Di Federico: Pm come poliziotti che non rispondono a nessuno
di Angela Stella Il Riformista 22 luglio 2020
"Se fossi in loro io mi sentirei a disagio": è dunque l'imbarazzo
il sentimento che, secondo Giuseppe Di Federico, professore emerito di
Ordinamento giudiziario dell’Università di Bologna, dovrebbero provare quei
magistrati del Csm chiamati a giudicare Luca Palamara, gli stessi "la cui
carriera o elezione in Consiglio si è in vario modo avvantaggiata del
correntismo". E dell'affaire Berlusconi ci dice: è stato perseguitato
dalla magistratura.
Professore, in settimana si
chiuderà la partita sulla riforma del Csm. Sulla base di quanto emerso in
questi giorni, come giudica le proposte di riforma?
Non ho letto nessun testo ufficiale sulle riforme che verranno proposte,
per quel che ne ho letto sui giornali non mi sembra che le innovazioni di cui
il Ministro Bonafede ha parlato possano migliorare significativamente il
funzionamento del CSM e la qualità delle sue prestazioni. Certamente non la riforma del sistema
elettorale, né l’aumento da 24 a 30 dei componenti elettivi del CSM, che
corrisponde ad una pressante richiesta avanzata proprio dalle correnti (serve
tra l’altro a meglio garantire la presenza delle correnti più piccole nelle più
importanti commissioni referenti del Consiglio). L’unica proposta su cui
concordo è l’abolizione delle delibere “a pacchetto” nelle quali il CSM decide
su numerose nomine dopo una trattativa spesso laboriosa e logorante tra le
correnti. Mi fermo qui.
Si tratta davvero di una riforma
che pone un freno alle degenerazioni correntizie, o è solo una operazione di
facciata?
Per volere del CSM i magistrati fanno di regola la loro carriera sulla base
dell’anzianità e non di reali valutazioni del merito professionale. Al momento di scegliere tra vari candidati la
documentazione a disposizione dei consiglieri del CSM dice quasi sempre che
sono tutti bravissimi e diligentissimi. Come scegliere? Il sistema correntizio ha la funzione di
facilitare queste scelte. Ogni corrente
garantisce sulla bontà dei propri consociati ed poi si vota. Sono scelte che
vengono poi frequentemente annullate dal giudice amministrativo perché non
adeguatamente motivate. Negli altri Paesi dell’Europa continentale (Germania,
Francia, Olanda, ecc.) ove le valutazioni della professionalità dei magistrati
sono rigorose questi problemi non esistono e non esiste neppure il potere delle
correnti sulle nomine.
Alfonso Sabella sabato a Radio
Radicale ha detto è «ipocrita che Palamara debba presentare una lista di
testi per dimostrare qualcosa che si sa da decenni».
Palamara si sta solo
esercitando i suoi diritti di difesa.
Certo gli addetti ai lavori sapevano del fenomeno e delle disfunzioni
del correntismo, compresi quelli che ora accusano e giudicano Palamara in sede
disciplinare, magistrati cioè la cui carriera o elezione in Consiglio si è in
vario modo avvantaggiata del correntismo.
È forse qui che l’ipocrisia va
ricercata. Se fossi in loro io mi sentirei
a disagio.
I legali di Luca Palamara
hanno chiesto di trascrivere diverse telefonate che non sono state valorizzate
dagli inquirenti. "È il riflesso della pratica del “cherry picking”,
letteralmente della selezione delle ciliegie, una tecnica studiata da tempo nel
diritto anglosassone delle prove", ci ha spiegato il professor Vincenzo
Maiello. Che ne pensa?
Far emergere gli elementi a favore per porre in ombra quelli sfavorevoli è
da sempre una tecnica difensiva ovunque e non solo in Inghilterra. Sta poi al giudice non farsi influenzare o
fuorviare da queste tecniche difensive.
A suo parere l'Associazione
Nazionale Magistrati dovrebbe fare maggiore autocritica e non farsi bastare la
semplice espulsione del dottor Palamara?
Le disfunzioni della giustizia sono tali e tante che la sola idea di
risolverle espellendo Palamara appare ridicola.
Abbiamo la giustizia più disastrata tra i Paesi a consolidata democrazia. L’importante non è
che l’ANM faccia autocritica ma che la politica affronti i problemi della
giustizia senza farsi condizionare, come avvenuto sinora, dalle aspettative
corporative della magistratura. So di star chiedendo l’impossibile.
Qual è il suo giudizio sulla
'confessione' postuma del giudice Franco a Silvio Berlusconi?
Mi è difficile rispondere a questa domanda per la mancanza di elementi
certi. Se in realtà la domanda è se io
ritenga che Berlusconi sia stato oggetto di una eccessiva attenzione da parte
della magistratura, la mia risposta è sì.
Su questa forma di “persecuzione” ho scritto più volte in passato, pur
non essendo mai stato un fan di Berlusconi.
È corretto dire che fino ad
ora né il Csm né l’Anm hanno preso posizioni chiare sulla
caratterizzazione “populista” che le Procure rischiano di avere? Come ha detto
il consigliere di Cassazione Giuseppe Cricenti, "alcuni pm si fanno
interpreti delle attese del popolo e in questo modo acquistano un potere che
sfugge al controllo della stessa magistratura".
Questo discorso sui pericoli del populismo dei PM è fuorviante. I PM non solo godono di piena indipendenza
esterna ma sono largamente indipendenti ed autonomi anche nell’ambito dei loro
uffici. Hanno poteri che nessun altro PM ha in Europa. Nella fase delle indagini il nostro PM è di
fatto un poliziotto indipendente che a differenza del poliziotto non può essere
chiamato a rispondere delle sue iniziative anche quando si dimostrino
ingiustificate e gravemente dannose per i cittadini. Certo il consenso popolare può accentuare la
pericolosità di questi poteri, tuttavia il populismo non è il vero problema. Il problema vero è quello di adottare forme
adeguate di responsabilizzazione dell’attività del nostro PM così come avviene
in altri Paesi democratici.
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