Calderone: i pm indagano sulle fughe di notizie?

 Valentina Stella dubbio 9 luglio 2025

Le procure indagano sulle fughe di notizie relative alle inchieste che portano avanti? E se sì, quanti sono i condannati definitivi e in attesa di giudizio? È questo il senso della nuova interrogazione parlamentare a risposta orale presentata al Ministro della Giustizia Carlo Nordio da parte del capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia alla Camera, Tommaso Calderone. Facciamo un passo indietro: il forzista, come vi abbiamo raccontato in questi ultimi giorni, aveva chiesto qualche settimana fa a via Arenula di sapere se fosse stato violato il segreto investigativo e se eventualmente ci fossero presupposti per una azione ispettiva, dato che stiamo assistendo a una vera e propria telecronaca sulla riapertura delle indagini sull’omicidio di Chiara Poggi. Il Guardasigilli aveva condiviso una relazione del procuratore capo di Pavia, Fabio Napoleone, per il quale è tutto regolare: gli atti non sono coperti da segreto e se finiscono sulla stampa è colpa degli avvocati. Angela Taccia e Francesco Compagna, rispettivamente legali di Andrea Sempio e Marco Poggi, avevano replicato ieri su questo giornale che le cose non stanno affatto così, semmai il problema è altrove. Forse proprio alla Procura di Pavia o nella polizia giudiziaria che sta lavorando al caso. E il riferimento in particolare da parte dei legali era alla relazione sulla famosa impronta 33, resa pubblica dal Tg1 come uno scoop, e non a disposizione delle parti difensive. Tra accuse e contro accuse la partita resta pertanto aperta. Ma c’è una frase della relazione di Napoleone che non vi avevamo partecipato ed è la seguente: «In prevalenza risultano in circolazione notizie non coperte dal segreto investigativo». Ciò fa intendere che quindi stanno finendo sui giornali e in televisione anche elementi coperti dal segreto. Questo spunto ha fornito, pertanto, all’onorevole Calderone l’opportunità di allargare lo sguardo anche agli innumerevoli casi del passato e di presentare un nuovo atto di sindacato ispettivo: premesso che «nonostante si assista quasi quotidianamente alla diffusione sui vari mass media di atti e notizie coperti da segreto istruttorio o comunque non pubblicabili fino all’udienza preliminare, in violazione degli articoli 114 del codice di procedura penale e 684 del codice penale» «non risulta all’interrogante che alcuna procura abbia esercitato l’azione penale – obbligatoria nel nostro ordinamento – per procedere in tali fattispecie di reato, né, vieppiù, risultano condanne per tali capi di imputazione» il parlamentare ha chiesto, dunque, al Ministro della Giustizia «se e quanti siano i procedimenti penali pendenti per violazione degli articoli» su citati «e quante siano le eventuali condanne definitive e non definitive». Specifica al Dubbio Calderone: «Sono curioso di vedere i numeri. Atti svelati in violazione di legge e pubblicati hanno rovinato migliaia di vite. Ho il timore che si sia assistito per decenni alla disapplicazione di alcune norme. Ed è e sarebbe gravissimo. Ogni investigatore che legge il giornale o ascolta il telegiornale in presenza di un reato perseguibile di Ufficio ha l'obbligo di denuncia. Tutti. Nessuno escluso». Sulla replica dei legali interessati dall’inchiesta Garlasco bis ha concluso: «leggerò e valuterò con attenzione cosa hanno scritto gli avvocati per eventualmente intraprendere altre iniziative parlamentari». C’è anche un altro elemento che non bisogna dimenticare sul tema. Più volte l’altro deputato di Forza Italia, Enrico Costa, aveva presentato diversi emendamenti ad altrettanti provvedimenti affinché ad indagare sulla procura interessata dalle fughe di notizie non fosse la stessa procura. Un modo per evitare una gestione decisamente domestica sulla presunta commissione di un reato. Ma i suoi sforzi sono stati vani perché quegli emendamenti non sono mai passati, anche con la complicità di una parte di maggioranza.

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