Caso Vannini: 14 anni a Ciontoli Ha vinto la rabbia mediatica

 di Angela Di Primio Il Riformista 1 ottobre 2020

Si chiude con una condanna pesantissima il processo di appello bis contro Antonio Ciontoli e famiglia: ieri la seconda sezione penale della Corte di Assise di Appello ha condannato il pater familias a 14 anni di carcere per omicidio volontario con dolo eventuale e a 9 anni e 4 mesi sua moglie Maria Pezzillo e i figli Federico e Martina, per concorso anomalo nel medesimo reato. I legali dei Ciontoli - Andrea Miroli, Pietro Messina, Domenico Ciruzzi - hanno già espresso la volontà di fare ricorso in Cassazione. L'udienza si era aperta con le contro repliche delle parti. Il procuratore generale e le parti civili avevano insistito sul fatto che la condotta messa in atto da tutta la famiglia dopo lo sparo accidentale che aveva attinto il giovane Marco Vannini nel bagno della casa della sua fidanzata ha portato alla morte del ragazzo. "Un secondo dopo lo sparo è scattata la condotta illecita - ha detto il pg Vincenzo Saveriano -. Tutti i soggetti sono rimasti inerti, non hanno alzato un dito per aiutare Marco. Un pieno concorso, una piena consapevolezza di quello che voleva fare Antonio Ciontoli e cioè di non far sapere dello sparo. Tra la vita di Marco e il posto di lavoro del capofamiglia, hanno scelto la seconda cosa". Di parere opposto era stata l'esposizione della difesa secondo la quale "nell'ottica di Antonio Ciontoli il proiettile era rimasto nel braccio, la situazione non era dunque grave  e l'uomo pensava di poterla gestire. Sul piano del diritto accettare una situazione di rischio non significa aderire all'evento morte".  Subito dopo la lettura del dispositivo colei che tutta Italia ha ribattezzato 'mamma Marina' ha dichiarato profondamente commossa: "Finalmente è stato dimostrato quello che era palese fin dall’inizio. Se fosse stato soccorso subito Marco sarebbe qui. La giustizia esiste e per questo non dovete mai mollare. Voglio ringraziare i media. Grazie a voi che ci siete rimasti vicini in questi cinque anni ".  E allora forse è legittimo chiedersi quanto abbia pesato la pressione mediatica in questa storia, soprattutto sui giudici popolari. Ma questi sono due capitoli a parte. Prima che i giudici si ritirassero in camera di consiglio aveva preso la parola Antonio Ciontoli: "Chiedo perdono per quello che ho commesso e anche per quello che non ho commesso. So di non essere la vittima ma il solo responsabile di questa tragedia. Sulla mia pelle sento quanto possa essere insopportabile, perché innaturale, dover sopportare la morte di un ragazzo di vent’anni” ha proseguito Ciontoli che ha concluso: “Mi appello al beneficio del dubbio. Nessun ministro, nessun giornalista, nessuna persona comune dovrebbe sentirsi in dovere di abbandonarsi alla rabbia". L'uomo si è riferito agli interventi colpevolisti espressi in passato dagli ex Ministri Salvini e Trenta, alla solidarietà, al di là del diritto di cronaca, di molti giornalisti nei confronti della famiglia Vannini e all'odio social contro di lui e la sua famiglia. Anche questa volta non sono mancate reazioni politiche: per il vicepresidente del Parlamento europeo Fabio Massimo Castaldo (M5s) "Questa sentenza riporta un po' di equilibrio e giustizia in una vicenda che è e resta, a mio avviso, disumana". In piena sintonia giallo-rossa ha parlato anche il Segretario del Partito Democratico, Nicola Zingaretti: " Un abbraccio fortissimo alla famiglia di Marco Vannini. Avanti con la verità e la giustizia, c'è poco altro da aggiungere oggi".  

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