Le ong in piazza: cancellate il memorandum della vergogna

 Angela Stella Il Riformista 27 ottobre 2022


Il tema dei migranti torna prepotente all’attenzione politica e pubblica. Il contesto è il seguente: tra la notte e la mattinata di ieri la Guardia Costiera italiana al largo delle coste siracusane ha recuperato 1200 migranti partiti dalla Libia. Il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha convocato per oggi un Comitato nazionale sicurezza cui parteciperanno i vertici delle forze dell'ordine e dell'intelligence, nonché il comandante generale della Guardia costiera, ammiraglio Nicola Carlone. Nel pomeriggio Matteo Salvini, leader della Lega e Ministro per le infrastrutture, ha scritto su Facebook: “Questo governo farà rispettare regole e confini”, postando le sue parole a fianco di un articolo online dal titolo “Clandestini all'arrembaggio, le Ong premono sull'Italia, ma la pacchia è finita...”. Contemporaneamente a Roma si stava tenendo una conferenza stampa organizzata da 40 organizzazioni umanitarie avente tre obiettivi: mettere in evidenza le conseguenze del Memorandum Italia -Libia - tra abusi, sfruttamento, stupri, lavori forzati, deportazioni, detenzione arbitraria e torture -; fare luce sulla gestione dei fondi europei che finanziano la Guardia costiera libica; chiedere all’Italia e all’Europa di riconoscere le proprie responsabilità e non rinnovare gli accordi con la Libia. L'accordo, firmato dal governo Gentiloni nel 2017, impegna l'Italia a fornire supporto tecnico e tecnologico agli organismi libici incaricati della lotta all'immigrazione, ossia la guardia costiera libica. Se entro il 2 novembre - cioè tre mesi prima della scadenza a febbraio - il governo italiano non revocherà o modificherà il Memorandum, esso verrà rinnovato automaticamente per altri 3 anni. “Noi associazioni e organizzazioni da sempre siamo stati contrari al Memorandum per questo oggi (ieri, ndr) manifesteremo in piazza dell’Esquilino", ha esordito Filippo Miraglia dell'Arci - Tavolo Asilo e Immigrazione aprendo la conferenza stampa. Durante l’incontro con i giornalisti è stato ricordato che “dal 2017 ad ottobre 2022 quasi 100.000 persone sono state intercettate in mare dalla guardia costiera libica e riportate forzatamente in Libia, un Paese che non può essere considerato sicuro”. È stata la stessa UNHCR a sostenere che la Libia non è un “place of safety”. Le organizzazioni chiedono al Governo italiano “di non rinnovare gli accordi con la Libia” o almeno “di modificare il Memorandum proiettandolo verso il rispetto della vita umana” ha ribadito Valentina Brinis di OpenArms che poi ha stigmatizzato il fatto che l’Italia “fornirà, come si legge dalla stampa, altre 14 imbarcazioni alle milizie libiche per intercettare e respingere le persone in fuga nel Mediterraneo, nell’ambito di una procedura curata da Invitalia, l’agenzia nazionale di proprietà del ministero dell’Economia”. Brinis ha poi raccontato: “in generale, allo stato attuale nel momento in cui entriamo in mare veniamo percepiti come dei criminali invece di organizzazioni che svolgono un lavoro per salvare vite su una rotta, tra l'altro, mortale che ha numeri inquietanti: solo da gennaio ad oggi sono oltre 1.000 le persone morte che non ce l'hanno fatta ad attraversare quella rotta”. E poi: “Molti di noi nelle missioni si sono trovati di fronte a scene da far west con la cosiddetta guardia costiera libica, perché non si sa la loro composizione, effettivamente non sappiamo con chi abbiamo a che fare nel momento in cui ci interfacciamo con quella autorità”. “La situazione in Libia sta peggiorando – ha detto Matteo de Bellis di Amnesty International - probabilmente siamo in presenza di crimini contro l’umanità. Chi si macchia di crimini gravissimi lì gode di immunità. Chi viene salvato non dovrebbe tornare in quel Paese” ha concluso. La Libia per i migranti “è un posto in cui si vive costantemente nella paura, le cure mediche sono inesistenti – ha sottolineato Claudia Lodesani, presidente di Medici Senza Frontiere Italia - e un Paese paladino dei diritti umani non può fare nessun accordo con la Libia”. Presenti in sala esponenti di centro sinistra, tra cui Nicola Fratoianni, Elly Schlein, Matteo Orfini, Angelo Bonelli e Riccardo Magi. Proprio quest’ultimo, onorevole e Presidente di +Europa ha dichiarato: “Non è tollerabile che uno Stato dell'Unione europea come l'Italia continui ad essere il mandante delle gravi violazioni dei diritti umani perpetrate dai libici ai danni dei migranti del Mediterraneo, in forza di un Accordo che, peraltro, non è mai stato ratificato dal Parlamento”. Per questo “ho deciso, quindi, di ripresentare una proposta di legge per l'istituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta che faccia chiarezza sull'attuazione degli accordi di cooperazione e sui naufragi, sulle attività di addestramento e di supporto logistico della Guardia costiera libica svolte dal personale italiano, sullo stato dei centri di detenzione e sulle violazioni dei diritti”.


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