presentato rapporto a buon diritto
Angela Stella unità 16 gennaio 2025
Presentato ieri alla Camera il Rapporto sullo stato dei diritti in Italia curato da A Buon Diritto - Onlus presieduta da Luigi Manconi che ha esordito: “in Italia il sistema dei diritti e delle garanzie è da sempre assai arretrato. Oltre due anni di governo Meloni lo hanno ulteriormente indebolito, incrementando il deficit di protezione sociale e rendendo ancora più fragili le tutele individuali”. Giunto quest’anno al suo X anniversario, il monitoraggio su 17 diversi diritti riporta le principali novità normative, evidenzia gli eventuali arretramenti riscontrati nel loro riconoscimento e suggerisce delle raccomandazioni. Il Rapporto evidenzia come in materia di asilo e immigrazione sono numerose le modifiche legislative avanzate in senso restrittivo: dal cosiddetto “Decreto Piantedosi” che ha introdotto limitazioni e sanzioni volte a ostacolare le attività di search and rescue delle ONG che operano nel Mediterraneo, ai due decreti interministeriali di aggiornamento della cosiddetta “lista dei Paesi di origine sicura”, che ha portato a limitare ulteriormente l’esercizio del diritto di asilo. La lista dei Paesi sicuri ritorna anche nel Protocollo Italia Albania, che ha sollevato un forte scontro tra Governo e Magistratura. Il Mediterraneo Centrale resta una delle rotte migratorie più letali: nel 2023 oltre 3.105 persone hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere l’Europa, oltre 2.500 morti in più rispetto al 2022. Più di 30.000 le persone morte nel Mediterraneo centrale negli ultimi 10 anni. Tra le raccomandazioni quella di chiudere le strutture di trattenimento e detenzione amministrativa delle persone straniere richiedenti asilo o prive di un titolo di soggiorno, sia quelle presenti sul territorio italiano, sia quelle extraterritoriali in Albania. In generale nel 2023 si è registrato un aumento delle persone private di libertà nelle carceri italiane, nonostante una riduzione dei reati (-5,5% rispetto al 2022). L’aumento non corrisponde a un incremento del numero dei reati commessi, ma è legato principalmente all'ampliamento delle fattispecie penali e l'inasprimento delle leggi. Le persone detenute oggi nelle carceri italiane sono principalmente accusate di reati contro il patrimonio (34.126 persone), reati contro la persona (26.211 persone) e reati legati alle droghe (20.566 persone). Il 32% dei detenuti sono stranieri. C’è un enorme tema di sovraffollamento e di mancanza di progetti di formazione e reinserimento sociale. Solo il 33,3% dei detenuti è coinvolto in attività lavorative. Il numero di suicidi in carcere nelle carceri Italiane è e rimane elevato: circa 18 volte superiore al tasso di suicidi extramurari. Nel 2023, si è registrato un numero preoccupante di suicidi, spesso da parte di detenuti giovani. Nel 2024 si è raggiunto il numero record di 88 suicidi. Si raccomanda, tra l’altro, di adottare un provvedimento di amnistia e indulto che potrebbe riguardare circa 16.000 persone attualmente tenute a scontare reati e residui pena fino a due anni e di ripensare radicalmente la disciplina del regime penitenziario speciale di cui all’art. 41-bis ord. pen., circoscrivendone ambito e presupposti di applicazione. In materia di minori, il Decreto Caivano ha avuto l’effetto di condurre in carcere molti minori. Già il 30 aprile 2024, 7 su 17 istituti penitenziari minorili ospitavano minori per un numero superiore ai posti disponibili. Per quanto concerne i Rom e i Sinti, il sistema penale italiano ha contribuito in modo significativo alla marginalizzazione delle loro comunità, con una sovra-rappresentazione nelle carceri. Questo fenomeno è stato particolarmente evidente tra le donne e i minori rom, con una percentuale di detenuti rom molto superiore rispetto alla loro incidenza nella popolazione generale. Inoltre le condizioni di vita rimangono critiche, con famiglie che vivono in insediamenti informali e in condizioni precarie, lontane dai servizi essenziali. Si suggerisce di garantire che le comunità rom e sinte abbiano accesso a alloggi dignitosi e sicuri, con politiche che prevengano discriminazioni e supportino la ricerca di alloggi (sussidi, edilizia popolare), e di riconoscere giuridicamente lo status di minoranza delle comunità rom e sinte, con leggi contro la discriminazione e la creazione di organismi per monitorare i diritti e le violazioni. In tema di libertà d’espressione, l’Italia scende dal 41° al 46° posto nella classifica sulla libertà di stampa: il nostro è il Paese con il più alto numero di querele per intimidire i giornalisti. Si registrano 98 i casi di intimidazioni ai giornalisti nel 2023, 20 giornalisti sotto scorta nel 2024. Alla presentazione, con la volontà di portare il tema all’attenzione parlamentare, sono intervenuti anche la Tavola Valdese Alessandra Trotta - l’On. Nicola Fratoianni (AVS), On. Cecilia D'Elia (PD), On. Rachele Scarpa (PD), On. Riccardo Magi (+Europa), On. Gilda Sportiello (M5S).
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