Sprint sulla separazione
Valentina Stella Dubbio 25 luglio 2025
Sprint sulla riforma della separazione delle carriere: il provvedimento, approvato solo qualche giorno fa in seconda lettura al Senato, sarà già incardinato la prossima settimana nella commissione Affari costituzionali della Camera, come ci ha confermato il presidente Nazario Pagano. Si sa che in questa seconda fase di deliberazione non potranno essere presentati emendamenti ma ciò non esclude comunque un dibattito, mai negato su tutte le norme dal forzista Pagano. È bene specificare che per la nuova approvazione a Montecitorio non sarà necessario che trascorrano i tre mesi dal placet incassato lo scorso 22 luglio dalla maggioranza in quanto come specifica altresì l’articolo 98 del regolamento della Camera « quando il progetto di legge costituzionale è trasmesso dal Senato nello stesso testo già adottato dalla Camera, l'intervallo di tre mesi per procedere alla seconda deliberazione decorre, compresi i periodi di aggiornamento, dalla data della prima deliberazione della Camera»: nel caso della separazione delle carriere dal 16 gennaio 2025. Bisognerà poi capire quando la norma sbarcherà in Aula ma nelle intenzioni del Governo c’è la volontà di chiudere questa seconda fase entro novembre. Comunque «oltre la separazione delle carriere c’è di più» canterebbero forse oggi Jo Squillo e Sabrina Salerno nella loro versione aggiornata del successo ‘Siamo donne’ del 1991. Il Governo e la maggioranza hanno infatti puntato tutto sulla riforma costituzionale firmata da Carlo Nordio ma congelando una serie di altre riforme che soprattutto per Forza Italia sarebbero necessarie. È il prezzo da pagare non tanto per non indispettire troppo l’Anm quanto per evitare di aizzare contro l’Esecutivo, proprio a meno di un anno dal referendum, quella parte di elettorato di destra-centro allergico a passi avanti del codice di rito in senso garantista. Fino ad oggi le modifiche più importanti portate a casa sono l’abrogazione del reato di abuso d'ufficio e la stretta sulle intercettazioni a 45 giorni. Ma ci sarebbe altro da fare. Per questo, ad esempio, Forza Italia, in primis con il deputato Enrico Costa, chiederà una accelerazione sulla pdl che vorrebbe imporre nel caso di sequestro degli smartphone il via libera del giudice, come previsto anche da una sentenza della Corte di Giustizia europea. La norma era in discussione, dopo l’approvazione al Senato, nella commissione Giustizia della Camera. Dopo l’audizione allarmistica del Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo Giovanni Melillo tutto si era fermato. Ma a settembre gli azzurri chiederanno la calendarizzazione nell’Aula di Montecitorio, portando quindi la Commissione a sbrigare la pratica il primo possibile. Come ha detto ieri il professor Giorgio Spangher su questo tema in una intervista a questo giornale «se vogliamo rafforzare il giudice, allora la politica non si faccia mettere i bastoni tra le ruote dalle procure. Anche su questo piano si gioca l’indipendenza del giudice e il suo potere sull’operato del pm». Ma la lista della spesa è lunga e ci si chiede quali di queste riforme il Guardasigilli e la maggioranza decideranno di portare avanti, tenendo ben presente che tra la presunta vittoria al referendum, che si dovrebbe tenere a fine maggio 2026, e le elezioni per il rinnovo del Parlamento nel 2027 non ci sarebbe tanto tempo per incassare tutto quello che si è promesso. A partire da una revisione del segreto istruttorio e della responsabilità di chi lascia diffondere certe informazioni: necessità espressa da Nordio in merito alla fuga di notizie sull’inchiesta milanese sull’urbanistica. Poi c’è la questione del presunto abuso della custodia cautelare: vecchio pallino di Nordio ma che per adesso è sepolta nei cassetti della commissione ministeriale istituita a Via Arenula. Non vi è traccia neanche da parte del Governo del ddl per limitare l’uso dei captatori informatici. «Il trojan deve essere tolto, è un’arma incivile. Può essere usato come era all’inizio, e cioè in casi eccezionali di gravissima pericolosità nazionale, come mafia e terrorismo, ma per il resto no» aveva detto all’inizio del suo mandato il Guardasigilli ma di una stretta agli strumenti investigativi non c’è neanche l’ombra. Nordio in questi giorni ha anche annunciato una riforma dell’inappellabilità delle sentenze di assoluzione ma avrebbe già buttato le mani avanti dicendo che non può essere realizzata adesso altrimenti sembrerebbe una norma ‘Salva Salvini’.
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