Parla Dupond- Moretti: «I processi penali siano filmati e diffusi »

 Di Valentina Stella Il Dubbio 30 settembre 2020

Il ministro francese della Giustizia, Eric Dupond-Moretti, in una intervista rilasciata a Le Parisien due giorni fa, ha manifestato la sua volontà di rendere i processi giudiziari "totalmente" filmati e diffusi al pubblico. "Sono per una giustizia filmata e diffusa", ha dichiarato il ministro con doppio passaporto francese e italiano: "la giustizia deve mostrarsi ai francesi. La pubblicità dei dibattiti è una garanzia democratica". Quindi ha espresso l'auspicio che una tale riforma possa entrare in porto "entro la fine del quinquennato", ossia nel 2022. Il ministro della Giustizia ha poi pubblicato, a fine giornata, un video sulla sua pagina Facebook per spiegare l’iniziativa ai cittadini francesi. Come spiegato da Le Monde, meno di un anno fa il Consiglio costituzionale aveva tuttavia confermato il divieto di procedere alla cattura e alla diffusione di immagini e registrazioni durante i processi, ritenendo che tale misura fosse «necessaria» per garantire la serenità dei dibattiti e prevenire qualsiasi violazione della vita privata. I suoi membri avevano esaminato alla fine del 2019 una questione prioritaria di costituzionalità che chiedeva l'abrogazione dell'articolo della legge sulla libertà di stampa che vieta «dall'apertura dell'udienza delle giurisdizioni amministrative o giudiziarie, l'impiego di qualsiasi apparecchio che consenta di registrare, fissare o trasmettere la parola o l'immagine». L'infrazione è passibile di 4.500 euro di ammenda. Nella loro decisione del dicembre 2019, i membri del Consiglio costituzionale avevano in particolare ritenuto che l'evoluzione tecnologica potesse dare alla diffusione di immagini una «risonanza importante che amplifica il rischio» di compromettere la serenità dei dibattiti, il rispetto della vita privata, la sicurezza degli attori giudiziari o la presunzione di innocenza dell'imputato. Unica rara eccezione alla legge avviene quando la registrazione del processo presenta «un interesse per la costituzione di archivi storici della giustizia»: ad esempio il processo per gli attentati del 2015 a Parigi sarà così filmato. Tuttavia le immagini non vengono trasmesse in diretta e sono conservate dagli archivi nazionali. Non sono mancate le critiche di alcuni magistrati: “Sono parole all'aria, polvere negli occhi – ha sentenziato  Céline Parisot, la presidente dell'Unione sindacale dei magistrati -.Tale proposta è materialmente impossibile e il Ministro dovrebbe prima darci i mezzi per svolgere correttamente il nostro lavoro prima di fare annunci così ridicoli. La giustizia merita di essere fatta serenamente, e qui si promuove la giustizia spettacolo”. In Italia invece come funzionano le cose? Secondo l’articolo 147 delle disposizioni di attuazione del codice di procedura penale “Ai fini dell'esercizio del diritto di cronaca, il giudice con ordinanza, se le parti consentono, può autorizzare in tutto o in parte la ripresa fotografica, fonografica o televisiva del dibattimento, purché non ne derivi pregiudizio al sereno e regolare svolgimento dell'udienza o alla decisione. 2. L'autorizzazione può essere data anche senza il consenso delle parti quando sussiste un interesse sociale particolarmente rilevante alla conoscenza del dibattimento”. Ma se vogliamo sentire o vedere l’intero svolgimento di un processo possiamo far riferimento a Radio Radicale e ad un Giorno in Pretura che rappresentano un importante archivio delle maggiori inchieste giudiziarie italiane. 

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