Sciopero della fame per i detenuti
Angela Stella Unità 8 luglio 2025
Sovraffollamento che sfiora il 130 per cento e trentasette suicidi in carcere dall’inizio dell’anno, ossia in poco più di sei mesi. L’ultimo, in ordine di tempo, domenica scorsa: un detenuto di origine magrebina, di circa 40 anni, con problemi di natura psichica, e per questo da qualche giorno allocato presso l'Articolazione per la Tutela della Salute Mentale, è stato ritrovato impiccato nella sua cella della casa di lavoro di Vasto (Abruzzo), come reso noto da Gennarino De Fazio, segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria. Eppure la maggioranza parlamentare e il Ministro della Giustizia Carlo Nordio restano fermi davanti a questa drammatica situazione, consapevoli pure che luglio e agosto sono i mesi più difficili per i detenuti imprigionati in celle letteralmente infernali e che il rischio suicidario aumenta, come rilevato dall’associazione Antigone. A nulla purtroppo sono servite per adesso le dichiarazioni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che proprio qualche giorno fa aveva usato parole dure per l’emergenza che stanno vivendo i nostri istituti di pena: “Grave e ormai insostenibile condizione di sovraffollamento” e “drammatico” numero dei suicidi ormai divenuti una “vera e propria emergenza sociale sulla quale occorre interrogarsi per porvi fine immediatamente” aveva detto incontrando il capo del Dap Stefano Carmine De Michele e una delegazione del corpo di polizia penitenziaria. Per cercare di smuovere le acque è partito però ieri uno sciopero della fame a staffetta promosso da Valentina Alberta, avvocato già presidente della Camera penale di Milano, e Stefano Celli, magistrato iscritto a Magistratura democratica e vice segretario dell’Anm. Una iniziativa personale delle due toghe: divise dalla riforma sulla separazione delle carriere ma unite con l’obiettivo di “convincere il Parlamento a riesaminare urgentemente il disegno di legge Giachetti per l’allargamento temporaneo della liberazione anticipata. Non è la panacea, ma almeno costituisce uno strumento per superare l’illegalità del sovraffollamento e lenire nell’immediato le sofferenze gratuite e insensate che vengono inflitte ai detenuti, senza intaccare i principi generali e neppure la funzione della pena” scrivono nell’appello diffuso da meno di ventiquattro (può partecipare chiunque scrivendo a peruncarcereumano@gmail.com). Hanno già aderito oltre cento persone, tra cui Nello Rossi, figura storica di Md, Marcello Basilico, membro del Consiglio Superiore della Magistratura in quota AreaDg, alcuni garanti territoriali dei diritti delle persone private della libertà personale e alcuni cappellani come Elisabetta Burla e Silvio Alaimo (entrambi a Trieste), Riccardo De Vito, magistrato, gli avvocati Michele Passione e Fabio Sommovigo, Giuseppe Santalucia, già presidente dell’Anm. Intanto prosegue da ventitré giorni anche il digiuno nonviolento della presidente di Nessuno Tocchi Caino (NTC), Rita Bernardini, che ha chiesto ai parlamentari di non andare in ferie “senza prima aver riportato le carceri nella legalità costituzionale e, quindi, di aver assicurato ai detenuti un trattamento umano”. Anche per questo sabato 12 luglio il Laboratorio “Spes contra spem” di NTC si terrà presso il carcere romano di Rebibbia. Vi prenderanno parte Roberto Giachetti, Deputato di Italia Viva, Walter Verini, senatore del partito democratico, Marco Scurria, senatore di Fratelli d’Italia, Simonetta Matone, deputata della Lega, Tommaso Calderone e Andrea Orsini, deputati di Forza Italia, Devis Dori, deputato Alleanza Verdi Sinistra. Lo scopo è quello di far sedere intorno allo stesso tavolo esponenti di tutti i partiti politici per capire se ci sia la concreta possibilità di tirar fuori dalla commissione giustizia della Camera la proposta di Giachetti e portarla nell’Aula di Montecitorio quanto prima anche grazie alla moral suasion annunciata in un convegno a metà maggio dal presidente del Senato Ignazio La Russa che da diversi mesi ha aperto alla possibilità di discutere della pdl del deputato del partito di Matteo Renzi. Ricordiamo che sulla proposta a favore della liberazione anticipata speciale, impropriamente detta “sconto di pena per buona condotta”, si erano detti favorevoli Pd, Avs, Iv, +Europa ma anche Forza Italia prima di tirarsi indietro per non spezzare particolari equilibri all’interno della maggioranza. Contrario invece il Movimento Cinque Stelle.
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