Caso Fontana: sequestrati 25000 camici

di Angela Stella Il Riformista 30 luglio

Dai primi riscontri della Guardia di Finanza sarebbe completa la partita di circa 25 mila camici per operatori sanitari, sequestrati due giorni fa alla Dama spa, l'azienda di cui è amministratore delegato Andrea Dini, cognato del governatore della Lombardia Attilio Fontana, entrambi indagati dalla Procura di Milano per frode in pubblica fornitura. I camici, ora custoditi come corpo del reato in un magazzino nella disponibilità dell'autorità giudiziaria, costituirebbero il lotto non consegnato della fornitura ad Aria, centrale d'acquisto della Regione Lombardia, di 75 mila pezzi che l'azienda che detiene il marchio Paul&Shark ha trasformato in corso d'opera in donazione per rimediare al ''pasticcio'' venuto a galla per via del conflitto di interessi. Stando dunque alle fonti investigative i 25mila pezzi completano l'ordine datato 16 aprile 2020 e rappresentano gli indumenti mai consegnati dalla ditta varesina al Pirellone. Secondo la ricostruzione il cognato di Fontana avrebbe tentato di rivenderli, senza esserci riuscito, a una Rsa del varesotto per 9 euro ciascuno. La trasformazione della fornitura in donazione ha avuto parere negativo dell'ufficio legale di Aria, e pertanto l'ordine senza gara che prevedeva la consegna di 75 mila camici non è stato completato in quanto ne sono stati consegnati solo 50 mila. L'entità della donazione, secondo quanto previsto dalle norme, necessita dell'atto pubblico notarile e della presenza di due testimoni: quindi non bastava semplicemente la mail mandata da Andrea Dini lo scorso 20 maggio all'allora dg di Aria Filippo Bongiovanni per revocare il contratto di fornitura. Bongiovanni risulta indagato per turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente. Con un bonifico da 250 mila euro provenienti dal suo conto in Svizzera, poi bloccato come operazione sospetta dalla Banca d'Italia a causa di un alert all’antiriciclaggio e segnalata ai pm, Fontana avrebbe cercato di risarcire il cognato per il mancato introito che sarebbe derivato dalla fornitura non andata a buon fine per il conflitto di interessi. Il Nucleo speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza la scorsa notte ha sequestrato anche documentazione contabile, corrispondenza e  comunicazioni tra Dini e gli uffici di Aria spa, per avere la certezza definitiva che si tratta davvero della partita non consegnata e che Dini ha tentato, senza riuscirci, di rivendere.  Terminate le procedure burocratiche, la Procura potrebbe dare il nulla osta affinché i camici, di cui al momento c’è gran bisogno nelle strutture ospedaliere in seguito all'emergenza coronavirus, vengano donati ad altri enti che ne manifestino necessità. Il governatore Fontana in una intervista a Repubblica si è difeso dicendo che Dama, di cui la moglie di Fontana detiene alcune quote, “come altre aziende, aveva dato disponibilità a collaborare con la regione per fornire con urgenza i camici. Della procedura attivata da Aria non ero a conoscenza e non sono mai intervenuto in alcun modo per favorire quella procedura. Questo ho inteso esprimere quando ho affermato di essere completamente estraneo e ignaro della fornitura onerosa in questione. Naturalmente, una volta venutone a conoscenza, ho sollevato la sua inopportunità”. Intanto restano da sciogliere diversi nodi sul conto in Svizzera del governatore, che era stato aperto nel 1997 intestandolo a un trust con sede alle  Bahamas.

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