L’Anm si schiera al fianco dei giudici onorari: «Il loro contributo non deve essere svilito »

 di Valentina Stella Il Dubbio 15 dicembre 2020


Va certamente considerata come una svolta importante la presa di posizione assunta due giorni fa dall'Anm sulla battaglia che sta conducendo la magistratura onoraria in questi giorni: «Si susseguono - si legge in una nota - manifestazioni di protesta dei magistrati onorari in servizio che, lamentando un contesto di incertezza di tutele e di precarietà sul piano previdenziale e retributivo, reclamano il riconoscimento della dignità della funzione. L'Associazione nazionale magistrati esprime la ferma convinzione che non debba essere svilito il ruolo e quindi dimenticato l’importante contributo fornito dai giudici e dai pubblici ministeri onorari». Per tali ragioni, l'Anm «auspica che il Governo e il Parlamento reperiscano le risorse finanziarie necessarie ad approntare le più opportune tutele economiche, previdenziali e sociali». «È significativo - commenta al Dubbio Eugenio Albamonte, segretario di Area ed ex presidente dell'Anm - che, anche a seguito del recente cambio della governance, la posizione dell'Anm nei confronti della magistratura onoraria non solo non è cambiata ma si sia rafforzata». Dunque è evidente una compattezza della magistratura togata e non nel richiedere un cambiamento da parte delle istituzioni. Lo dimostra, tra l'altro, anche l'iniziativa della Procura della Repubblica di Parma: nei giorni 15


e 17 dicembre il Procuratore capo Alfonso D’Avino e tutti i sostituti procuratori «andranno in udienza per garantire la regolare celebrazione dei processi, ma nello stesso tempo per rappresentare l’unitarietà dell’ufficio stesso e la sua vicinanza alle aspettative della magistratura onoraria che, in definitiva, finiscono per coincidere con gli interessi degli uffici stessi». Qualche giorno fa era stato il Procuratore capo di Milano Francesco Greco, insieme ad alcuni colleghi, a tornare in aula come rappresentante dell'accusa per sostituire i vice procuratori onorari che erano in sciopero. L'ostacolo ad una riforma seria sembra essere l'immobilismo del Ministro Bonafede a cui i magistrati onorari in astensione, alcuni dei quali anche in sciopero della fame, non riescono a perdonare l'infelice frase «la magistratura onoraria ha la finalità di contenere il numero dei togati, pena la perdita di prestigio e la riduzione delle retribuzioni della magistratura professionale». Cercando di ridimensionare la questione Albamonte ci dice che «una espressione può sfuggire soprattutto se inserita in un testo elaborato a più mani», però rimane fermo su un paradigma da cui non si può più prescindere per affrontare le questioni di riforma della giustizia: «l'approccio che mira a contrapporre le posizioni va completamente abbandonato; una contrapposizione di interessi tra magistratura onoraria e togata, come tra la magistratura e qualsiasi altro operatore della giustizia, a partire dagli avvocati, va assolutamente archiviata. Non si può più pensare di governare la giustizia frazionando i fronti e mettendo gli uni contro gli altri. Abbiamo fatto molti passi in avanti nelle varie rappresentanze professionali per cadere in queste trappole». Intanto il Movimento Cinque Stelle ha fatto approvare un emendamento approvato al decreto Ristori che prevede che


«l’indennità di udienza che spetta ai giudici onorari di Tribunale» venga «riconosciuta anche nel caso di udienza civile a trattazione scritta, prevista per la fase di emergenza Covid, esattamente come avviene per l’udienza civile in presenza». Tuttavia la forza politica che rivendica da sempre un sostegno pieno alle richieste della magistratura onoraria è Fratelli d'Italia, la cui leader Giorgia Meloni ha dichiarato: «da anni la magistratura onoraria tiene in piedi la giustizia italiana ma non ha nessun diritto. Fratelli d’Italia ritiene invece che sia una priorità mettere fine a questa ignobile discriminazione» .

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