Spangher: la tenaglia del processo

 VS IL Dubbio 22 ottobre 2022

Nell’articolo pubblicato lunedì scorso sul nostro settimanale, dal titolo “Così il processo diventò vittima collaterale dell’emergenza terrorismo...”, il professor Giorgio Spangher, emerito di procedura penale alla Sapienza Università di Roma, ha sostanzialmente evidenziato come durante gli ultimi decenni il rito accusatorio abbia subìto diverse torsioni, sia stato snaturato, abbia perso la sua essenza. A causa di questo le garanzie processuali sono state via via compresse. Il processo si è trovato stretto entro una “tenaglia”: da un lato “pulsioni autoritarie” e dall’altro “propensioni efficientiste”, anche “variamente combinate tra loro”. Per un verso, “in relazione alle emergenze criminali (o presunte tali) si accentuano le spinte repressive; dall’altro, per la criminalità a medio-bassa intensità si pregiudica la sua natura sostanziale-qualitativa che le è propria, considerati i valori in gioco, per approdare a una burocratico-quantitativa di impostazione quasi aziendalista che dovrebbe esserle estranea sempre considerati i beni coinvolti”. Dal dispiegarsi del fenomeno terroristico di matrice domestica, il processo nelle aule di giustizia non si è limitato ad accertare le eventuali responsabilità dei soggetti relativamente a singoli reati ma si è trasformato in uno strumento di lotta e contrasto a fenomeni criminali di ampia portata. Ma le garanzie sono venute meno anche a causa delle recenti riforme, alla base delle quali poggiano “istanze sempre più accentuate tese alla semplificazione, all’economicità, alla compressione temporale, alla dimensione sostanzialistica, alla smaterializzazione in una dimensione ispirata ad una logica di funzionalità della macchina giudiziaria”. Se probabilmente viene assicurata efficienza ad un livello superiore a quello attuale, tuttavia il prezzo che pagano le garanzie e la qualità della giurisdizione è alto, come spesso sottolineato anche da Anm, Cnf, Ucpi. 


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