Mauro Palma: Le decisioni dei magistrati si rispettano, tutte, anche quelle che scarcerano i detenuti

 di Angela Stella Il Riformista 4 settembre 2020

"Oggi (ieri ndr) ho letto due pagine di Repubblica in cui, quasi che fosse uno scandalo, hanno scritto che 112 detenuti che avevano ottenuto la detenzione domiciliare non sono rientrati in carcere, nonostante il decreto approvato a seguito delle note polemiche di iniziativa televisiva - prima si sarebbe detto di iniziativa legislativa. Bene, vorrei essere molto chiaro su questo: come Garante voglio ricordare anche alla stampa democratica che le decisioni dei magistrati si rispettano, tutte, anche quelle che concedono la detenzione domiciliare con motivazioni che né io né l'articolista conosciamo, e che sicuramente hanno visto un bilanciamento della pericolosità sociale e del diritto alla salute":  è forse questa la parte più interessante della conferenza stampa convocata ieri dal Presidente del Collegio del Garante nazionale delle persone private della libertà, Mauro Palma. Ed è da questo punto che prosegue la nostra intervista.

 

Professor Palma nell'articolo di Repubblica di ieri a firma di Attilio Bolzoni c'è un altro passaggio che mi ha colpita, quando scrive che 'cento e passa galantuomini in questo momento possono fare liberamente quello che hanno sempre fatto: i mafiosi'. Non è una narrazione distorta e propagandistica?  

 

Di persone detenute al 41 bis attualmente ancora ai domiciliari ce n'è una sola, e c'è in merito un ricorso pendente davanti alla Consulta, dopo che un magistrato a Sassari ha sollevato un dubbio di legittimità costituzionale. Poi qui il simbolico diventa determinante ma il simbolico - non a caso ci si chiede che messaggio viene dato con queste 'scarcerazioni' - è distruttore del diritto penale. Il diritto penale si centra sul fattuale non sul simbolico. Quando il diritto penale diventa un elemento simbolico la ragion politica ha avuto la meglio sulla ragione giuridica  e questa è la fine di uno Stato di Diritto.  E poi mi viene da fare un'altra considerazione.

 

Prego

 

C'è il caso di una persona al 41 bis a cui sono stati concessi i domiciliari per motivi di salute e che adesso è tornata in carcere su decisione del magistrato. Ma tra due mesi esce. Mi domando qual è il senso di un 41 bis se un detenuto vi rimane fino all'ultimo giorno prima di tornare in libertà. Questo crea più o meno sicurezza? Una persona fino al giorno X non può vedere nessuno e nel giorno X più 1 torna libera. Non sarebbe molto più sicuro declassificare quella persona al alta sicurezza nell'ultimo biennio prima della liberazione, per vedere come reagisce?

 

Ma poi a voler fare qualche conto, carcere non significa solo 41 bis.

 

I detenuti al 41bis oggi sono 754, quelli in alta sicurezza 9321. Ci sono altre 44000 persone recluse di cui dovremmo parlare.

 

Come hanno risposto gli istituti di pena all'emergenza e com'è la situazione adesso?

 

Possiamo dire che in qualche modo le carceri hanno tenuto in ambito emergenza coronavirus: le vittime sono state 4, i contagiati complessivamente 290. Attualmente sono positivi 11 detenuti e 7 operatori.  Per i 290 contagiati, in soli 34 casi è stata necessaria una gestione ospedaliera, per tutti gli altri la gestione è stata carceraria. Attualmente i detenuti sono 53.950: il numero era sceso a 52.792 il 10 aprile, poi c'è stato un nuovo incremento e ora è stabile. Un numero eccessivo, non omogeneo territorialmente, con alcune situazioni locali insostenibili. Se disgraziatamente ci fosse una ripresa dei contagi dobbiamo essere pronti con gli spazi. C'è un principio che in Europa è molto chiaro: se un sistema penitenziario prevede 100 posti, devono esserci 90 o anche meno persone. Ci può essere sempre una esigenza che richiede uno spostamento e flessibilità. Quindi noi dove dovremmo diminuire l'affollamento? In questo momento ci sono 970 persone che sono in carcere scontando una pena - non un residuo - inferiore ad un anno. Questo interroga la nostra responsabilità che non è solo quella del sistema penitenziario ma della società tutta: queste persone dovrebbero trovare altre strutture nel territorio pronte ad accoglierle.

