Intervista a Cricenti
Angela Stella UNità 24 gennaio 2025
L’Anm ha proclamato per il 27 febbraio uno sciopero contro la separazione delle carriere. E domani durante le inaugurazioni dell’anno giudiziario nei 26 distretti di Corte di Appello le toghe metteranno in scena forme di protesta. Ma c’è una voce fuori dal coro che è quella del Consigliere di Cassazione, il giudice Giuseppe Cricenti.
Che ne pensa dello sciopero?
Dello sciopero in sé importa poco. Come importa poco se i magistrati possano scioperare o meno. Probabilmente, per il ruolo che la magistratura ha, sarebbe opportuno un confronto diverso con il Governo. La questione mi pare un’altra. La separazione delle carriere è una riforma che è vista, da chi l’ha proposta, come strumentale ad una maggiore imparzialità del giudice. L’idea di fondo è che il giudice tenda ad aderire in modo acritico alle richieste dei pm, e la separazione è vista come un rimedio a questa degenerazione.
Si è arrivati a questo punto per la semplice ragione che ogni altra riforma, anche meno incisiva, ha sempre incontrato il dissenso dei magistrati: da quella di rendere il Gip/Gup collegiale nelle decisioni sulla libertà personale, a quella di attribuire al pm un giudice per le indagini preliminari di un diverso distretto (avrebbe consentito di allentare la contiguità che questa riforma vorrebbe eliminare), a quella di vietare di fare il nome del pm che ha avviato una certa indagine, al miglioramento delle regole sulla custodia cautelare.
Dunque, se l’esito è oggi questo, è perché, di fatto, i magistrati hanno negato il problema, piuttosto che contestare il rimedio. Ma ora scioperano.
Che pensa delle manifestazioni di dissenso durante le inaugurazioni dell’anno giudiziario?
Io sono contro le inaugurazioni dell’anno giudiziario. Sono un retaggio del regime fascista, quando i pm erano sotto il controllo del Governo e le inaugurazioni erano il momento in cui, per l’appunto, tramite i pm, il Governo esponeva le sue linee di politica giudiziaria.
Oggi, è vero, non c’è più quel controllo governativo, fortunatamente, e le inaugurazioni mi sembrano un fatto anacronistico, dove peraltro le opinioni di chi vi interviene sono espresse a titolo personale. Sono a ben vedere solo opinioni personali sullo stato della giustizia. Dunque, mi pare poco più che simbolico che si protesti abbandonando l’aula quando parla il Ministro o un suo delegato.
Sorteggio per i membri togati del Csm: qual è il suo parere?
Qualcuno ha messo in dubbio che il sorteggio si possa prestare a comporre un organo decidente, e soprattutto si è sostenuto che i sorteggiati non sarebbero soggetti solo alla legge, come invece deve essere per i giudici. Il che è molto più che una stranezza: i giudici popolari delle Corti di assise sono sorteggiati, lo erano i giudici in composizione allargata della Corte Costituzionale nei giudizi per i reati ministeriali, lo sono le giurie di tutto il mondo. Non c’è alcuna incompatibilità tra il decidere e l’essere sorteggiati per farlo. Senza tacere del fatto che il Csm non è un organo giurisdizionale. Né mi pare si possa dire che la rappresentanza o si esprime con l’elezione o non è tale: se la rappresentanza è politica allora è necessario che i rappresentanti siano eletti, altrimenti no. Ed è inutile sottolineare che i membri del Csm non sono dei rappresentanti politici. È organo politico quell’organo che individua i bisogni di una collettività di riferimento e predispone i mezzi per affrontarli. Niente di tutto ciò fa, e mi pare ovvio fino all’evidenza, il Csm. Quanto all’argomento pedestre secondo cui si rischia di avere membri sorteggiati che non hanno sufficienti capacità, sarebbe sufficiente rispondere facendo nomi e cognomi degli eletti del passato. Infine, ricordo che buona parte della teoria costituzionalistica americana e buona parte della teoria politica di ogni dove considerano il sorteggio uno strumento di eguaglianza ed imparzialità, almeno in certi ambiti, e dunque di più efficace democrazia.
Secondo lei questo Csm si è lasciato alle spalle le derive correntizie?
Ancora oggi prevalgono criteri di cooptazione che sono l’esito di accomodamenti tra gruppi privati: che si chiamino correnti, o che si formino alla bisogna, è distinzione irrilevante.
Davvero credo che con la separazione si rafforzi il ruolo del giudice? Il pericolo reale non è che i nuovi pm si schiaccino sulla polizia giudiziaria o vengano posti sotto il potere del Governo?
Un conto è il problema, che è quello di cittadini indagati, arrestati e poi assolti, in un numero notevole ed inaccettabile di casi, altra questione è il rimedio a tale problema. Non so se la separazione delle carriere sia un rimedio efficace. Meglio le riforme di cui ho detto prima. Meglio ancora una diversa selezione dei magistrati ed una diversa gestione della loro carriera.
Quanto al pericolo che le Procure vengano messe sotto regime, non è ovviamente inevitabile che accada: basta creare un organo apposito di autogoverno, come attualmente è per l’intera magistratura. Quanto a ciò che usualmente si suole definire come un problema “culturale”, di formazione del pm, ed al rischio paventato che costui perda la “cultura” della giurisdizione ove fosse separato da essa, osservo che, di fatto, i pm oggi si sono ritagliati, in molti casi, dei ruoli di parte, si muovono come se dovessero per forza vincere la causa, a volte, ed è triste storia recente, nascondono le prove a discarico dell’indagato. Dunque, l’attuale unicità delle carriere non impedisce al pm di agire quasi come parte privata. E ricordo che le riforme si fanno per modificare le prassi distorte non i modelli ideali.
Non ritiene che la giustizia abbia bisogno di altre riforme visto che mancano risorse economiche, umane e adeguamenti tecnologici visto il flop di App?
Non si può fare sempre “benaltrismo”. Intanto risolviamo o cerchiamo di risolvere questo, e non è poco conto. Come ho detto prima, questa riforma nasce dal fatto che ci si ostina a negare un problema che è sotto gli occhi di tutti: che migliaia di cittadini l’anno vengono accusati, arrestati e poi assolti. E non mi pare si possa dire che i problemi sono ben altri, e che prima bisogna comprare i computer.
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