Bernardini lancia Rossodivita al Csm

 Angela Stella Il Riformista 11 ottobre 2022

Rita Bernardini, Presidente di Nessuno Tocchi Caino, già parlamentare radicale, analizza i possibili futuri scenari nel campo della giustizia e lancia la candidatura dell’avvocato Giuseppe Rossodivita alle prossime elezioni dei membri laici del Consiglio Superiore della Magistratura.

Due forze politiche di centrodestra dichiarano apertamente: 'siamo garantisti nel processo e giustizialisti per l'esecuzione penale'.

 

I ministri del nuovo governo dovranno giurare sulla Costituzione e la seconda parte della frase coniata da alcuni esponenti del centrodestra va contro gli articoli che nella nostra Carta riguardano proprio il rispetto dei diritti umani fondamentali. Che faranno, giureranno il falso? Non voglio crederci anche perché conosco tanti esponenti di quelle formazioni politiche che alla nostra Costituzione ci credono sinceramente.

 

Crede che Caino sarà destinato a marcire in galera con questa nuova maggioranza?

Quello di marcire è il destino di ieri e di oggi di chi è ristretto nelle carceri italiane. Si può dire che tutto è organizzato perché ciò avvenga attraverso la sistematica e pervicace violazione del diritto. In senso figurato e riferito alla persona, secondo l’enciclopedia Treccani, “marcire” significa perdere le forze fisiche o spirituali nell’inazione volontaria o forzata, infiacchirsi, languire, intristire. Chi ha usato l’espressione “marcire in galera” ha fatto la fotografia della realtà. Addirittura, oggi accade che c’è chi la fa finita prima di marcire, di decomporsi totalmente: mancano tre mesi alla fine dell’anno e ben 67 persone detenute si sono tolte la vita. D’altra parte, con le vecchie maggioranze anche di centrosinistra, non è che le cose siano andate benissimo sia per Caino che per Abele. Non dimenticherò mai la mancata riforma dell’ordinamento penitenziario che era scaturita dagli Stati Generali dell’esecuzione penale. Presidente del Consiglio era Paolo Gentiloni e ministro della giustizia Andrea Orlando. Mandarono tutto al macero per paura di perdere voti e furono puniti lo stesso dagli elettori.

 

Fonti della Lega fanno trapelare che Carlo Renoldi potrebbe dover abbandonare la poltrona.

Penso che sbaglino valutazione perché il Presidente del DAP Renoldi sta cercando di dare pregnanza ai principi scritti nero su bianco nelle leggi; leggi che lui non può cambiare ma che può far rispettare. Lo ha fatto concretamente con la recente circolare sui colloqui, sulle telefonate e sulle videochiamate, circolare che mi ha portato a sospendere il mio ultimo sciopero della fame iniziato insieme alle “ragazze” detenute nel carcere di Torino e ad altri 300 cittadini. Renoldi si è fatto forte dell’art. 28 della cosiddetta legge penitenziaria del 1975 che stabilisce che “particolare cura è dedicata a mantenere, migliorare o ristabilire le relazioni dei detenuti con le loro famiglie”. È partito da lì e ha ridato centralità alla figura del direttore che ha ampi poteri discrezionali in materia. Renoldi ha poi una formazione, una preparazione, un rigore e un’autorevolezza preziosissimi in un momento difficile come l’attuale.

 

Ergastolo ostativo. Cosa dovrebbe fare la Corte Costituzionale alla prossima scadenza fissata?

Molto semplicemente dichiarare definitivamente ciò che ha già accertato con l’ordinanza 97/2021 e cioè l’incostituzionalità delle norme che prevedono l’ergastolo senza speranza.

 

Si parla molto di toto-ministri. Lei chi vorrebbe alla Giustizia?

