prescrizione. Proprio nelle 76 pagine della relazione si prevedono due proposte per porre rimedio all'irragionevole durata del processo penale. La prima: sospensione della prescrizione dopo la condanna in primo grado, con ripresa se l’appello non si conclude in due anni e la Cassazione in uno. Qualora non si riuscissero a rispettare i tempi « sarebbe opportuno accompagnare l’adozione della presente proposta con l’introduzione dei rimedi compensatori e risarcitori per la violazione del diritto a un processo di ragionevole durata». La seconda proposta presuppone «una scelta riformatrice più radicale - si legge - prospettata in passato da precedenti commissioni di studio e da disegni di legge, che allinei il nostro sistema al modello di altri ordinamenti, come ad esempio quello statunitense, che separano prescrizione del reato e tempi del processo: la prescrizione del reato – il cui termine cessa di correre con l’esercizio dell’azione penale – non può verificarsi dopo che è iniziato il processo». Tuttavia se il processo non si esaurisce entro 4 anni per il primo grado, 3 anni per l'appello, 2 anni per il giudizio di legittimità, scatta l'improcedibilità dell'azione. E comunque il processo penale, nel suo complesso, non potrebbe durare più di nove anni dopo l'esercizio dell'azione penale. Undici invece se si tratta di reati puniti con l'ergastolo e altri gravi reati. Per quanto concerne il tema delle impugnazioni: «lo strumento a disposizione del pm per attivare un controllo di legalità, di legittimità e di razionalità del giudizio di fatto della decisione sia il ricorso per Cassazione». Per bilanciare, si prevede di « strutturare l’appello quale impugnazione a critica vincolata, prevedendo i motivi per i quali, a pena di inammissibilità, può essere proposto». Per quanto concerne la fase delle indagini: «il tempo a disposizione [...] è stato riorganizzato e diversamente distribuito, non solo limitando la durata massima delle indagini (un anno) per le contravvenzioni ma, soprattutto, razionalizzando il meccanismo – farraginoso e poco trasparente – delle ripetute proroghe, con l’ampliamento per alcuni delitti del ‘tempo base’ a disposizione degli inquirenti, ma con la riduzione ad una del numero delle proroghe. La richiesta di proroga dovrà essere precisamente ancorata alla specifica complessità e articolazione dell’indagine, in modo da poter sollecitare un più consapevole contraddittorio con la difesa». Inoltre «il pm sarà chiamato a esercitare l’azione penale solo quando gli elementi raccolti risultino – sulla base di una sorta di “diagnosi prognostica” – tali da poter condurre alla condanna dell’imputato secondo la regola dell’oltre ogni ragionevole dubbio, tanto in un eventuale giudizio abbreviato, quanto nel dibattimento. Al contrario, laddove il quadro cognitivo si connoti per la mancanza di elementi capaci di sorreggere una pronuncia di condanna, il pubblico ministero dovrà optare per l’inazione». In ultimo si prevede che sia il Parlamento «a stabilire, periodicamente (al legislatore delegato l’onere di indicare il periodo), i criteri generali necessari a garantire efficacia e uniformità nell’esercizio dell’azione penale e nella trattazione dei processi».  Le reazioni. Per il deputato di Azione Enrico Costa si tratta «di un impianto ampiamente condivisibile con qualche esigenza di approfondimento sotto il profilo delle impugnazione e dei rimedi compensatori per la violazione della ragionevole durata. Convincente la prima ipotesi di prescrizione (che manda in archivio lo stop targato M5S) e le norme sulle indagini preliminari». Per il pentastellato Mario Perantoni, presidente della commissione Giustizia della Camera, « le premesse sono chiare: i tempi medi di definizione dei procedimenti penali sono di molto superiori alla media europea, per questo è necessario intervenire sulla procedura penale. Ora occorre riportare tutto sul terreno della mediazione politica con la massima concretezza e responsabilità». Positivo anche il giudizio della vicepresidente del Senato e responsabile Giustizia del Pd, Anna Rossomando: «Su ragionevoli tempi del processo, Ufficio del Processo e sulle due ipotesi di prescrizione, le proposte della Commissione Lattanzi sono pienamente in linea con quelle del Partito Democratico presentate alla Camera». Per la giunta dell'Unione delle Camere Penali, « è evidente il positivo superamento della logica giustizialista e populista che caratterizza il progetto Bonafede ove unica strada per la riduzione dei tempi del processo è data dalla limitazione delle garanzie e delle prerogative della difesa». Tuttavia per i penalisti « non è condivisibile l’approccio della Commissione alle ipotesi di riforma della disciplina delle impugnazioni. In particolare, la previsione di un sistema casistico per l’appello, destinato a ridurne il significato e la portata quale diritto dell’imputato ad una nuova decisione nel merito sui fatti oggetto di condanna intervenuta all’esito del precedente grado di giudizio e l’ulteriore passo previsto sulla strada del progressivo riconoscimento della Corte di cassazione quale giudice del precedente».

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