Appello bis Ciontoli: il pm chiede 14 anni per tutti

 di Valentina Stella Il Dubbio 16 settembre 2020

Ieri, il sostituto procuratore generale Vincenzo Saveriano, nella terza udienza del processo d'appello bis per la morte di Marco Vannini, ha chiesto 14 anni di reclusione per Antonio Ciontoli, la moglie Maria Pezzillo e i due figli Martina e Federico per concorso in omicidio volontario con dolo eventuale. In subordine, per i familiari dell'uomo, ha chiesto la pena di 9 anni e 4 mesi in quanto responsabili di concorso anomalo, ai sensi dell'art. 116 del codice penale. Saveriano ha iniziato la sua requisitoria dicendo che "abbiamo sempre creduto nella responsabilità di tutti gli imputati. La testimonianza di Viola Giorgini ci conferma che siamo in presenza di bugie e reticenze che hanno caratterizzato questo processo. I Ciontoli hanno messo in atto un'opera congiunta finalizzata a nascondere la verità". Quale verità? Gli imputati "hanno mentito in continuazione - ha proseguito Saveriano - allo scopo di evitare che il capofamiglia Antonio perdesse il posto di lavoro. Hanno fornito false informazioni ai sanitari scegliendo di rimanere inerti, per oltre un'ora, e non attivare alcuna richiesta di soccorso mentre Vannini moriva dissanguato". E si è avviato alle conclusioni sostenendo che "se la morte è stata causata dal ritardo dei soccorsi siamo certamente in presenza di un dolo eventuale". Ma cosa si intende per dolo eventuale? Questo è il perno giuridico su cui sostanzialmente ruota tutto il processo, concetto alquanto sconosciuto al Tribunale del Popolo che chiede inconsapevolmente l'ergastolo per tutta la famiglia Ciontoli. Lo spiega sinteticamente nella sua discussione l'avvocato Franco Coppi, legale di parte civile: "il dolo eventuale equivale all'accettazione del verificarsi dell'evento, in questo caso la morte di Marco Vannini, pur non volendo direttamente l'evento. Ciontoli non voleva sicuramente la morte di Marco Vannini. Ma se un soggetto agisce senza avere la certezza che l'evento non si verificherà, se, pur non sciogliendo il dubbio, comunque mette in atto la sua condotta allora è responsabile di dolo eventuale". Detta in parole più semplici: secondo il professor Coppi, Antonio Ciontoli ha immaginato che Marco potesse morire ma ha accettato comunque questo rischio e ha continuato a mettere in atto quelle condotte omissive, come non chiamare subito i soccorsi e mentire agli operatori del 118.  Nella prossima udienza del 23 settembre ci sarà l'arringa della difesa della famiglia Ciontoli che illustrerà alla giuria i motivi per cui, invece, Ciontoli non aveva proprio quel dubbio, non si era mai prefissato la possibilità che Marco potesse morire. 

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