I fratelli Bianchi: non siamo stati noi

 di Angela Stella Il Riformista 9 settembre 2020


"Non lo abbiamo toccato. Respingiamo ogni accusa. Siamo intervenuti per dividere, abbiamo visto un parapiglia e siamo arrivati". È quanto hanno dichiarato ieri Marco e Gabriele Bianchi durante l'interrogatorio di convalida dell'arresto per la morte di Willy Monteiro Duarte, avvenuta nel corso di una rissa la notte tra sabato e domenica scorsa a Colleferro. I due fratelli insieme a Francesco Belleggia e Mario Pincarelli  sono accusati di omicidio preterintenzionale in concorso. "Siamo dispiaciuti e distrutti perché accusati di un omicidio che non abbiamo commesso" hanno aggiunto i ragazzi davanti al gip di Velletri durante le quattro ore di colloquio nel carcere di Rebibbia. Il loro avvocato, Massimiliano Pica, ha detto al termine: " i miei assistiti hanno raccontato di avere visto delle persone che loro conoscevano e che erano coinvolte in una rissa con altri soggetti a loro sconosciuti. I miei assistiti hanno fornito al giudice i nomi dei loro conoscenti". Inoltre, secondo quanto riferito dal penalista, “gli indagati affermano di avere ''sbracciato'' per dividere gli autori della rissa ma di non avere colpito il ragazzo". Sempre il difensore ha spiegato che “le telecamere hanno ripreso solo l'arrivo e la partenza dell'auto dove a bordo erano presenti i fratelli Bianchi ma non hanno ripreso la scena della rissa.  Tutto sarebbe iniziato davanti al locale il ''Due di picche'' tra due persone. È partito uno schiaffo per un apprezzamento ad una ragazza. La lite poi si sarebbe protratta fino all'edicola dove poi è successo il fatto. I fratelli Bianchi sono arrivati dopo perché erano andati a prendere degli amici che li avevano chiamati per andare a casa. Domani (oggi, ndr) depositeremo nuove prove e testimonianze che contraddicono quelle della Procura. I fratelli Bianchi affermano di non avere visto Willy a terra, vittima del pestaggio” ha concluso Pica che assiste anche Mario Pincarelli, il quale come gli altri si dichiara estraneo ai fatti. Ora il giudice dovrà decidere se convalidare l’arresto e oggi  conferirà l’incarico per l’autopsia. Nel frattempo, come da solito copione in questi casi, stanno arrivando pesanti minacce ai familiari dei ragazzi indagati. Non stupisce considerata la campagna d’odio che è iniziata subito sui social network appena sono trapelate le prime notizie, non verificate, su quella tragica notte. Forse sono colpevoli, o forse no. Non possiamo dirlo ora. Esiste il principio di presunzione di innocenza ma intanto anche stimati colleghi hanno già emesso la sentenza di condanna e stabilito persino quale debba essere la giusta pena che dovrà essere applicata dai giudici: “I quattro assassini meriterebbero l’ergastolo, ma vedrete che se la caveranno con molto meno e tra qualche anno ce li troveremo intervistati in tivù” ha sentenziato Andrea Scanzi. Mentre Remo Croci ha preso di mira il diritto di difesa costituzionalmente garantito: “Immagino le arringhe di chi andrà gratuitamente a chiedere di difenderli e non oso immaginare quale opinionista dei talk aprirà un altro fronte di innocentisti. Ne ho veramente piene le scatole di questi personaggi a gettone. Basta!”. Noi ne abbiamo piene le scatole dei processi mediatici all’italiana. 

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