Discorso Slavato: luci ed ombre
Valentina Stella Dubbio 25 gennaio 2025
Luci ed ombre sulla magistratura quelle emerse dalla relazione del Procuratore generale di Cassazione, Luigi Salvato, ieri all’inaugurazione dell’anno giudiziario. Se è vero che “il testo scritto evidenzia, nel persistere di ragioni di difficoltà, elementi di valutazione positivi”, tuttavia “vi sono segnali di una crisi di fiducia nella Magistratura, preoccupante perché investe uno dei capisaldi dello Stato costituzionale di diritto. La fiducia non va confusa con il consenso sul merito dei provvedimenti. Il consenso è la fonte di legittimazione delle funzioni politiche, non del potere giudiziario, che si radica nella legalità, nell’autorevolezza nello stabilire la verità giudiziaria, attestata dalla motivazione dei provvedimenti che, all’esito di un giusto processo, danno applicazione alla legge”. La crisi di fiducia verso i suoi colleghi l’ha giustificata col fatto che “La centralità della giurisdizione è stata scambiata in qualche caso con l’avvento di una nuova etica pubblica e forse, purtroppo, qualche magistrato lo ha creduto, giungendo talora a forzare il principio di legalità, anche sulla scorta del consenso, con il rischio di una sorta di populismo giudiziario”. Il riferimento è soprattutto a pubblici ministeri che si sono lasciati attrarre dai riflettori e che invece di perseguire singoli reati cercano di perseguire fenomeni più ampi. Per Salvato infatti “la Magistratura deve dimostrarsi consapevole dell’essenzialità del proprio ruolo con umiltà, senza improprie finalità di redenzione sociale”. Questo concetto lo ricordava anche Giovanni Falcone quando diceva: “attenzione”, diceva rivolto ai magistrati, “a non confondere i processi con le crociate”. Un monito soprattutto per chi come lui si occupa di grandi fenomeni criminali: occorre non sovrapporre mai una lettura “ideologica” ad una giudiziaria. Ma tornando a Salvato, il magistrato ha però dall’altra parte richiamato ai suoi doveri il legislatore: “La fiducia non si recupera senza l’opera del Parlamento, al quale spetta attuare i diritti costituzionalmente garantiti, dare tempestive risposte ai bisogni della società, nei confini fissati dalla Carta, mediante leggi ragionevoli, chiare ed inequivoche e perciò vincolanti nei confronti della Magistratura”. Secondo il Procuratore generale “l’equilibrio fissato dalla Costituzione impone che i poteri si riconoscano reciprocamente, senza infingimenti legati al contingente, con uno sguardo lungo sul bene delle Istituzioni, senza denunciarne la contraffazione quando inesistente, senza indirette rivalse che sgretolino l’indipendenza della giurisdizione; mai può giovare all’equilibrio tra poteri una Magistratura inutilmente sfregiata, agli occhi dei cittadini, dell’indispensabile autorevolezza della giurisdizione”. Andando oltre un passaggio “processo mediatico”: per “scongiurarne i rischi non bastano le leggi”, come le varie approvate per recepire la direttiva europea sulla presunzione di innocenza. Secondo Salvato “deve maturare la collettiva consapevolezza che la libera manifestazione del pensiero, anche attraverso i nuovi media, da esercitare nei confini stabiliti dalla Costituzione, non va confusa con l’informazione professionale; entrambe non possono surrogare il giusto processo di legge. Solo attraverso questo, nella dialettica tra magistrati ed avvocati, garanzia delle nostre libertà, va stabilita la verità giudiziaria, evitando scorciatoie”. Un invito a seguire i processi in Aula e non a snaturarli in altre sedi. Per quanto concerne il fatto che spesso la magistratura venga accusata di avere una giustizia disciplinare troppo domestica, Salvato conclude: “occorre sia fatta definitiva chiarezza, anche da parte dei mass media, sulla distinzione tra regole rilevanti sul piano etico, sul piano deontologico, della professionalità e su quello disciplinare. Occorre operare, cioè, affinché tutti i cittadini abbiano consapevolezza circa il fatto che la responsabilità disciplinare non è uno strumento di garanzia della esattezza delle decisioni e della tutela dei diritti eventualmente lesa da provvedimenti non corretti (sicuramente non lo è direttamente con riguardo a una specifico provvedimento), essendo preordinata esclusivamente a sanzionare la violazione dei doveri funzionali del magistrato nei confronti dello Stato, con effetti perciò soltanto sul rapporto di impiego, dovendosi inoltre mantenere distinta la responsabilità civile da quella penale”.
Commenti
Posta un commento