Sentenza shock per le vittime del terremoto dell'Aquila

 Valentina Stella Il Dubbio 13 ottobre 2022

Shock, sgomento, incredulità: sono state queste ieri le prime reazioni alla sentenza del Tribunale civile di L’Aquila che ha disposto il risarcimento solo parziale per i familiari di alcune persone morte per il crollo di un palazzo di via Campo di Fossa nel capoluogo abruzzese, avvenuto a causa del terremoto il 6 aprile 2009. Nel crollo della palazzina di sei piani persero la vita ventinove persone. Infatti, una porzione della colpa per quanto accaduto è da attribuire alle stesse vittime secondo il giudice Monica Croci. Vediamo cosa scrive il togato nelle ventuno pagine di sentenza: “È fondata l’eccezione di concorso di colpa delle vittime ai sensi dell’art. 1227 I comma c.c., costituendo obiettivamente una condotta incauta quella di trattenersi a dormire – così privandosi della possibilità di allontanarsi immediatamente dall’edificio al verificarsi della scossa - nonostante il notorio verificarsi di due scosse nella serata del 5 aprile e poco dopo la mezzanotte del 6 aprile, concorso che, tenuto conto dell’affidamento che i soggetti poi defunti potevano riporre nella capacità dell’edificio di resistere al sisma per essere lo stesso in cemento armato e rimasto in piedi nel corso dello sciame sismico da mesi in atto, può stimarsi in misura del 30% (art. 1127 I co. c.c.). con conseguente proporzionale riduzione del credito risarcitorio degli odierni attori”. A sollevare l’eccezione erano stati il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e il Ministero dell’Interno per la prefettura di L’Aquila, chiamati in giudizio per non aver “diligentemente adempiuto ai compiti di vigilanza e controllo di rispettiva competenza in materia edilizia”, e gli eredi del costruttore e primo proprietario chiamati in giudizio per “i vizi nell’edificazione del palazzo”.  Insieme a questi, i parenti ed eredi di alcune vittime avevano chiamato in giudizio anche il Comune di L’Aquila, “che aveva rilasciato il certificato di abitabilità nonostante le difformità tra il fabbricato realizzato e quello assentito”.  Dunque il giudice alla fine ha condannato a risarcire il costruttore dell'edificio e i suoi eredi e i ministeri chiamati in causa. La colpa degli eredi, per quanto avvenuto, ha sostenuto il giudice è del 40 per cento; i dicasteri, per le omissioni di Genio Civile e Prefettura, debbono rispondere per un 15 per cento ciascuno. E il restante 30 per cento di colpa è da addebitare alle vittime.  “Una sentenza – ha commentato furibonda l'avvocato Maria Grazia Piccinini, di Lanciano (Ch), madre di Ilaria Rambaldi, studentessa universitaria di Ingegneria deceduta in via Campo di Fossa - che appare assurda, a voler esser buoni. Scopro, dopo aver atteso quasi quattordici anni, che a L'Aquila erano tutti aspiranti...suicidi... Una vergogna infinita attribuire colpe alle vittime, - ha continuato la donna, che è anche presidente dell’Associazione ‘Ilaria Rambaldi Onlus'- perché significa non conoscere la storia di quel sisma e gli eventi che hanno preceduto il disastro. Una ricostruzione fantasiosa, con concetti precostituiti. Erano le 3.32 dove doveva stare mia figlia, se non a dormire? A L'Aquila, dopo le prime scosse, tutti sono rientrati a casa. Non c'era un allarme, non c'era un campo dove potersi rifugiare, non c'era nulla... Dove sarebbe dovuta andare mia figlia? Inaudito. Ma faremo ricorso”. Nella sentenza di primo grado del tribunale dell'Aquila sulla Commissione Grandi Rischi, riguardo alla posizione di Ilaria Rambaldi si legge: “La conoscenza dell'esito della riunione della Grandi Rischi ha influenzato in modo determinante la decisione di Ilaria Rambaldi di rimanere all'Aquila, e di non fare rientro a Lanciano”. Ricordiamo che in quel processo, dopo una condanna in primo grado a sei anni per omicidio e lesioni colpose per sei scienziati della CGR, l’appello ribaltò tutto lasciando solo una condanna a due anni per uno di loro, l’ex vice capo del settore tecnico della Protezione Civile. Tutto confermato in Cassazione.  Sulla sentenza civile invece è arrivato anche il commento di Nicola Alemanno, sindaco di Norcia, duramente colpita dal terremoto del 2016: “In un evento come il terremoto non credo che si possa mai dare la responsabilità alle vittime” anche perché “in quegli attimi e quasi sempre prevale la paura che ti fa adottare comportamenti che non sono mai in linea con la logica”. “Di sentenze di risarcimento civile per il sisma del 6 aprile 2009 all'Aquila ce ne sono state fin qui parecchie, ma in nessuna di queste è mai stato evocato il concorso di colpa”: lo ha spiegato all’Ansa l'avvocato Wania Della Vigna, che ha seguito le vicende dei parenti delle vittime per la Casa dello Studente o per altri fabbricati di via Campo di Fossa. Da Twitter si esprime Antonio Tajani, coordinatore nazionale di Forza Italia: “Chi affronta un terremoto non può mai essere colpevole di morire. Immaginate la paura in quegli attimi. Mi auguro che la sentenza cambi in appello”.

 

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