Ddl cyber: è scontro su aumento di pene

 Valentina Stella Dubbio 21 marzo 2024

«È imminente la presentazione» di un ddl costituzionale per la separazione delle carriere: così ieri il ministro della Giustizia Carlo Nordio, in Transatlantico, ha risposto alle domande dei giornalisti. Il testo dovrebbe arrivare dopo Pasqua, giusto in tempo per accendere la polemica con l’Anm che si prepara a riunirsi a Congresso a Palermo all’inizio di maggio. Comunque sia FI che Italia Viva continuano a fare pressing affinché sempre dopo le festività si adotti il testo base in Commissione affari Costituzionali della Camera. Nel mentre va al centro della discussione politica il ddl in materia di rafforzamento della cybersicurezza nazionale e di reati informatici, approvato in Cdm a fine gennaio e ora in discussione sempre nella I Commissione di Montecitorio. Come aveva anticipato lo stesso Guardasigilli nella sua informativa di inizio anno al Parlamento « la cybersecurity è ormai un vero e proprio fronte, alla cui difesa il Ministero della Giustizia partecipa – sotto il coordinamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri e insieme a tutte le Istituzioni preposte, ai massimi livelli - attraverso il proprio contributo tecnico-giuridico per una nuova e sempre più aggiornata strategia di difesa», aggiungendo – prima ancora che scoppiasse il caso del presunto dossieraggio operato dal finanziere Striano  - « noi confidiamo nel fatto che la fondamentale ed essenziale istituzione della Direzione nazionale antimafia, in questo momento, debba essere investita non di compiti minori, ma di compiti superiori rispetto a quelli che ha, proprio perché - e su questo ci siamo confrontati anche con il collega Melillo (vertice della DNAA, ndr) - la criminalità organizzata oggi ha a disposizione dei sistemi che, pochi anni fa, forse pochi mesi fa, erano inimmaginabili. E noi con questo dobbiamo contrastarli, sia a livello normativo, sia a livello operativo, sia attraverso investimenti di risorse o spostamenti di risorse». Tuttavia stanno nascendo polemiche per il fatto che il ddl preveda, tra l’altro, modifiche al codice penale, attraverso cui c’è un inasprimento del sistema sanzionatorio e il divieto di prevalenza delle attenuanti sulle aggravanti per il reato di accesso abusivo a sistema informatico o telematico; idem per il delitto di detenzione, diffusione e installazione abusiva di apparecchiature e di altri mezzi atti a intercettare, impedire o interrompere comunicazioni informatiche o telematiche, soprattutto se il fatto è commesso da un pubblico ufficiale o da un incaricato di un pubblico servizio. Il responsabile giustizia di Azione, Enrico Costa, ha twittato infatti: «Il Governo del Ministro liberale della giustizia, quello delle intercettazioni solo per reati gravi o gravissimi, nel ddl cybersicurezza assimila a mafia e terrorismo i reati informatici, amplia la possibilità intercettare liberamente, alza pene e semina aggravanti». Il sottosegretario Alfredo Mantovano, durante la recentissima audizione in Commissione, su questo punto aveva specificato, come da stenografico: «per quanto riguarda in particolare le sanzioni penali non si tratta di un mero incremento sanzionatorio, pur necessario, ma anche della possibilità – attraverso l’innalzamento delle pene – di utilizzare specifici strumenti investigativi e di realizzare il coordinamento delle indagini assegnandone la competenza alle direzioni distrettuali, con il coordinamento della direzione nazionale antimafia e antiterrorismo». D’accordo con lui alcune voci della magistratura per le quali, come ci spiega un magistrato esperto, «siamo oggetto di attacchi informatici interni ed esterni ormai da anni. La dinamica degli eventi lesivi di infrastrutture informatiche pubbliche e private si è aggravata durante la pandemia e da ultimo dall’inizio del conflitto Russia - Ucraina». «Senza contare», ci spiega un’altra toga, «sia le decine di episodi di violazione di banche dati operate da soggetti italiani per carpire informazioni da utilizzare nei campi e con le modalità illegali più disparati sia il terrorismo che ormai opera prevalentemente in rete. Bisognerebbe essere al corrente della reale portata del fenomeno per capire l’assoluta necessità delle misure di potenziamento dello strumentario penale che si vogliono introdurre». Sul caso dossieraggio e sulle prossime audizioni che si terranno nella bicamerale ha parlato anche il vice ministro Sisto ieri: « Mi guardo bene dal fare lezioni di bon-ton istituzionale a Cafiero de Raho, ma astenersi dal voto in Antimafia potrebbe essere una valutazione che dovrebbe fare in quanto riguarda un luogo in cui lui è stato il numero uno».  Intanto, sempre ieri, la Commissione Giustizia del Senato ha dato il mandato al relatore Sergio Rastrelli (Fd’I) a riferire in Aula sul disegno di legge che disciplina il sequestro dei dispositivi elettronici come lo smartphone, il pc e il tablet.

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