The Lancet: i vaccini subito ai detenuti

 di Angela Stella il Riformista 30 dicembre 2020

Ridurre le presenze in carcere e annoverare i detenuti, insieme con il personale penitenziario, tra le categorie prioritarie del piano vaccinale contro il Covid-19: sono queste  le richieste fatte al Governo dalla Conferenza dei Garanti territoriali delle persone private della libertà personale tramite un documento dal titolo "Il carcere tra interno ed esterno. Esigenza di tutela tra diminuzione delle presenze e priorità vaccinale". In particolare si chiede «l'inclusione delle persone detenute tra le categorie prioritarie di cui al piano strategico vaccinale elaborato da ministero della Salute, Commissario straordinario per l'emergenza, Istituto superiore di sanità, Agenas e Aifa». Non sarà facile, visti i problemi di approvvigionamento delle dosi ma anche considerata la sensibilità del Governo nei confronti dei detenuti. Il 22 dicembre il deputato di +Europa Riccardo Magi aveva presentato un ordine del giorno che avrebbe impegnato « il Governo a predisporre un piano operativo per la vaccinazione dei detenuti e del personale che lavora nelle carceri, inserendoli sin dall'inizio fra le categorie sottoposte con priorità alla campagna di vaccinazione per la prevenzione delle infezioni da SARS-CoV-2». L'odg è stato approvato nella seduta del 27 ma con una riformulazione richiesta dal Governo: «impegna il Governo a valutare la predisposizione di un piano per la vaccinazione del personale che opera negli istituti penitenziari e dei detenuti, nel quadro della programmazione nazionale». La proposta dell'onorevole Magi era stata dunque più stringente anche perché, come da lui spiegato nella presentazione dell'odg e come affermato dall'Ucpi, i detenuti «da un punto di vista sanitario erano già vulnerabili ben prima dell’arrivo del COVID 19 e oggi vivono in uno stato di esposizione “naturale” - o meglio “innaturale” - al virus, per il ridottissimo spazio a loro disposizione, nella maggior parte dei casi, estremamente carente dal punto di vista igienico e, quindi, foriero di ogni tipo di malattia”, oltre che il personale dell'amministrazione penitenziaria; parliamo di oltre 100.000 persone, che vanno immediatamente protette perché quotidianamente a rischio personale e in quanto potenziali diffusori del virus». Intanto, i dati resi noti dal Ministero della Giustizia ci dicono che gli attuali detenuti positivi al covid-19 sono 851, 92 in meno rispetto alla scorsa settimana. Comunque a sostenere che i detenuti sono ad alto rischio di contagio lo conferma, come ci segnala proprio l'onorevole Magi, anche un articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista The Lancet lo scorso 12 dicembre. Tra gli intervistati c'è Seena Fazel, Dipartimento di Psichiatria, Università di Oxford, Regno Unito, secondo la quale i prigionieri sono ad alto rischio a causa delle condizioni croniche sottostanti, come l'età e l'ambiente. Uno studio del suo team ha rilevato che le carceri sono luoghi ad alto rischio per la trasmissione di malattie contagiose, con notevoli difficoltà nella gestione dei focolai. La ricerca ha suggerito che le persone in carcere dovrebbero essere tra i primi gruppi a ricevere qualsiasi vaccino COVID-19 per proteggersi dalle infezioni e per prevenire un'ulteriore diffusione della malattia. 


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