Nuovo governo: le contraddizioni sul carcere

 Angela Stella Il Riformista 26 ottobre 2022


«Lavoreremo per restituire ai cittadini la garanzia di vivere in una Nazione sicura, rimettendo al centro il principio fondamentale della certezza della pena, grazie anche a un nuovo piano carceri. Dall’inizio di quest’anno sono stati 71 i suicidi in carcere. È indegno di una nazione civile, come indegne sono spesso le condizioni di lavoro degli agenti di polizia penitenziaria»: in queste poche righe ieri il premier Giorgia Meloni nel suo discorso di insediamento ha ribadito la visione carcero-centrica di Fratelli d’Italia, in buona compagnia della Lega su questo. Dunque nessun accenno alle misure alternative, ma benzina al solito slogan “certezza della pena è certezza del carcere”, benché la Costituzione parli di “pene”, declinabili in vari modi. Mentre la Meloni pronunciava alla Camera queste parole, al Salone della Giustizia in corso a Roma interveniva il capo del Dap, Carlo Renoldi, che delineava un’altra prospettiva: “in tutti i sistemi penitenziari esiste un catalogo di sanzioni che va ben oltre il carcere e che anzi vede, in misura maggiore, il ricorso a misure meno costose, in termini economici e sociali, rispetto al carcere. L’esperienza statunitense, ad esempio, pur caratterizzata da elevatissimi tassi di carcerizzazione, è connotata da un amplissimo ricorso alle misure di probation, ovvero alle misure alternative. Dunque, se anche il problema della pena si affrontasse prevalentemente costruendo nuove carceri, ciò non significherebbe abbandonare la prospettiva delle misure alternative come strumento essenziale. Inoltre, se di nuove carceri si deve parlare - e a mio avviso è anche giusto farlo - lo si deve fare intanto per chiudere quelle vecchie e impresentabili, per costruirne di nuove maggiormente idonee a realizzare, attraverso il trattamento, l’obiettivo del recupero», ben diverso dalla “giusta punizione” come scopo della pena delineato da Edmondo Cirielli di Fratelli D'Italia in una sua proposta di modifica costituzionale dell’articolo 27 della Costituzione. La domanda sorge spontanea: Carlo Renoldi resterà al suo posto, visto questa divergenza di opinione con il premier e il suo partito? Paradossalmente la risposta dovrebbe essere sì, perché quello stesso partito e la Meloni stessa hanno voluto a via Arenula come Ministro della Giustizia Carlo Nordio per cui andrebbe abolito l’ergastolo, come riferito al Corsera, e che appena nominato ha dichiarato: “La pena, come ho già detto varie volte nei miei scritti, non coincide necessariamente con il carcere”. 

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