Caso Vannini: in sei anni 5 processi
di Valentina Stella Il Dubbio 4 maggio 2021
Ieri è stata la seconda ed ultima volta che la Cassazione si è pronunciata sul caso, ormai noto alla cronache, della morte di Marco Vannini: il 17 maggio 2015, Antonio Ciontoli ha una pistola tra le mani. Scherza. Di fronte a lui il fidanzato di sua figlia Martina, Marco Vannini, 20 anni, quel giorno ospite a casa dei Ciontoli a Ladispoli. Antonio si rigira la pistola, dicono le ricostruzioni, non si accorge che è carica e parte un colpo. Sarà mortale per Marco: entra nel braccio ma trapassa il cuore. Se lo sparo è stato colposo, ad inguaiare la famiglia Ciontoli sono state le azioni e le omissioni nei successivi cento e passa minuti in cui hanno tardato a chiamare i soccorsi. Da allora cinque processi e due famiglie distrutte: quella di Marco dalla perdita di un figlio, quella Ciontoli dal senso di colpa e dallo stigma sociale. Il primo grado terminava con una condanna per il padre di famiglia a 14 anni di reclusione per omicidio volontario con dolo eventuale, e a tre anni, per omicidio colposo, per la moglie Maria e i figli Martina e Federico. Assolta la fidanzata di quest’ultimo, Viola Giorgini. Poi il giudizio di appello che, riqualificando il reato in omicidio colposo con l'aggravante della colpa cosciente, condannava a cinque anni di reclusione Antonio Ciontoli, e confermava i tre anni ai familiari. A febbraio dell'anno scorso nuovo colpo di scena con la Cassazione che annullava la sentenza e decideva che l'appello si sarebbe dovuto rifare per tutti gli imputati. Il 30 settembre 2020 l'Appello bis condannava nuovamente Antonio Ciontoli a 14 anni di reclusione per omicidio volontario con dolo eventuale e aggravava per la prima volta anche la posizione dei familiari condannandoli a 9 anni e 4 mesi per concorso anomalo in omicidio volontario. Ieri l'ultima definitiva decisione della Cassazione che ha confermato l'appello bis.
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