Valutare la responsabilità giuridica non morale

 di Valentina Stella Il Dubbio 24 settembre 2020

Antonio Ciontoli "ha commesso sicuramente una azione moralmente deplorevole ma in quest'aula dobbiamo giudicare la responsabilità giuridica non morale. Ciontoli non voleva che Marco Vannini morisse, per questo non può essere condannato per omicidio volontario con dolo eventuale. Al contrario, l'evento morte ha determinato per lui e la famiglia solo conseguenze negative a partire da questo processo. L'unico obiettivo di Antonio Ciontoli era quello di non perdere il posto di lavoro". Lo ha detto ieri l'avvocato Andrea Miroli, al processo di appello bis sulla morte di Marco Vannini. Il difensore, insieme ai colleghi Pietro Messina e Domenico Ciruzzi, con cui ha condiviso una arringa di 4 ore, ha chiesto per Antonio Ciontoli la condanna  per omicidio colposo con l'aggravante della colpa cosciente, e per il resto della famiglia l'assoluzione e in subordine omissione di soccorso, omicidio colposo, e in via eccezionale favoreggiamento.

Ma prima ha rivolto un appello ai giudici: "tutti pensano che la sentenza sia stata già scritta. Ma chiedo a voi la necessaria apertura mentale e una volontà di approfondire gli atti. Purtroppo dobbiamo constatare che fin dal 18 maggio 2015 vi è stata una narrazione mediatica a senso unilaterale di questa vicenda". Ha poi proseguito: "una condanna per dolo eventuale sarebbe ingiusta. Quello che dobbiamo ravvisare è un vizio nel processo della formazione della volontà di Antonio Ciontoli  che gli ha impedito di comprendere la gravità della situazione. Se si fosse confrontato con l'evento morte non avrebbe agito così come poi ha fatto. Trovarsi in una situazione di rischio e cercare di gestirla non significa accettare l'evento morte" ha proseguito Miroli, spiegando che Ciontoli, così come i suoi familiari, pensava che Vannini avesse una ferita al braccio e "non poteva immaginare la gravità delle lesioni interne".  Inoltre per il difensore, i due figli di Ciontoli, Martina e Federico, e la moglie Maria Pezzillo, "non avevano consapevolezza della situazione perché non c’è stata fuoriuscita di sangue e l’emorragia purtroppo era solo interna". E ha attaccato il procuratore generale: "da dove emerge che tutti avevano consapevolezza della gravità, dove sono le prove? Come fate a dimostrare che i Ciontoli hanno lavato il pavimento sporco di sangue? Sono gli stessi periti della Procura a smentire questa ricostruzione. Non bastano affermazioni apodittiche, non bastano stralci di intercettazioni di due ragazzini per condannare una famiglia per omicidio volontario, sarebbe un abominio giuridico". 


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