Esposto di Bernardini su carcere Livorno

Angela Stella unità 7 gennaio 2024

Rita Bernardini ha presentato due giorni fa un esposto al procuratore  di Livorno per denunciare le “indegne” condizioni di detenzione nella casa circondariale del capoluogo toscano. Il 30 dicembre 2024, la radicale aveva visitato l’istituto di pena assieme ad altri militanti dell’Associazione Nessuno tocchi Caino, che presiede, e all’avvocato Elena Augustin dell’Osservatorio Carceri dell’Unione camere penali. In particolare, si legge nella denuncia, “le sezioni di Media sicurezza in cui sono ristretti 105 detenuti sono molto sovraffollate. Nelle celle costruite per ospitare una persona, per esempio, spesso ci sono tre letti. Il letto a due piani impedisce l’apertura delle finestre”. Durante la visita “è stato riferito che il tetto dell’edificio è puntellato alla meno peggio perché è a rischio crollo come certificato -sembra- dai vigili del fuoco che hanno effettuato un sopralluogo: fatto sta che in molte celle piove dentro per le infiltrazioni d’acqua e che l’umidità e la muffa sono diffuse dappertutto sia nelle parti comuni che in quelle che eufemisticamente vengono definite ‘stanze di pernottamento’. Le mura sono luride e la sporcizia regna sovrana. I corridoi sono ingombri di stendini pieni di indumenti lavati approssimativamente e che difficilmente asciugheranno in poco tempo. I fili dell’elettricità sovente sono volanti: un incidente può capitare in qualsiasi momento”. Aspetto gravissimo “nelle celle non c’è l’acqua calda né tantomeno le docce: il wc è in un unico ambiente assieme al lavandino e alla ‘cucina’. Le immonde docce sono esterne, piene di muffa con le pareti rigonfie per la condensa: per farsi la doccia senza il rischio di prendersi una malattia i detenuti dovrebbero entrarci con gli stivali ma ci entrano con le ciabatte di plastica”. “Anche la zona dove c’è il polo scolastico, oggetto di ristrutturazione dieci anni fa, ha il problema delle infiltrazioni d’acqua, così come l’infermeria”. Infine “la cifra della vita detentiva in media sicurezza è l’ozio, nonostante la professionalità e l’impegno dell’area educativa e dei pochi agenti in forte carenza di organico. Mancano gli spazi per le attività trattamentali”. Bernardini parla poi anche di “beffa”: “dal 2012 sono stati chiusi per ristrutturazione due reparti detentivi costati milioni (forse decine) di euro del contribuente. Da anni notizie di stampa affermano che questi due padiglioni sono prossimi alla consegna ma, allo stato attuale, ancora devono essere collaudati. Si tratta di circa 200 posti regolamentari che avrebbero dovuto essere costruiti secondo il regolamento penitenziario”. L’esposto si conclude chiedendo al procuratore Agnello se “non siano ravvisabili ipotesi di reato a carico di coloro nelle cui mani sono affidate le persone detenute”. Bernardini chiama in causa “il Dirigente Sanitario della ASL in cui insiste l’Istituto penitenziario” che “deve predisporre due visite all’anno allo scopo di accertare, anche in base alle segnalazioni ricevute, l'adeguatezza delle misure di profilassi contro le malattie infettive e le condizioni igieniche e sanitarie degli istituti”. Ma tutto ciò è stato fatto? E poi il magistrato di sorveglianza: “mi chiedo se abbia ricevuto le relazioni della ASL di riferimento e se abbia verificato le eventuali prescrizioni in esse contenute sulla salubrità dei luoghi”. 

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