Stupro Firenze, Cassazione: il giudice è stato imparziale

 di Valentina Stella Il Dubbio 2 dicembre 2020

A giugno di quest'anno vi avevamo dato conto di un ricorso pendente in Cassazione circa una richiesta di ricusazione del giudice Marco Bouchard, presidente del collegio che il 21 febbraio scorso ha condannato a 5 anni e 6 mesi di reclusione l’ex carabiniere Pietro Costa per violenza sessuale nei confronti di una studentessa americana. Secondo i legali di Costa, gli avvocati Daniele Fabrizi e Serena Gasperini, l’obiettività del magistrato Bouchard sarebbe stata in discussione per il fatto di aver ricoperto prima l’incarico di presidente e poi quello di presidente onorario con poteri di rappresentanza di “Rete Dafne”; si tratta di una associazione per aiuto alle vittime di violenza sostenuta dal comune di Firenze che è uno dei partner promotori di “Rete Dafne Firenze” e che, allo stesso tempo, è costituito parte civile proprio nel procedimento contro Costa. Per questo, il 23 ottobre 2019, i due legali hanno presentato istanza di ricusazione evidenziando, come ci aveva spiegato l'avvocato Daniele Fabrizi, che «il giudice sembrava avere un interesse personale in questo processo». Badate bene: il Procuratore Generale di Firenze aveva espresso parere favorevole alla dichiarazione di ricusazione. Quindi era di fatto d'accordo con i legali di Costa. Tuttavia, la Corte di Appello di Firenze aveva rigettato l'istanza di ricusazione pur evidenziando «la peculiarità della fattispecie, fondata su questione interpretativa complessa». Di lì, il ricorso in Cassazione da parte degli avvocati Fabrizi e Gasperini. Siccome siamo abituati a raccontarvi come vanno a finire le nostre storie, oggi vi diciamo che anche il ricorso in Cassazione è stato respinto. Secondo gli ermellini il giudice Bouchard non avrebbe assunto un atteggiamento parziale e non avrebbe ricavato alcun vantaggio economico e morale rispetto alla decisione di condannare Costa. Semplicemente, scrivono nelle motivazioni, «è emersa la sua adesione ad una associazione che si occupa di tutela delle vittime [...] frutto per un verso di personali convinzioni, anche in ordine alle modalità con cui ritiene di interpretare il ruolo di magistrato». Dunque, nessuna questione di incompatibilità. Tuttavia, come già aveva fatto il Procuratore Generale di Firenze, anche il Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione ha aderito alle richieste dei difensori richiedendo a sua volta l'annullamento con rinvio dell'ordinanza della Corte di Appello di Firenze che aveva rigettato la richiesta di ricusazione. Non spetta a noi giudicare ma appare singolare la vicenda.

Come ci spiegano gli avvocati Gasperini e Fabrizi: «discutere di ricusazione non significa accertare se il Giudice sia imparziale o se invece sia animato da un interesse personale.  Discutere di ricusazione significa valutare se vi sia anche solo il sospetto, il dubbio, che il Giudice possa essere portatore di un interesse nel procedimento; che possa anche solo apparire non imparziale.  In questo processo, il Procuratore Generale di Firenze, d’accordo con noi, ha sostenuto che il Giudice dovesse essere ricusato; e il Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione, d’accordo con noi, ha chiesto l’annullamento dell’ordinanza con cui era stata rigettata la richiesta di ricusazione.  Già solo per questo, verrebbe da chiedersi: è ancora possibile sostenere che non vi sia neppure un dubbio sull’imparzialità del Giudice?».

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