Primo sì alla separazione delle carriere
Angela Stella Unità 17 gennaio 2025
Con 174 voti favorevoli (Fi, Fd’I, Lega, +Europa, Azione), 92 contrari (Pd, M5S, Avs), 5 astenuti (Iv) ieri la Camera ha dato il primo via libera al ddl costituzionale sulla separazione delle carriere, doppio Csm di sorteggiati, Alta Corte disciplinare. Adesso il Ministro Nordio spera che ci siano le altre tre letture finali entro l’estate, per indire il referendum nella primavera 2026: “per una materia così complessa e delicata è bene che si pronuncia il popolo” ha ribadito ai cronisti a Montecitorio. Per il responsabile di Via Arenula la norma “avrà a seguire tutta una serie di conseguenze positive per la stessa magistratura. La magistratura oggi è indipendente dal potere esecutivo, e deve esserlo e lo resterà ma non è affatto indipendente da se stessa. I magistrati dipendono oggi dalla sedimentazione correntizia che li tiene sotto tutela; in questo modo noi li svincoleremo e spezzeremo questo legame patologico che unisce elettore ed eletto e che trova la sua manifestazione più patologica nell'ambito della sezione disciplinare”. Ha poi concluso che questo traguardo realizza “il sogno di Berlusconi, ma anche il mio”. Come ha ripetuto anche il vice ministro Sisto: “grande vittoria di Silvio Berlusconi, di Forza Italia, del centrodestra, del Parlamento e di tutti gli italiani liberi. Prosegue il nostro impegno per una giustizia calibrata sui principi costituzionali e sulle garanzie del cittadino Il percorso è ancora lungo ma il governo e la maggioranza hanno le competenze, la determinazione e la coesione necessarie per poterlo portare a compimento”. Di “pagina storica” ha parlato il ministro per i Rapporti con il parlamento, Luca Ciriani. “Svolta epocale” per il sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro per cui “non si tratta solo e soltanto di un'altra promessa elettorale mantenuta dal centrodestra, ma più audacemente del primo passo verso una giustizia più liberale che realizza il giusto processo e la parità processuale”. Grande soddisfazione anche da parte del deputato leghista Jacopo Morrone: “La separazione delle carriere - ricorda - era stata prevista nel programma della Lega alle elezioni politiche ed era anche fra i cinque quesiti del referendum sulla giustizia di cui fummo promotori nel 2021 e che si votò nel 2022”. Di tutt’altro tenore le dichiarazioni da parte delle opposizioni. Secondo Debora Serracchiani, responsabile giustizia del Pd, che durante l’intervento è stata disturbata dai selfie dei deputati leghisti, “sembra chiaro l'intento punitivo di questa riforma, come chiaro ci appare il furore ideologico che l'accompagna. Si dice che la riforma serva per limitare lo strapotere del pm nel processo. Ebbene, così come scritta determinerà esattamente il contrario. Indebolimento dell'ordine giudiziario e rafforzamento del pm che, già dotato di un proprio apparato di polizia giudiziaria, avrà anche di un proprio CSM con cui si autogovernerà. Non era meglio occuparsi del sovraffollamento delle carceri, o del processo telematico penale che non funziona, o del piano strategico delle assunzioni per il sistema giustizia ormai al collasso per evitare che le udienze vangano fissate al 2030?”. Per Angelo Bonelli di Avs la riforma rappresenta una “deriva autoritaria che si ispira al modello ungherese e mira a costruire un'Italia in cui la magistratura risponde al potere esecutivo, l'informazione sia imbavagliata e le libertà individuali pesantemente compromesse”. “Voteremo a favore di questo disegno di legge – ha detto il deputato di +Europa Benedetto della Vedova durante le dichiarazioni di voto finale - vedremo quello che accadrà fino al voto finale. Voteremo a favore perché molti di noi di Più Europa sono cresciuti politicamente occupandosi di responsabilità civile dei magistrati, di elezione del Csm per togliere lo stigma correntizio, e di separazione delle carriere”. Da registrare l’astensione di Italia Viva: “siamo convintamente a favore della separazione delle carriere”, ha detto in Aula Roberto Giachetti che ha proseguito: “Tuttavia, una riforma costituzionale non può essere un appannaggio esclusivo della maggioranza. Inoltre “servono delle correzioni, sia nella sostanza sia nel metodo. Il meccanismo del sorteggio per i rappresentanti laici non ci trova d'accordo. Vorremmo poterne discutere per capire se ci sono dei margini per cambiare qualcosa al Senato”. Stesso concetto ribadito dal senatore Matteo Renzi a Palazzo Madama quando si è trovato dinanzi Nordio durante il question time: “Vedremo se considerate il Parlamento un'assemblea legislativa o se lo considererete un timbrificio perché anche tanti colleghi della maggioranza vorrebbero discutere della questione”. Non sono mancate le dichiarazioni delle due realtà che si trovano sui fronti opposti rispetto al tema. Per Francesco Petrelli, Presidente dell’Ucpi, si tratta di un “risultato straordinario al cui raggiungimento l'Unione delle Camere Penali ha dato un contributo importantissimo”. Poi, invece l’Anm, che ha ribadito la “preoccupazione” per una riforma “sbagliata che non migliora sotto alcun punto di vista il servizio giustizia ma che agisce solamente sulla magistratura e toglie garanzie a tutti i cittadini italiani”.
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