INtervista a Cicchitto

 Valentina Stella Il DUbbio 24 dicembre 2022

Fabrizio Cicchitto, già senatore e deputato della Repubblica, analizza in questa intervista la risposta del Partito Democratico allo scandalo Qatargate, con uno sguardo al passato e soprattutto a come si finanziava il partito di Berlinguer.

 Che idea si è fatto del Qatargate?

L’unica cosa certa emersa è che negli uffici e abitazioni di Panzeri, Kaili, Giorgi sono state rinvenute ingenti somme di denaro.  Poi però o c’è una conduzione rigorosissima del segreto istruttorio o la questione si ferma lì.

Ma come si spiega l’atteggiamento del Pd che crede che questo scandalo sia la loro Mani Pulite?

Sembra che ne sappiano di più e quindi stanno in attesa del diluvio. Eppure questioni penali che li riguardano direttamente non ci sono. Casomai ad interrogarsi dovrebbero essere Articolo 1, Bersani, D’Alema, Speranza. Il Pd è stato solo sfiorato, a meno che non ci sia altro.

Quindi il problema del Pd è politico come loro sostengono?

 La segreteria del Pd e specialmente l’ineffabile capogruppo al Parlamento europeo, se è vero che non avevano a disposizione un servizio segreto per individuare irregolarità, sarebbero però potuti intervenire a seguito delle dichiarazioni fatte da Cozzolino sul Qatar e sconfessarlo sul terreno dei giudizi politici che lui aveva dato. Allo stato il Pd ha un enorme buco politico per omissione di intervento e non una questione morale-giudiziaria. A meno che…

Cosa?

Non ci sia un gioco strumentale all’interno stesso del Pd per darsi per colpevole di più di quanto non lo sia, per rispolverare la questione morale come ascia da brandire all’interno e all’esterno del partito. Si tratta di uno strumento funzionale al giustizialismo più efferato che eventualmente può portare anche ad una alleanza subalterna al M5S.

Un tema che sarà al centro del prossimo congresso.

Sono esterrefatto. Leggevo che qualcuno diceva che le regole del congresso sono quelle fondate sulle primarie. Però dopo una sconfitta di quel tipo, un partito che voglia fare i conti con essa e poi eventualmente rilanciarsi prima dei nomi o in connessione con i nomi avrebbe dovuto riflettere sulle strategie di fondo. Nel pd ci sono due filoni strategico culturali: quello laburista socialdemocratico espresso in un documento abbastanza ampio “Un nuovo inizio, laburista” (sottoscritto, tra gli altri, da Umberto Ranieri, Marco Bentivogli, Filippo Barberis, Stefano Ceccanti, Maurizio Del Conte, Giorgio Gori, Pietro Ichino, ndr) presentato qualche giorno fa. Poi c’è l’altro filone che ipotizza un partito anticapitalista, neutralista, pacifista, movimentista, che  -vedi Bettini – arriva all’alleanza con il M5S. Su queste assi strategiche poi si può individuare il candidato.

E invece?

Tutti quelli che si candidano dicono a mezza bocca la loro strategia ma poi danno vita allo scontro tra persone. C’è Bonaccini, poi la Schlein – di lei ho capito solo che è fluida ma le scelte sessuali nulla hanno a che vedere con quelle politiche -  e poi la De Micheli.

Nelle interviste ad esponenti del Pd è riecheggiato spesso in questi giorni il nome di Berlinguer. Si dice che si sia dimenticata la sua lezione.

La sequenza di Berlinguer- 1974, 1976, e specialmente l’intervista del 1981 con Scalfari – è la più colossale mistificazione consapevole che possa essere stata posta in essere. Berlinguer non era Segretario solo per le questioni politiche, sapeva come funzionava la macchina.

Quale?

Quella di un partito protagonista delle forme più estese di finanziamento irregolare tra tutti i partiti politici italiani. Sommava insieme il finanziamento del Pcus che fu arrestato solo nel 1980 e quello che derivava dalle società di import-export con i Paesi dell’Est che durò anche dopo l’interruzione del finanziamento dal Pcus. In più le cooperative rosse stavano anche nel meccanismo di Italstat. Era una super impresa statale che gestiva gli appalti, tutti falsi. Tutto era assegnato in anticipo. Le imprese delle cooperative partecipavano già con la consapevolezza che venivano loro dati il 20 o 30 per cento degli appalti. Poi c’era il finanziamento derivante da rapporti privati. Dopo leggo che Piero Ignazi dice che forse le tendenze corruttive sono state portate nel corpo nobile dei comunisti da quei mezzi malfattori che erano democristiani anche se di sinistra. Anche questo non è vero.

Ci spieghi perché.

Invito i suoi lettori a comprare il libro di Guido Crainz, storico comunista, dal titolo ‘Il Paese reale’ e lì a pagina 32 e 33 c’è tutta una discussione fatta alla direzione del Pci nel 1974 sulla validità o meno del finanziamento pubblico. E viene detto che sarebbe stato meglio perché avrebbe consentito di attenuare il finanziamento internazionale ma anche di superare i finanziamenti che chiamavano ‘straordinari’ che, come disse il segretario della Lombardia Elio Quercioli, “derivano da attività malsane. Nelle amministrazioni pubbliche prendiamo soldi per far passare certe cose. In questi passaggi qualcuno resta con le mani sporche e qualche elemento di degenerazione finisce per toccare anche il nostro partito”. Elemento confermato da Armando Cossutta.

Che disse?

Testualmente: “in alcune regioni ci sono entrate che non sono lecite legittimamente, moralmente, politicamente. Questo sarà il modo per liberare il partito da certe mediazioni”. Questo ci dice che nessuno per definizione ha le ‘mani pulite’ o le mani sporche.

Walter Verini ricordava a questo giornale che una lezione – dimenticata -  di Berlinguer ma non solo  era quella di non lottizzare ma far prevalere il merito.

È paradossale quanto dice. Già il Pci e il Pds attuavano la pratica dell’occupazione del potere, specie per quello che riguardava la televisione, ma poi anche con le imprese pubbliche e col Corriere della Sera, oggi diretto dall’ex vice capo redattore de l’Unità e il segno si nota con Veltroni che svolge un ruolo dominante in quel giornale. Da sempre hanno fatto questo. Il problema però è anche come collochi tutto questo in un quadro politico generale.

Qual è la questione?

Risale al ’92-’94. Finito il pericolo comunista, i cosiddetti poteri forti hanno ritirato in parte la delega che avevano dato alla Dc, al Psi e ai partiti laici per governare il Paese tenendo fuori i comunisti. Ritirata la delega si è scatenata la vicenda di Mani Pulite. Addirittura rovesciando le cose, salvando la sinistra democristiana e quello che allora si chiamava Pds, che non era neoliberista, ma piuttosto era subalterno ai grandi poteri che gestivano i grandi giornali che avevano dato il via libera alle Procure. Questo è il punto. Poi quello della successiva lottizzazione è la conseguenza. E comunque ad un certo punto tutti lottizzano, pure il M5S superata la fase rivoluzionaria e romantica. Inviterei quindi tutti quanti alla cautela.

Commenti

Post popolari in questo blog

Le commissioni di inchiesta in Parlamento

«L’avvocato non può essere identificato con l’assistito»

«Ridurre l’arretrato civile del 90%? Una chimera» Nordio ripensa l’intesa con l’Ue