Omicidio Vannini: 14 anni a Ciontoli, 9 alla sua famiglia

 di Valentina Stella Il Dubbio 1 ottobre 2020


 

Ieri pomeriggio si è chiuso il quinto capitolo della storia giudiziaria sulla morte di Marco Vannini.  Alle 14:40, dopo circa un’ora e mezza di camera di consiglio, la Corte d’Assise di Appello di Roma - II sezione penale  - ha emesso la sentenza contro Antonio Ciontoli e famiglia: 14 anni per il capo famiglia condannato per omicidio volontario con dolo eventuale e 9 anni e 4 mesi per sua moglie Maria Pezzillo e i figli Federico e Martina, condannati per concorso anomalo in omicidio volontario. La famiglia non andrà in carcere: nessuna misura cautelare è stata richiesta. Inoltre,  come ha detto al Dubbio l'avvocato Andrea Miroli, che difende la famiglia Ciontoli insieme ai colleghi Pietro Messina e Domenico Ciruzzi, "faremo ricorso in Cassazione appena avremo le motivazioni. Si tratta, come preannunciato, di una sentenza già scritta, l'accettiamo ma la contesteremo in un nuovo grado di giudizio". Al momento della lettura del dispositivo letto dal presidente Gianfranco Garofalo gli imputati erano assenti in aula. Dunque sono state accolte quasi del tutto le richieste del Procuratore generale che aveva però auspicato per tutta la famiglia una condanna a 14 anni di reclusione. Di conseguenza sono state respinte le richieste della difesa della famiglia Ciontoli che aveva chiesto una condanna per omicidio colposo con colpa cosciente per lui e omicidio colposo o omissione di soccorso per il resto della famiglia.. Marina Conte, la madre del ragazzo morto nel 2015 dopo un colpo accidentale di arma da fuoco sparato da Antonio Ciontoli, ha detto ai cronisti: "Finalmente è stato dimostrato quello che era palese fin dall’inizio. Se fosse stato soccorso subito Marco sarebbe qui. La giustizia esiste e per questo non dovete mai mollare". L'avvocato di parte civile, il professor Franco Coppi,  ha dichiarato al Dubbio: "ciò che ha colpito probabilmente i giudici è che dinanzi ad una vita che si andava spegnendo Ciontoli e i familiari, pur rendendosi conto di una situazione che si andava aggravando, non hanno fatto nulla per evitare che le cose precipitassero. Di fronte ad un ragazzo che peggiorava visibilmente, sveniva, impallidiva, urlava non potevano pensare semplicemente ad una ferita superficiale al braccio. Pur non volendo la morte del ragazzo, con quella situazione grave la famiglia intera ha accettato che l'evento morte potesse accadere". Dopo le controrepliche delle parti, ieri in aula, aveva preso la parola proprio Antonio Ciontoli per una dichiarazione spontanea, a seguito della quale ha lasciato la Corte di Appello: "Chiedo perdono per quello che ho commesso e anche per quello che non ho commesso. So di non essere la vittima ma il solo responsabile di questa tragedia. Spero che un giorno Marina e Valerio (i genitori di Marco, ndr) mi permetteranno di condividere con loro il dolore che provo. Sulla mia pelle sento quanto possa essere insopportabile, perché innaturale, dover sopportare la morte di un ragazzo di vent’anni, bello come il sole e buono come il pane”. Non sono mancate le reazioni politiche alla sentenza: il vicepresidente del Parlamento europeo Fabio Massimo Castaldo (M5s) ha detto: "Questa sentenza riporta un po' di equilibrio e giustizia in una vicenda che è e resta, a mio avviso, disumana". A lui è seguito quella del segretario Dem Nicola Zingaretti: " Un abbraccio fortissimo alla famiglia di Marco Vannini. Avanti con la verità e la giustizia, c'è poco altro da aggiungere oggi".  In attesa delle motivazioni che arriveranno tra 60 giorni, è chiaro che il processo si è giocato tutto sull'interpretazione del dolo eventuale e sull'adesione dei soggetti imputati all'evento morte: per l'accusa e le parti civili tutta la famiglia ha agito in maniera irresponsabile assumendosi il rischio della morte del giovane Marco. Per la difesa invece il contrario: essendo il proiettile nel braccio nessuno poteva immaginare la gravità della situazione. 

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