 

Il problema scuola si vive anche dietro le sbarre?

 

Sicuramente, tutto è stato fermo in questi mesi ma proprio oggi (ieri, ndr) ho avuto qualche elemento di rassicurazione. Gli insegnanti non sono molti e gli studenti detenuti sono persone che già condividono altri momenti all'interno. Quindi c'è una cauta apertura alla ripresa ad ottobre, come avviene sempre in carcere.

 

Il membro del collegio Emilia Rossi ha posto l'attenzione anche sui suicidi in carcere.

 

Da inizio anno sono 43, oltre una decina in più rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso che aveva registrato 32 casi. Dieci di questi detenuti si sono tolti la vita a brevissima distanza dall'ingresso in carcere, in un caso il giorno stesso. Durante l'emergenza sanitaria avevo parlato di una doppia ansia che vale per tutti i posti chiusi. All'ansia che avvolgeva tutti noi si aggiunge quella di stare in posto chiuso dove se il contagio entrasse si creerebbero situazioni devastanti. Questa doppia ansia si può trasformare a volte in rabbia - io non nego che c'è un tasso di tensione in carcere maggiore che nel passato anche rispetto al personale - a volte anche in auto aggressività.

 

Come Collegio del Garante avete voluto incontrare tutti i vertici delle forze di polizia.

 

C'è stata una ottima interlocuzione. Abbiamo posto alla loro attenzione una riflessione su tre parole: produttività, inimicizia, impunità. Un sistema non è efficace quando determina tanti arresti ma quando riesce ad incidere nello sradicare progressivamente il ricorso al crimine, quando lo contrasta ma non crea un rapporto di inimicizia con l'altro. Un sistema è efficace quando percepisce coloro che commettono maltrattamenti e abusi come una aggressione al proprio lavoro, alla propria professionalità, e non cerca di avere un atteggiamento di copertura.

 

Durante la conferenza avete annunciato di presentare un amicus curiae nel procedimento che la Corte Costituzionale terrà in tema di ergastolo ostativo. Qual è la vostra posizione?

 

Vedremo se adesso lo accetteranno, essendo cambiato da poco il regolamento della Corte. La nostra posizione? Non ci può essere pena senza speranza, non può esserci pena che non preveda dopo un congruo numero di anni di detenzione la possibilità di valutare il percorso che la persona ha fatto, altrimenti è inutile il percorso stesso. Il detenuto ha il diritto di essere rivalutato e non essere appiattito al reato commesso magari 30 anni prima.

 

Questione immigrazione: Lei è d'accordo con la dichiarazione del Ministro Lamorgese per cui niente Recovery ai Paesi che non collaborano con i migranti?

 

Le do il mio pieno appoggio.

 

Si torna a discutere molto di Rsa e covid. Anche su questo fronte siete molto impegnati.

 

Attualmente ci sono circa 90000 persone nelle 4609 residenze. Ora sono riprese le visite ma permangono delle criticità: non si può far vedere un parente solo tramite un vetro, come accaduto in qualche struttura. Dobbiamo trovare un modo per garantire i rapporti in totale sicurezza. Soprattutto per i disabili i contatti umani sono fondamentali. Abbiamo scritto a tutti i presidenti di Regione per aprire un dialogo sul tema e al momento ci hanno risposto solo: Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Puglia, Toscana, Friuli Venezia Giulia, Liguria. 

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