Luca Casarini: piangeremo altri morti in mare
di Angela Stella Il Riformista 11 aprile 2020
Mentre scriviamo la nave Alan
Kurdi, della Ong tedesca Sea-Eye, è bloccata nel Mediterraneo con 150 persone a
bordo salvate in diverse operazioni. I governi italiano e maltese hanno negato
l’autorizzazione allo sbarco. I porti italiani, infatti, fino alla fine
dell’emergenza COVID-19 non hanno più il requisito di Place of Safety (luogo
sicuro), necessario per lo sbarco dei migranti soccorsi. Lo ha stabilito,
ricordiamo, un decreto del 7 aprile scorso dei ministeri Infrastrutture e
Affari Esteri, di concerto con i dicasteri Sanità e Interno. Per commentare
quanto disposto abbiamo raccolto il parere di Luca Casarini, Capo Missione di
Mediterranea Saving Humans.
L'emergenza sanitaria giustifica questo decreto?
Se da un lato, nella premessa, c'è
una grande prolusione di motivazioni che richiamano le convenzioni
internazionali sul soccorso in mare, dall'altro lato poi vengono smentite da
quello che è stato deciso nel solo articolo 1. Ciò rappresenta un primo punto
di fragilità giuridica del decreto: nessuna emergenza può limitare alcuni
principi delle convenzioni internazionali sottoscritte peraltro dall'Italia
perché hanno valore costituzionale. È come dire che l'emergenza sanitaria sta
giustificando la non applicazione della Costituzione. Per non essere così ci
vorrebbe una decisione presa in Parlamento e non un decreto.
Proprio l'articolo 1 prevede che i nostri porti non sono luoghi sicuri
'per i casi di soccorso effettuati da unità navali battenti bandiera
straniera'. Può spiegare?
Chiedo retoricamente: siamo un
Place of Safety ad intermittenza? Qual è la discriminante? L'emergenza
sanitaria o è la bandiera che batte la nave? È evidente che è la seconda!
Ciò è illegale, illegittimo, incostituzionale; è come se dicessimo che una
ambulanza targata Milano non può entrare in ospedale, quella targata Torino sì.
Io credo che quando si salvano le persone non si guarda a chi le ha salvate.
Quindi è una decisione più politica che dettata dalla contingenza.
Sì, si usa la pandemia per
scoraggiare il salvataggio in mare. Stiamo poi parlando di numeri assolutamente
gestibili, non di un esodo biblico. Sono poche centinaia che riescono con il
mare buono a scappare dai lager della Libia. Sull'Alan Kurdi ci sono moltissimi
bambini: spero che la nave venga verso le nostre coste perché esiste uno stato
di necessità che richiede lo sbarco. Perciò questo decreto è un atto
politicamente e culturalmente gravissimo. Nessuno si è ad ora spinto tra gli
Stati costieri a dire che a causa del covid-19 chiudeva i porti a chi veniva
salvato. E a breve ci sarà effetto domino: gli altri Paesi faranno come
l'Italia. Si tratta di un decreto Minniti 2.
In
che senso?
Lui ha aperto la strada ad una
egemonia politica e culturale della destra con un accordo stipulato con i trafficanti
e le tribù libiche, come comprovato dalla Nazione Unite, dall'UNHCR, da tutte
le agenzie internazionali. Noi abbiamo riempito di soldi quei criminali perché
tenessero nei loro lager i migranti.
Esattamente
due giorni fa anche la Libia ha dichiarato che i suoi porti non sicuri per lo
sbarco dei migranti a causa dei bombardamenti e ha rifiutato persino una sua
motovedetta con all'interno stipati molti migranti.
E allora adesso mi chiedo e lo chiedo
al Governo: quale sarà il destino delle persone salvate? Devono suicidarsi? A
queste persone i civilissimi governi europei stanno dicendo 'dovete sparire'.
Quale
sarebbe stata una maniera alternativa per gestire la situazione?
Prevedere la quarantena in tende da
campo, per esempio, o a bordo con la dovuta assistenza. Non è possibile pensare
che una emergenza finisca perché ce n'è una più grande. Mi rivolgo soprattutto
all'opinione pubblica cristiana, visto che siamo alla vigilia di Pasqua: se
adesso 200 persone muoiono affogate in mezzo al mare tutti piangeranno, pure i
Ministri che hanno firmato il decreto. Ma un Paese che vuole mettere in campo
la più grande precauzione, accanto ad un decreto di questo tipo, ne fa un altro
in cui prevede che le nostre navi militari vadano fuori per impedire che le
persone muoiano in mare.
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