Inizia l'appello bis per la morte di Cerciello Rega

 Valentina Stella dubbio 9 marzo 2024

Si è aperto ieri a Roma il secondo processo di appello a carico di Finnegan Lee Elder e Gabriel Natale Hjorth accusati dell’omicidio del vice brigadiere Mario Cerciello Rega, avvenuta il 26 luglio 2019. Gli imputati erano presenti in aula. Da ormai quasi cinque anni sono in custodia cautelare. Elder nell’istituto di pena romano di Rebibbia, Natale nel carcere di Velletri dove ha assunto il ruolo di spesino, ruolo di responsabilità che gli è stato affidato anche per la buona condotta tenuta dietro le sbarre. Il 15 marzo dello scorso anno la Cassazione annullò con rinvio la prima sentenza di appello che aveva condannato rispettivamente a 24 e 22 anni Elder e Hjorth. Tra i vari aspetti, in merito alla posizione del primo, colui che materialmente accoltellò il militare, gli ermellini hanno ritenuto che « si reputa fondatamente denunciato il vizio di motivazione della sentenza impugnata laddove i giudici di merito hanno ritenuto dimostrata, al di là di ogni ragionevole dubbio, la circostanza dell'avere l'imputato, pacificamente a digiuno della lingua italiana, compreso di essersi venuto a trovare, in quei drammatici frangenti, di fronte a due Carabinieri». Per quanto concerne la posizione dell’amico, si leggeva nelle motivazioni di Piazza Cavour che «per le molteplici e gravi lacune e le palesi incongruenze e contraddizioni riscontrate nel corpo motivazionale, la conclusiva affermazione di responsabilità di Natale Hjorth per il suo concorso, consapevole e volontario, nell'omicidio del vicebrigadiere Cerciello Rega non può costituire un epilogo coerente e impone l'annullamento della sentenza impugnata, con rinvio per nuovo giudizio». Aspetti che sono stati ribaditi dal presidente del Collegio, Neri: «il punto focale di questo processo sarà stabilire se durante tutti gli avvenimenti di quella notte Elder sapesse che aveva davanti de carabinieri». Inoltre «la Cassazione ha ben distinto l’atteggiamento di Elder da quello di Natale e ha messo pesantemente in rilievo le contraddizioni motivazionali circa il concorso nell’omicidio». Hanno dichiarato i legali di Finnegan Lee Elder, Renato Borzone e Roberto Capra: «i giudici dovranno rileggere i fatti sulla base alle indicazioni della Corte di Cassazione. Auspichiamo, quindi, che si possa arrivare finalmente ad una sentenza che fotografi correttamente quanto accaduto». Secondo i due «la Suprema Corte è stata molto chiara e ha stabilito che quella notte i due ragazzi americani non hanno potuto comprendere di avere davanti due appartenenti alle forze dell’ordine e che i carabinieri, Cerciello Rega e Andrea Varriale in borghese, non hanno estratto e mostrato i loro tesserini di riconoscimento. Si tratta di un passaggio che sposta, in direzione della verità, la lettura del fatto nel suo complesso». Hanno concluso: «Finnegan, che all’epoca aveva appena compiuto 19 anni, ha sempre dichiarato di non aver capito che si trattasse di carabinieri e di aver reagito ad un tentativo di bloccaggio, sentendosi in pericolo di vita. Siamo ben consapevoli che questo processo è collegato alla tragedia della morte di un rappresentante dello Stato, ma abbiamo comunque ritenuto giusto continuare a batterci per far emergere la verità che, secondo noi, era già evidente nelle carte processuali». Secondo quanto riferito dall’agenzia Nova, Elder sarebbe stato «sorpreso a Natale dagli agenti della polizia penitenziaria in cella a Rebibbia a Roma mentre parlava al telefono con la madre. Per questo Finnegan Lee Elder è stato denunciato per il solo utilizzo del cellulare che apparterrebbe, invece, ad un suo compagno di cella di origini marocchine». Invece secondo il suo legale, l’avvocato Renato Borzone «si tratta di notizie imprecise. Il signore marocchino a verbale ha dichiarato che il cellulare era suo. Inoltre non era nella disponibilità di Elder. Si tratta solo di notizie dirette ad infangare gli imputati. Noi siamo tranquilli». Prossima udienza 10 aprile per la requisitoria del pg e per la discussione delle parti civili. 


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