Condanna definitiva per la famiglia Ciontoli

 di Valentina Stella Il Dubbio 4 maggio 2021

Sono ormai definitive le condanne a 14 anni per Antonio Ciontoli e a 9 anni e 4 mesi per la moglie Maria Pezzillo e i figli Martina e Federico, ritenuti responsabili della morte di Marco Vannini: lo ha stabilito ieri la quinta sezione penale di Cassazione dopo circa tre ore di camera di consiglio. Il collegio, presieduto da Paolo Antonio Bruno, ha confermato dunque la sentenza di appello bis dello scorso 30 settembre nella parte in cui aveva condannato il pater familias per omicidio volontario con dolo eventuale e ha invece, per il resto della famiglia, trasformato il concorso anomalo in concorso semplice attenuato dal minimo ruolo e apporto causale, pur non attenuando la pena data in appello. Dunque si chiude definitivamente questo doloroso capitolo iniziato a maggio nel 2015 con la morte del ragazzo, dopo essere stato attinto accidentalmente da un colpo di pistola sparato dal padre della fidanzata. La famiglia Ciontoli, come riferito dai legali, si consegnerà entro oggi spontaneamente in carcere: questa è la seconda tragedia di questa storia. Dopo quella della famiglia Vannini, che ha perso il loro unico figlio così giovane, adesso un padre, una madre e due giovani figli andranno dietro le sbarre. Come ha detto la madre di Marco Vannini, Marina Conte, all'uscita della Cassazione «qui nessuno ha vinto: noi abbiamo perso un figlio, loro dovranno andare in carcere». Ieri in aula, dove sono state ammesse solo le parti procedurali a causa delle disposizioni anti-covid, oltre ai familiari di Marco Vannini erano presenti anche Federico e Martina Ciontoli che però sono andati via subito dopo le discussioni, scortati dalla forze dell'ordine per evitare l'assalto dei giornalisti. Uscito dal Palazzaccio il padre di Marco Vannini, Valerio,  ha dichiarato ai numerosi cronisti: « Sono contento che finalmente è stata fatta giustizia per Marco. Gli avevamo promesso un mazzo di fiori se fosse stata fatta giustizia e domani (oggi, ndr) è la prima cosa che farò».  Il sostituto procuratore generale, Olga Mignolo, aveva chiesto la conferma della sentenza di appello bis con la seguente motivazione: «tutti i famigliari hanno tenuto condotte attive, omissive e reticenti. Erano tutti consapevoli del fatto che Marco stava morendo. Tutti potevano intervenire per salvarlo, ma nessuno lo fece, anzi contribuirono a peggiorare lo stato di salute di Marco Vannini». Mentre i legali della famiglia Ciontoli - gli avvocati Andrea Miroli, Pietro Messina, Domenico Ciruzzi e Gian Domenico Caiazza - avevano svolto una lunga discussione approfondendo i motivi di impugnazione oggetto del ricorso davanti ai giudici di legittimità. In particolare erano stati tre i motivi oggetto del ricorso in Cassazione.  Con il primo motivo era stato chiesto l'annullamento con rinvio della sentenza emessa dai giudici di appello per Antonio Ciontoli perché, secondo i legali, nel giudizio di rinvio i giudici avevano errato nel non formulare una interpretazione costituzionalmente orientata dell'articolo 40, comma 2, del codice penale. Con il secondo e terzo motivo avevano chiesto l'annullamento della sentenza in merito alla configurabilità del dolo eventuale; mentre per Maria Pezzillo, Federico e Martina Ciontoli si chiedeva l'annullamento della sentenza con riferimento alla asserita sussistenza in capo ai tre imputati di un concorso anomalo in omicidio volontario, posto che gli stessi avrebbero semmai dovuto rispondere a titolo di favoreggiamento personale non punibile sicché, a tutto voler concedere, con riferimento alla morte di Marco Vannini la loro condotta sarebbe stata punibile solo a titolo di colpa ex art. 586 c.p. ("Morte o lesioni come conseguenza di altro delitto"). «Sono attonito, non riesco a comprendere come sia possibile che sia stata confermata una sentenza così errata, in particolare per i familiari di Antonio Ciontoli» ha riferito l'avvocato Gian Domenico Caiazza. Reazioni sono giunte anche dal mondo politico: « ll mio abbraccio di vicinanza alla famiglia Vannini, soddisfazione perché oggi è stata fatta giustizia per Marco» ha scritto Matteo Salvini.  Con lo stesso spirito si è espressa Giorgia Meloni: « Giustizia è stata fatta. Auguro alla famiglia Vannini, per quanto possibile, un domani più sereno. Da madre rivolgo un abbraccio commosso ai genitori che, con coraggio e compostezza, non si sono mai arresi. Adesso Marco Vannini potrà finalmente riposare in pace». Soddisfazione anche per Fabio Massimo Castaldo, vice presidente Parlamento europeo in quota Movimento 5 stelle: « La sentenza della Cassazione sul caso Vannini restituisce un po' di Giustizia a Valerio e Marina, genitori di Marco: a loro va il mio più grande abbraccio e affetto, pur sapendo che la loro ferita resterà sempre aperta. Marco ora può finalmente riposare in pace». Si chiude quindi così questa lunga vicenda giudiziaria, caratterizzata da cinque gradi di giudizio tutti diversi e da una attenzione mediatica e politica senza precedenti che ha portato spesso la difesa della famiglia Ciontoli a ipotizzare che la pressione fuori dall'aula abbia potuto influenzare e inficiare la verginità cognitiva dei giudici. 

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