Senato: parte la separazione carriere

 Valentina Stella dubbio 30 gennaio 2025

Partito ieri mattina in Commissione affari costituzionali del  Senato l'esame della riforma per la separazione delle carriere approvata dalla Camera nella prima delle quattro letture richieste. Il relatore, il presidente di Fratelli d’Italia della stessa commissione, Alberto Balboni, ha fatto la relazione illustrativa sul ddl costituzionale.  Si è deciso anche che entro mercoledì 5 febbraio alle 12 potranno essere presentate le richieste di audizioni: 25 da parte delle opposizioni, 25 da parte della maggioranza. Poi ci deciderà il termine per la presentazione degli emendamenti.  Ieri il viceministro della Giustizia, Paolo Sisto, ha ricordato come governo e maggioranza vanno avanti spediti verso l’obiettivo finale del referendum popolare: “Il percorso delle riforme non si ferma, con la decisione e la credenze di chi ha cuore puro e retta coscienza”.  Come spiegare questa decisione di effettuare delle audizioni, previsione impossibile fino a qualche giorno fa perché il Governo e la maggioranza volevano chiudere subito in Senato? C’era sicuramente da registrare una certa irritazione da parte dei senatori del centrodestra che non vogliono passare come i semplici passacarte delle riforme approvate già alla Camera. Inoltre non si vuole alzare la palla alle opposizioni per dire che la maggioranza soffoca il dibattito. Come ci spiega proprio Balboni “La democrazia è fatta di dialogo propedeutico poi ad una decisione. Non si può rinunciare a nessuno dei due. Come presidente della Commissione ho sempre favorito il confronto. Essendo quella della separazione delle carriere una riforma costituzionale significativa è giusto accogliere i pareri degli esperti, anche perché c’è una attenzione da parte dell’opinione pubblica sul tema e noi vogliamo offrire tutti i punti di vista. Ma bisogna essere chiari su due punti. Il primo: la scelta di fare delle audizioni è per favorire il confronto, non per dare all’opposizione l’opportunità di impantanare la riforma. Secondo: l’opposizione non può pretendere di dettare legge alla maggioranza”. Abbiamo chiesto al presidente Balboni su quali aspetti della riforma si potrebbe aprire un dialogo. Pensiamo ad esempio al sorteggio visto che una parte della magistratura potrebbe ingoiare quello temperato al posto di quello puro per i membri togati del Consiglio Superiore della Magistratura. Ci ha risposto il senatore: “i primi segnali che ci arrivano dall’Anm non mi sembrano di apertura al confronto. Comunque vorrei ricordare che nell’antica Grecia, patria della democrazia, i magistrati venivano sorteggiati”. Invece ci dice il senatore del Partito democratico Alfredo Bazoli: “è il minimo sindacale riaprire l’istruttoria al Senato e prevedere delle audizioni. Sarebbe curioso per non dire inaccettabile rifiutare un confronto e un approfondimento su una riforma costituzionale. Quando stamattina (ieri, ndr) abbiamo sentito dire al vice ministro Sisto che si sarebbero potute acquisire semplicemente le audizioni effettuate alla Camera siamo sobbalzati dalla sedia”. Sulle possibilità di cambiamenti del testo Bazoli non è fiducioso: “intanto facciano le audizioni e presentiamo gli emendamenti. Poi si vedrà. Ma dall’atteggiamento della maggioranza e soprattutto di Sisto non mi sembra ci siano spazi di aperture di modifica”. Proprio sul sorteggio ieri all’Agi ha parlato il giudice Andrea Reale, appena rieletto nel parlamentino dell’Anm nel gruppo dei CentoUno: “Per la legge elettorale del Csm la soluzione che potrebbe garantire ciò che già la Costituzione prevede è un sorteggio temperato dove si possa selezionare casualmente un numero multiplo dei membri previsti, per poi esercitare l'attuazione dell’'elettorato attivo su quei nominativi. Il voto senza il sorteggio significherebbe il rischio di ricerca di consenso e il consenso si paga”. Ma il voto non è la massima espressione della democrazia? “Il Csm  - ha risposto Reale - non è un organo politico, ma un organo tecnico di alta amministrazione. Un sistema 'temperato' permetterebbe, anzi, favorirebbe  il recupero della missione culturale delle correnti che invece costituiscono oggi dei centri di potere che spesso amministrano con pallottoliere e manuale Cencelli”.

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