Toh, la lapidazione di De Donno era ingiusta: assolto su Expo

 di Valentina Stella Il Dubbio 4 dicembre 2020

La Corte di Appello di Milano ha assolto “perché il fatto non sussiste” l'ex colonnello del Ros dei carabinieri Giuseppe De Donno dall’accusa di concorso in turbativa d'asta e in falso in atto pubblico. Il procedimento era nato nel 2012 come filone dell'inchiesta che riguardava le presunte irregolarità negli appalti di Expo e Infrastrutture Lombarde, ex partecipata della Regione Lombardia per le grandi opere. De Donno era stato nominato nel 2009 nel “Comitato per la legalità e la trasparenza” dall'allora governatore Roberto Formigoni. Poi l’ex ufficiale del Ros, a quei tempi amministratore delegato della G- Risk - società che si occupava di sicurezza e intelligence - era stato sostanzialmente accusato dai magistrati della Procura di Milano di aver ricevuto e sottoscritto incarichi con Infrastrutture Lombarde per circa mezzo milione di euro, bypassando tutte le procedure previste per le assegnazioni degli appalti per le società di investigazione e sicurezza. Secondo gli inquirenti, le concessioni per i servizi sarebbero dovute

essere conferite mediante una procedura negoziata con altri concorrenti. Secondo l'accusa, Antonio Rognoni, ex direttore generale di Infrastrutture Lombarde, e Pierpaolo Perez, capo dell'ufficio Gare e appalti, avrebbero invece assegnato le consulenze direttamente alla G- Risk, violando le norme in vigore. In danno della società di De Donno era stato anche disposto il sequestro preventivo per l'equivalente in relazione al presunto illecito amministrativo dipendente dal reato contestato all'amministratore, a cui però non erano stati sequestrati i conti personali. Già nel 2014 la Cassazione aveva annullato con rinvio il provvedimento con cui il Riesame di Milano aveva confermato il sequestro preventivo dei fondi della G- Risk, censurando l’insufficienza della motivazione nella misura cautelare, poi definitivamente annullata dal Tribunale della libertà milanese.

La società poi era stata assolta in primo grado dalle accuse di illecito amministrativo dipendente da reato, ma fu messa in liquidazione perché ormai non aveva più risorse finanziare a causa del danno di reputazione subito per l’inchiesta. Successivamente nel 2018 De Donno era stato assolto in primo grado dalla terza accusa mossa nei suoi confronti nella stessa inchiesta, ossia concorso per truffa ai danni dello Stato, ma la Procura aveva comunque proposto appello avverso la decisione assolutoria, respinto appunto qualche

giorno fa.

Insieme a De Donno sono stati assolti anche Rognoni e Perez. Quando l'inchiesta venne alla ribalta della cronaca Marco Travaglio firmò un editoriale dal titolo “Expo 2015: le volpi e il pollaio”, riferendosi anche a De Donno. Come ricorda l'avvocato Giuseppe Saccone, legale dell’ex colonnello del Ros con il collega Lucio Lucia, ' la verità è quella che viene accertata dalle sentenze, non quella ipotizzata dall’inquirente. I commenti, soprattutto quando riguardano la vita e l'onorabilità delle persone, andrebbero fatti dopo la pronuncia delle sentenze, poiché il danno procurato quando si fa passare come vera la tesi accusatoria è irreparabile anche in casi, come quello di cui si tratta, in cui le Corti accertano che il fatto non sussiste”.

Nel 2018 la Corte di Assise di Palermo ha condannato De Donno a 8 anni di reclusione nel processo sulla trattativa. L'appello è iniziato la primavera dello scorso anno e dovrebbe concludersi a metà dell'anno prossimo.

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