Misiani, D'Ambrosio: che chi è morto di intercettazioni

 Angela Stella Il Riformista 8 dicembre 2022

Chissà cosa avrà pensato il Ministro della Giustizia ieri mattina quando ha letto l’editoriale di Marco Travaglio dal titolo ‘Corea del Nordio’ in cui veniva accusato di lanciare “anatemi a grappolo contro il mestiere che faceva (così almeno pare) fino all'altro ieri: il magistrato”. Forse si sarà fatto, come noi, una risata. Invece ha preso più seriamente il pezzo di Carlo Bonini su Repubblica dal titolo ‘Un Nerone si aggira a Palazzo Madama’ per “demolire – si legge nel sommario - alcuni pilastri costituzionali della giustizia”. Infatti il Guardasigilli durante l’illustrazione delle linee programmatiche in Commissione giustizia della Camera ha replicato: “Quello stesso giornalista – old men forget dice Shakespeare ma io non dimentico – 25 anni fa pubblicò il libro ‘La toga rossa’ dedicato ad un magistrato che io conoscevo, Ciccio Misiani, tra l’altro fondatore di Magistratura Democratica, quindi non un estremista di destra, che fu letteralmente schiacciato da una indagine illegittima. Un maresciallo di polizia aveva origliato una conversazione da un tavolo all’altro tra Misiani e un'altra persona e aveva trascritto su un tovagliolo le conversazioni. Sono finite negli atti giudiziari e sono state spacciate e contrabbandate come intercettazioni”.  “Il povero Misiani è morto di crepacuore” ha ricordato Nordio per poi aggiungere: “Vorrei ricordare la ministra Guidi, sulla quale sono state diffuse delle assurdità che hanno vulnerato il suo onore e ne hanno determinato le dimissioni. E vorrei ricordare alla fine il mio amico Loris D'Ambrosio, magistrato importante, consigliere del Presidente della Repubblica, deceduto anche lui di crepacuore forse perché coinvolto in questa porcheria di diffusione pilotata e arbitraria di intercettazioni”. “Questa – ha sottolineato il Ministro - non è civiltà, questa non è libertà, questa è una deviazione dei principi minimi di civiltà giuridica per la quale questo ministro è disposto a battersi fino alle dimissioni”. Quindi “Non è vero che ho accusato i pm di aver diffuso le intercettazioni” ma “c’è stato un difetto di vigilanza” “quando, usando questo strumento delicatissimo che vulnera, non vigili abbastanza per evitare che persone, che non c'entrano nulla con le indagini, vengano delegittimate”. Ma la polemica sul tema non si placa con l’Anm. Ieri il presidente Giuseppe Santalucia ha ribadito a Skytg24: “Sulle intercettazioni il ministro parla dimenticando che nel 2017 è intervenuta una legge che ha riscritto la disciplina processuale delle intercettazioni al solo fine di evitare la divulgazione indebita in danno della riservatezza. Vorremo capire, prima di questi strali che il ministro lancia, se quella legge ha avuto effettiva attuazione, se ha dimostrato lacune o se ci sono carenze”. Nordio è ritornato anche sulla separazione delle carriere: “qualcuno ha detto che mi sono scatenato contro i pubblici ministeri, ma figuriamoci se uno che ha fatto il pm per 40 anni può scatenarsi contro i suoi colleghi. Potete immaginare che io possa volere una soggezione del pm al potere esecutivo? È quasi una offesa personale nei miei confronti”. Sostenere che il pm sarebbe sotto il controllo del Governo «è un trucco verbale, come direbbero i sofisti, per evitare un problema». Non lo dicono chiaramente ma questo tema ‘divisivo’ impensierisce il Partito Democratico, come si evince da una nota di Debora Serracchiani, presidente del gruppo Pd alla Camera e Federico Gianassi, capogruppo Pd nella commissione Giustizia: “Siamo preoccupati per l'impostazione data dal ministro Nordio nel tracciare stamane in commissione alla Camera le linee programmatiche del suo ministero. In particolare, dal ministro sono emerse tante contraddizioni e posizioni che reputiamo divisive e che rischiano di fare della giustizia solo un terreno di scontro. Il rischio è di tornare indietro negli anni, quando invece la giustizia ha bisogno di guardare al futuro con capacità innovativa valorizzando quanto è stato fatto con le riforma Cartabia”. Giudizio in chiaro scuro da parte del deputato Riccardo Magi, presidente di +Europa: “Condividendo l'impostazione di fondo che abbiamo ascoltato dal ministro Nordio nell''audizione sulle linee programmatiche, non possiamo non sottolineare che l'esordio del governo Meloni con il dl rave contraddice clamorosamente la sua impostazione. Siamo d'accordo sul fatto che si verifichi una lesione di diritti fondamentali dei cittadini a causa della violazione della presunzione d'innocenza, dell'abuso della custodia cautelare, del processo mediatico, siamo d'accordo sulla separazione delle carriere. Proprio per questo ci chiediamo se il ministro Nordio che ha parlato al Parlamento sia lo stesso che in Consiglio dei Ministri ha avallato provvedimenti come il dl Rave”.

 

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