«Battaglia vinta: le coppie bi- nazionali ora potranno ricongiungersi»

 di Valentina Stella Il Dubbio 9 settembre 2020


Costituzionalista ferrarese e padre coinvolto dal problema, Andrea Pugiotto è stato tra i primi a richiamare l’attenzione sul tema delle coppie bi- nazionali, impossibilitate a ricongiungersi al tempo del Covid. Il suo e altri appelli rivolti al ministro Speranza non sono caduti nel vuoto: il nuovo d. P. C. M., infatti, rimuove l’originario divieto. Lo abbiamo intervistato.

È soddisfatto, professore?

Direi di sì. Onorando il suo nome così impegnativo, il ministro della Salute Speranza ha riconosciuto e ripagato l’impegno capillare e resiliente di un movimento d’opinione, LoveIsNotTourism, che ha saputo trasformare una prolungata esperienza dolorosa in una giusta battaglia di scopo.

Cosa prevede il d. P. C. M. entrato in vigore ieri?

Per quanto formulato con la tecnica a matrioska dell'innesto nel precedente d. P. C. M. ( che complica la vita al lettore), risponde in larga parte al problema. Consente, infatti, l'ingresso da Paesi extra- Schengen nel territorio nazionale per raggiungere il domicilio ( o l'abitazione o la residenza) di una persona, anche non convivente, con la quale vi sia una comprovata e stabile relazione affettiva.

Come andrà provata una simile relazione?

Come la si dimostri, nulla si dice: varrà, dunque, un'autocertificazione, secondo un’apprezzabile logica fiduciaria comunque garantita da sanzione penale ( come sempre, in caso di falso). Sono certo che il partner in arrivo porterà con sé, nel suo bagaglio a mano, di tutto e di più a dimostrazione della relazione. Ma è bene che sia stata evitata un’impropria classifica tra coppie sulla base di indici inevitabilmente arbitrari.

Quali passi dovranno compiere le coppie per ricongiungersi?

Sul piano della profilassi, le misure sono quelle che si applicano già ai casi di rientro precedentemente ammessi: immediata segnalazione all'Ausl; tampone all'arrivo o comunque entro le 48 ore successive; indicazione del luogo dove, in isolamento fiduciario, se ne attenderà l'esito e dove ( se positivo) si trascorrerà la quarantena sotto sorveglianza sanitaria. Mi pare errata l’interpretazione della norma secondo cui, a prescindere, il partner sarebbe obbligato a 14 giorni di “arresti domiciliari”: non ha giustificazione, né sanitaria né costituzionale, se il tampone ha già escluso il contagio.

Ci sono miglioramenti da apportare, in tema, nei prossimi provvedimenti?

Si può sempre fare meglio. Immagino che il ministero della Salute aggiornerà già ora la modulistica ( la c. d. autocertificazione giustificativa per l’ingresso

in Italia dall’estero) alla nuova ipotesi.

Resta irrisolto, invece, il problema per le coppie di cui uno dei partner proviene da un Paese inserito nella black list ( Allegato 20, elenco F). Composta – mi pare di poter dire – secondo criteri non necessariamente sanitari, visto che non include Paesi ad alta morbilità ( come gli Stati Uniti o l’India). Il mio parere è che, in condizione di pandemia, il problema non si risolva a monte con un divieto d’ingresso ( che, allora, dovrebbe essere assoluto), ma a valle con un tempestivo controllo sanitario all’arrivo.

Secondo lei, perché originariamente il governo ha ignorato il problema del ricongiungimento di coppie bi- nazionali?

Aiuta la risposta la lettura degli atti parlamentari. Il 30 luglio, rispondendo in Senato a un’interrogazione sul tema, il ministro Speranza parlava di «scelte dolorose» imposte dalla «priorità assoluta» di contenere la curva epidemiologica in Italia per «non vanificare i sacrifici enormi» finora chiesti agli italiani e alle italiane.

Il 3 settembre scorso, di nuovo al Senato, lo stesso ministro parla di «richiesta legittima che proviene anche da tante coppie che pagano il prezzo di una divisione da molto tempo», anticipando la soluzione trovata con l’attuale d. P. C. M.

C’è stato un apprezzabile cambio di prospettiva: all’onnivoro argomento sanitario ( che trasforma la salute, da diritto in obbligo giuridico da adempiere a tutti i costi) si è affiancato un approccio più ragionevole, attento alla concretezza dei casi e delle soluzioni possibili ( peraltro già sperimentate in molti altri Paesi europei). Un approccio costituzionalmente orientato, secondo cui i diritti non si gerarchizzano ma si bilanciano sempre, alla ricerca del miglior equilibrio possibile.

Qui sta tutto lo spessore, anche costituzionale, del problema in esame, piccolo ma grande al tempo stesso. È così?

Lei ha ragione. La posta in gioco non era solo quella, in sé già pesante, di relazioni affettive interrotte e private di futuro sine die. Come acutamente argomentato da altre voci intervenute sul tema ( Corleone, Manconi, Sofri, Vladimiro Zagrebelsky, Zuffa), l’originaria scelta proibizionista si rivelava sproporzionata rispetto al suo scopo, sacrificando oltremisura la libertà di circolazione e soggiorno, il diritto alla vita privata, il diritto alla salute quale complessivo equilibrio psico- fisico, in ultima analisi la laicità delle scelte statali. E lo faceva senza l’onere di una motivazione congrua, giocando l’asso pigliatutto ( la sanità collettiva) e correndo il rischio di contrapporre coppie italiane a coppie italiane a metà. Con risultati anche paradossali.

A quali pensa?

Ad esempio, all’idea sottintesa che una coppia riconosciuta legalmente avrebbe una carica virale nulla o inferiore a quella di

una cop\\ pia legata da una relazione stabile.

O al cortocircuito secondo cui una coppia chiede il ricongiungimento per sposarsi ( o unirsi civilmente), ma la coppia che non è sposata ( o unita civilmente) non può ricongiungersi. Era una logica da “Comma 22” ( ricorda il romanzo di Joseph Heller?): «Chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo» .

C’è una morale da trarre in questa vicenda?

Mi piace tradurla così. Le coppie che ora possono ricongiungersi, hanno condiviso una difficile sorte, superandola anche grazie alla forza del loro legame affettivo. Con- sorte: è una bella parola ( più di sposo o di congiunto) che questa vicenda restituisce a tutti.

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