Gogna contro i giudici 'buonisti'
Valentina Stella dubbio 15 gennaio 2025
La “scioccante” sentenza della Corte di Assise di Modena che ha condannato a “soli 30 anni” e non all’ergastolo l’imputato settantenne che ha ucciso la moglie e la figliastra ha scatenato la solita gogna contro i giudici che quella sentenza hanno pronunciato. Un film già visto molte volte, soprattutto in casi di ‘femminicidi’ e di violenza maschile contro le donne per i quali diviene inaccettabile “moralmente” comprendere che si possano concedere delle attenuanti o non prevedere il massimo della pena. Tuttavia, “se alla lettura del solo dispositivo – scrive Glauco Giostra - giudichiamo una sentenza ‘vergognosa’ o siamo in malafede o siamo giuridicamente analfabeti. E mentre si può comprendere la rabbia delle vittime del reato, da cui non si può pretendere che attendano di esaminare il percorso processuale e la motivazione della sentenza per esprimere rimostranze critiche, inescusabile è la censura mossa senza conoscere, soprattutto quando proviene da rappresentanti delle istituzioni. Va da sé che, al contrario, si possano ovviamente muovere motivate critiche al singolo processo o alla singola decisione individuando falli nel modus procedendi o decidendi”. Anche perché, come disse Giuseppe Fazio, presidente della Corte d’Assise di Busto Arsizio, che condannò sempre a “soli 30 anni” e non all’ergastolo l’assassino di Carol Maltesi e fu investito da feroci polemiche, “Il giudice non è qui apposta per valutare le circostanze? Se no, ci dicano che possono fare a meno del giudice. E, al suo posto, metterci un juke-box”. Eppure due giorni fa tutti gli schieramenti politici, da destra a sinistra, hanno lanciato strali contro i giudici. Il Partito democratico ha chiesto di incontrare il presidente e il procuratore capo del Tribunale di Modena; la deputata della Lega Laura Ravetto ha annunciato la presentazione di una interrogazione parlamentare. Qualche tempo fa fu il senatore di Forza Italia Gasparri a presentare un atto di sindacato ispettivo quando la Corte di Appello di Roma aveva concesso i domiciliari a Gabriel Natale Hjorth, lo stesso Nordio aveva disposto accertamenti di natura ispettiva in merito alla concessione degli arresti domiciliari all’uomo d’affari russo Artem Uss. Insomma quando un giudice si azzarda a derubricare, prescrivere, assolvere, concedere misure alternative al carcere o emettere una sentenza sgradita alla maggioranza parlamentare contro di lui si scatenano critiche asprissime da parte di politici, scattano azioni disciplinari, il Tribunale del popolo chiede la ghigliottina. Ma tutto questo non fa emergere anche delle contraddizioni in merito alla separazione delle carriere? Per la sinistra la riforma non occorre perché minerebbe l’autonomia e indipendenza della magistratura, per la destra è necessaria perché i giudici sono appiattiti sul pm. E però, se proprio come nel caso di Modena, i giudici dimostrano di essere indipendenti, non accogliendo la richiesta della Procura, perché tutti vogliono andare a sindacare sul loro operato?
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