Test psicoattitudinali: il Governo ci ripensa?

 Valentina Stella Dubbio 1 marzo 2024

 

L’approvazione dei pareri agli schemi di decreto attuativo della riforma dell’ordinamento giudiziario e dei magistrati fuori-ruolo sta diventando una neverending story. Come avvenuto già nella Commissione giustizia della Camera, ieri anche in quella del Senato è stato rimandato il voto sul parere delle toghe distaccate. Alla base ci sarebbero dubbi sulla eventualità di disapplicazione della delega visto che il taglio verrebbe rinviato al 31 dicembre 2025. Invece ieri nella Commissione giustizia della Camera è saltato il voto sul parere che comprendeva anche l’invito al Governo a valutare l'introduzione del test psicoattitudinali per i candidati in ingresso nei ruoli della magistratura. Da fonti parlamentari abbiamo appreso che ci potrebbero essere due spiegazioni: una meramente legata al fatto che la maggioranza non avrebbe avuto i numeri necessari per approvare il parere; oggi l’Aula si riunisce ma non sono previste votazioni e diversi parlamentari hanno ritenuto di anticipare il week-end. La seconda ragione potrebbe essere che si vogliano abbassare i toni, dopo la reazione dell’Anm. A suffragare questa ipotesi ci sono le dichiarazioni del vice ministro alla giustizia Sisto a Tgcom24: «Il governo valuterà le osservazioni proposte dalla Commissione Giustizia del Senato sui test psicoattitudinali per i magistrati. È necessaria sicuramente una riflessione complessiva sul provvedimento. Certamente non si tratta di un 'tabù', perché i test psicoattitudinali sono comuni a molti concorsi pubblici, ma occorre valutare se è opportuno uniformare il trattamento dei magistrati a quello degli altri lavoratori della PA.  Se il governo dovesse decidere di recepire l'osservazione della Commissione, sarà una prassi perfettamente democratica. Non faremo, questo è certo, scelte estemporanee, ma di sistema. E comunque, in qualsiasi provvedimento, non ci sarà mai alcun approccio punitivo nei confronti dei magistrati, davvero non ce ne sarebbe ragione». Meno diplomatica la posizione di un altro esponente di FI, Tommaso Calderone: «I test attitudinali per l'accesso in magistratura non dovrebbero preoccupare. È paradossale che qualcuno insorga». L’impressione è che il Governo voglia studiare una formula che metta al riparo da un conflitto che l’Anm non vorrebbe. Di certo non sarebbe pronta ad accettare, da come ci riferiscono alcune fonti interne, che i magistrati vengano valutati da psicologi scelti dal Governo di turno.  Certo le parole di Sisto non rassicurano alcune toghe che in sintesi ci dicono che l’esponente dell’Esecutivo «cerca di mantenere il ruolo che si è ritagliato di interlocutore privilegiato della magistratura con il Governo vestendo i panni della colomba ma senza assumere alcuna posizione netta». Comunque le sue dichiarazioni, come tutto quello che vi stiamo raccontando in questi giorni, saranno oggetto di discussione nel prossimo parlamentino dell’Anm che si terrà domani e domenica e il cui ordine del giorno è stato integrato proprio ieri mattina grazie a due richieste di AreaDg: la prima relativa proprio ai test psico-attitudinali; la seconda riguardante «l’autorizzazione all’esercizio di azione risarcitoria contro il quotidiano l’Unità con riferimento all’articolo pubblicato in data 29/2/2024 dal titolo ‘Via libera del Senato agli esami psichiatrici per i magistrati. Se fanno il test li bocciano tutti». Come ci spiega Rocco Maruotti, componente del CDC per AreaDg – l’unica articolazione del ‘sindacato’ delle toghe prontamente reattiva nel difendere i magistrati dall’insinuazione – passateci il termine – di essere ‘matti’ -  «la proposta di inserire i test psico-attitudinali per l’accesso in magistratura è la stessa avanzata dal Governo Berlusconi nel 2008, peraltro già presente nel “Piano di Rinascita Democratica” della Loggia P2, che tra gli obiettivi principali in materia di Ordinamento giudiziario aveva proprio la modifica della normativa per l’accesso in magistratura mediante l’introduzione di “esami psicoattitudinali preliminari”. Nulla di nuovo, se non fosse che sono passati più di 40 anni dal quel tentativo di aggressione eversiva all’ordinamento democratico e credevamo di non doverci misurare ancora con provocazioni di questo tipo, che evocano l'idea che il problema della magistratura sia la sanità mentale dei giudici. Si tratta ovviamente dell'ennesimo tentativo di delegittimazione della magistratura, che ha come obiettivo finale quello di incidere sulla sua autonomia e indipendenza». «Avvertiamo un forte disagio – prosegue Maruotti - , in quanto siamo consapevoli che il parametro dell’equilibrio, già ampiamente scandagliato in sede concorsuale attraverso prove selettive che mirano anche a saggiare la tenuta psicologica di chi aspira a diventare magistrato, continua ad essere valutato e verificato durante tutto il percorso professionale, attraverso le sette valutazioni di professionalità, una ogni quattro anni, a cui ogni magistrato è sottoposto.  Siamo convinti che su questo tema sia necessaria una discussione ampia ed una presa di posizione forte di tutta la magistratura ed è per questo che abbiamo chiesto di parlarne nel corso della prossima riunione del CDC». Sull’articolo dell’Unità termina: « in esso si ipotizza che almeno la metà degli aspiranti magistrati non sarebbe in grado di superare i test. Difendiamo la libertà di stampa, ma non possiamo accettare che dal piano del confronto si passi a quello della delegittimazione e dell’offesa della dignità dell’intera categoria dei magistrati». 

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