Polemica tra Ucpi e Tribunale di Reggio Emilia

 di Angela Stella Il Riformista 15 settembre 2020 

 

L'inchiesta sui presunti affidi illeciti, nota anche come 'Caso di Bibbiano', torna a far parlare di sé per un provvedimento del Presidente del Tribunale di Reggio Emilia che ha suscitato la critica della Giunta dell'Unione delle Camere Penali Italiani. La premessa è che l’udienza preliminare è fissata per il prossimo 30 ottobre e il Gup di Reggio Emilia dovrà decidere se rinviare a giudizio le 24 persone coinvolte nell’indagine “Angeli e Demoni” - altro nome con cui è stata ribattezzata l'indagine  - per le quali il pm Valentina Salvi ha chiesto il processo. Secondo l'Ucpi il provvedimento organizzativo del Presidente del Tribunale di Reggio Emilia darebbe per scontato l'esito dell'udienza preliminare. Vediamo perché: il provvedimento che abbiamo avuto modo di leggere è datato 7 settembre e firmato dalla Presidente del Tribunale Cristina Beretti. Con esso sono state disposte alcune variazioni tabellari al fine di redistribuire il carico di lavoro tra i giudici. La peculiarità di tale provvedimento consisterebbe, secondo l'Ucpi, nel fatto di essere motivato, tra l’altro, dalla circostanza per cui “nei prossimi mesi inizierà la celebrazione del complesso procedimento riguardante i noti fatti di Bibbiano”. Invece al momento è ovvio che nessuno degli indagati è ancora stato rinviato a giudizio. "Infatti - dice la Giunta -  non è nemmeno iniziata l’udienza preliminare, il cui giudice, come è noto, dovrà (rectius, dovrebbe) stabilire chi può subire il processo richiesto dall’accusa e chi, invece, merita di essere prosciolto". Come leggere da entrambi le parti - accusa e difesa - tutto questo? " Certamente - sottolineano gli avvocati dell'Ucpi -  si tratta di una previsione che, nel tranquillizzare la Procura, getta nello sconforto le difese, ma soprattutto pone in una situazione di grave imbarazzo il giudice dell’udienza preliminare, il quale ora conosce quali siano le aspettative del capo dell’ufficio giudiziario al quale appartiene. I difensori sapranno valutare adeguatamente quali conseguenze processuali abbia un simile provvedimento, anche sotto il profilo della precostituzione del futuro giudice dibattimentale".  Abbiamo chiesto anche una replica alla dottoressa Cristina Beretti, Presidente del Tribunale di Reggio Emilia che ci ha inviato una nota di due pagine; per questione di spazio estraiamo quanto segue: "Questo Presidente non ha 'preparato quanto necessario perché ci siano i giudici del caso", come si legge nel documento dell’Unione Camere Penali per chissà quali illegittimi scopi, né ha ritenuto che il procedimento debba necessariamente sfociare in un decreto che dispone il giudizio. La data e il giorno dell’udienza dibattimentale è già stata richiesta ed indicata da tempo, come impone la legge, per il caso in cui debba essere celebrato il dibattimento. Questo Presidente ha unicamente riorganizzato una sezione penale dando atto del fatto che il collegio presieduto dal collega al quale, per ben altri motivi esplicitati nel provvedimento del 7 settembre è stato riequilibrato il ruolo, sarà quello che, secondo le disposizioni tabellari, celebrerà il processo c.d. Bibbiano laddove dovessero essere disposti rinvii a giudizio": dunque secondo la Presidente si tratterebbe di una prassi consolidata di organizzazione degli uffici giudiziari. Proprio sulla prassi, si è espresso con noi  Eriberto Rosso, Segretario dell'Ucpi: "diamo volentieri atto alla dottoressa Beretti delle sue dichiarazioni, è un magistrato noto per l'attenzione ai diritti della difesa. Il problema però è che il magistrato fa riferimento ad una prassi consolidata nel richiedere la data del giudizio molti mesi prima dell'udienza preliminare. È una consuetudine sulla quale vorremmo interloquire perché è comunque una strana procedura, una anomalia che merita una riflessione. Si tratta di una prassi consolidata anche in altre sedi giudiziarie? Non abbiamo interesse ad una grossa polemica ma abbiamo ritenuto necessario evidenziare questo dato". 

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