Fra i nomi che circolano, ne prenderei in considerazione due: Carlo Nordio e Francesco Paolo Sisto. A Carlo Nordio mi lega - di riflesso - l'amicizia e la comunanza di vedute che aveva con il leader radicale Marco Pannella. La Commissione da lui guidata sulla riforma del Codice penale si espresse chiaramente nella direzione della depenalizzazione e della de-carcerizzazione del sistema italiano. In una conversazione con Marco Pannella e Massimo Bordin del 2012, Carlo Nordio si pronunciò a favore dell’amnistia così come prospettata da Pannella: “Io sono favorevole all’amnistia. Dopo aver sentito questa appassionata difesa culturale e psicologica, ho capito qualche cosa di più. Vorrei dire che sicuramente su un punto mi ha convinto: le grandi battaglie ideali si devono iniziare indipendentemente dalla fattibilità del risultato concreto, e sono proprio quelle che all’inizio sembrano più disperate. Io posso dire solo che questo glielo auguro di tutto cuore, e me lo auguro come magistrato e cittadino, perché sarebbe una vera rivoluzione culturale. Però c’è un altro aspetto estremamente interessante di quello che lei ha detto, che si potrebbe sottolineare con la famosa frase di Napoleone “l’intendance suivra”: fate l’amnistia e l’intendenza seguirà, tutto il resto verrà da sé, comprese le grandi riforme. Questo potrebbe essere vero”.

Anche una personalità come Francesco Paolo Sisto mi sembra da prendere in seria considerazione: alla visione liberale della giustizia, Sisto aggiunge un’esperienza parlamentare e ministeriale da non sottovalutare.

 

Con quale forza politica crede si potrà maggiormente dialogare per una riforma liberale della giustizia?

Come radicali non abbiamo mai posto veti nei confronti di alcuno, tanto più se i nostri interlocutori ricoprono importanti incarichi istituzionali. Il dialogo lo ricercheremo strenuamente per perseguire quella riforma della giustizia che ci vede impegnati da decenni. Significherà qualcosa o no il fatto che il “caso Tortora” continua ad essere il simbolo della giustizia negata in Italia? Sulla “riforma” le idee le abbiamo chiarissime essendo contenute nei referendum promossi negli ultimi 40 anni, tutti riguardanti la carne viva dei cittadini italiani.

 

Il nuovo togato del Csm eletto tra i sorteggiati, Andrea Mirenda, ha detto al Dubbio: “porterò all’attenzione del Consiglio i temi della sorveglianza spesso ancillari, poco sentiti a Palazzo dei Marescialli”.

Mi auguro caldamente che ciò accada. Se c’è un aspetto che il CSM ha sistematicamente ignorato è proprio quello della sorveglianza considerata da sempre una magistratura di rango inferiore. Chi si occupa di esecuzione penale, come fa Nessuno Tocchi Caino, sa invece quanto sia fondamentale il ruolo che i giudici di sorveglianza dovrebbero svolgere – e non uso a caso il condizionale - nel percorso rieducativo del condannato e nel sorvegliare sulla legalità della detenzione nelle nostre carceri.

 

Bisognerà, si spera a breve, eleggere i laici del Csm. I magistrati dicono: non mandateci i trombati alle elezioni politiche. Vogliamo figure preparate.  È d'accordo?

Pannella arrivò a fare lunghi scioperi della fame e della sete per il plenum del CSM perché il Parlamento ritardava l’elezione dei laici a causa dei consunti giochetti partitocratici. Mi auguro che il nuovo Parlamento scelga rapidamente persone competenti in grado di svolgere una funzione di controllo sull’organo di governo autonomo della magistratura che, con le sue correnti, ha dato negli anni prove squalificanti per l’intero sistema. Anzi, se me lo consente, mi sento di avanzare fin da ora e alla luce del sole la candidatura dell’avvocato Giuseppe Rossodivita: scegliendo lui, che è stato vicino a Marco Pannella in battaglie di legalità difficilissime, il Parlamento darebbe quel segnale positivo di cambiamento richiesto dal Presidente Mattarella e oggi più che mai necessario.

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