L'emergenza non giustifica la negazione dei diritti umani

di Valentina Stella Left 3 aprile 2020


Sono giorni difficili per Mauro Palma, Garante Nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale. Da un lato l'emergenza sanitaria in carcere, avendo il coronavirus oltrepassato il muro e colpito sia i reclusi che gli agenti penitenziari; dall'altro lato un attacco mirato alla sua persona e alla sua attività da parte della rivista Panorama.  Fausto Biloslavo lo ha definito "il garante più creativo del mondo", per la "visione allargata delle sue funzioni". Da queste pagine Mauro Palma gli risponde: " se qualcuno vuole fermare il lavoro del Garante ha proprio sbagliato strada".
Dottor Palma, secondo Lei perché è stato scritto quell'articolo?
Quell'attacco innanzitutto rivela una scarsa informazione. Biloslavo si è concentrato su molti miei dati biografici ma ha dimenticato di scrivere che il Garante ha per legge nazionale -  e anche per il fatto che ha ratificato un Protocollo opzionale alla Convenzione delle Nazioni Unite - l'obbligo di occuparsi di tutte le aree della privazione della libertà. Proprio recentissimamente mi è stato ricordato, come a tutti gli organismi analoghi al mio, sia da parte dalle Nazioni Unite sia da parte del Consiglio d'Europa, che rientrano nelle mie aree di attività anche le case di ospitalità per anziani e altresì il controllo sulle regole della quarantena.
Proprio in merito a quest'ultimo punto lo stesso autore, a febbraio, dalle pagine de Il Giornale, aveva parlato di "buonismo stupido" perché Lei chiedeva a Borrelli informazioni sulle condizioni restrittive dei connazionali sottoposti alla quarantena.
Oltre alla tutela della salute pubblica c'è anche la necessità, quando si restringono le libertà, di andare a vedere come lo si fa, come nel caso dei nostro connazionali.
Panorama critica anche il suo impegno verso i clandestini nei Centri di permanenza temporanea.
Per quanto riguardo i Cpr, voglio ricordare che l'Italia aveva una questione in sospeso con l'Unione Europea, ossia una procedura di infrazione aperta nel 2014 che si è protratta fino al 2017, per il fatto che non aveva stabilito un organismo indipendente di monitoraggio dei rimpatri forzati. Quando è stato costituito il Garante e gli è stato dato, tra gli altri, questo compito ciò ha permesso al nostro Paese di chiudere la procedura di infrazione e quindi evitare di pagare penali. Perciò in realtà ci dovrebbe essere riconoscenza a questo nostro ampio raggio di azione.
A proposito di Cpr, c'è il blocco dei voli tra molti Paesi e dunque i rimpatri forzati sono rimandati.
Attualmente nei Cpr sono presenti 364 persone e il Garante sta verificando il numero di quelle la cui dimissione è prossima e compresa nel periodo dell’emergenza pandemica e quindi del blocco dei voli. Non ci sono casi di positività o sospetti. Tuttavia, i nuovi giunti vengono messi precauzionalmente in un modulo a parte. Abbiamo in corso una interlocuzione con il Ministero dell’interno sulla collocazione degli stranieri che escono dai Cpr e che non hanno un domicilio.
Quindi, tornando alle ragioni dietro quell'articolo, Lei che idea si è fatto?
Qualcuno gli ha fatto osservare che c'è una interlocuzione positiva con il Ministro della Giustizia e con quello dell'Interno, e questo urta qualcuno. Non a caso un sindacato di polizia penitenziaria ha voluto criticamente sottolineare che il Ministro Bonafede in Parlamento abbia detto che si era sentito con il Garante, chiedendosi 'perché parla col Garante e non con le organizzazioni sindacali?"
A proposito di polizia penitenziaria, Biloslavo cita il Sappe e il suo segretario Capece, che poco dopo fa uscire un comunicato in cui la si accusa di eccessiva sovraesposizione mediatica.
La questione mediatica è una scusa. Loro non vogliono che la voce del Garante venga ascoltata. Ma io ribadisco che c'è un principio da affermare: non c'è eccezionalità che blocchi l'obbligo di vigilare sui diritti delle persone.
Tuttavia il Sappe non rappresenta l'intero comparto degli agenti penitenziari.
E infatti tutti gli ispettori responsabili dei reparti del GOM (Gruppo Operativo Mobile che ha tra i suoi principali compiti quello di custodia e controllo dei detenuti ad altissimo indice di pericolosità, ndr) mi hanno inviato un lungo messaggio di stima e di apprezzamento. Per me questo conta di più: il Gom il Garante rappresentano due parti della stessa necessità, la parte di chi è chiamato a tenere il rigore e quella di chi è chiamato a dialogare con loro perché questo non debordi mai. Quello che più mi offende nel titolo di Panorama è dire che io sono contro gli agenti. Non è vero per niente. Io sono contro le violazioni.
Questione carceri: le rivolte si sono fermate ma resta il problema di come gestire l'emergenza sanitaria. Il Ministro Bonafede al question time del 25 marzo ha comunicato che solo 200 detenuti sono usciti dal carcere per fronteggiare la diffusione della pandemia.
Se prendiamo la metafora del cammino il primo passo deve essere ben sostenuto e non diventare claudicante e poi deve essere seguito dal secondo e terzo passo. Appare evidente che l’orientamento volto a decongestionare l’affollamento delle carceri, delineato dal sia pur parziale provvedimento del decreto-legge 18/2020, ha prodotto l’effetto indiretto di promuovere la trattazione e la valutazione positiva da parte dei Tribunali di sorveglianza di misure alternative alla detenzione prima non considerate. Questo non diminuisce la necessità di intervenire con strumenti più incisivi di natura legislativa e l’altrettanta necessità di svincolare l’adozione della misura prevista nel decreto già in vigore dall’effettiva applicazione di braccialetto elettronico. Un sistema nato per ospitare 47000 persone non può sostenere una capienza che vada oltre, perché altrimenti non si hanno gli spazi per isolare le persone laddove ce ne sia bisogno. In una situazione come quella attuale bisogna avere anche il coraggio di fare delle scelte che possono essere di non facile accettazione immediata da parte dell'opinione pubblica ma che servono ad evitarne altre che sarebbero più gravi. Cosa accadrebbe se il virus si diffondesse nelle carceri e ci fosse il bisogno di andare ad occupare posti letto in ospedale?
Tra le sua sfere di competenza anche le residenze per persone con disabilità o anziane.
Continua la collaborazione tra Garante nazionale e Istituto superiore di sanità per la ricerca sulle Rsa rispetto alla diffusione del Covid-19.  Si tratta di un problema grosso e grave: noi come Garante siamo stati riconosciuti come partner dall'Iss con cui conduciamo uno screening e analisi delle varie strutture, ognuna con le proprie caratteristiche e criticità. Prima di agire bisogna conoscere.

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