«Quanti ai domiciliari con il “Cura Italia?»

di Valentina Stella Il Dubbio 8 aprile 2020

I responsabili nazionali dell'Osservatorio Carcere dell'Unione Camere Penali Italiane, gli avvocati Riccardo Polidoro e Gianpaolo Catanzariti, hanno inviato una lettera a tutti i Provveditori dell'Amministrazione Penitenziaria, per porre una serie di quesiti relativi agli istituti di pena del territorio con la convinzione «che solo collaborando pienamente insieme potremo superare nel miglior modo possibile l'emergenza attuale o comunque ridurne i danni». Proprio l'avvocato Polidoro ci dice che «occorre trasparenza in questo momento; più notizie avremo, più l'avvocatura potrà contribuire a fronteggiare l'emergenza. Allo stato attuale il ministero della Giustizia è isolato rispetto alle soluzioni predisposte: il Papa, le associazioni radicali, gli avvocati, molti magistrati chiedono provvedimenti più coraggiosi». L'iniziativa segue a quella della Giunta dell'Ucpi che reclamava con forza più dati e chiarezza. Al provveditore della Campania, Antonio Fullone, la lettera è stata inviata anche dai responsabili regionali, gli avvocati Giovanna Perna e Fabio della Corte. Quello che i penalisti chiedono è di sapere, tra le altre cose, quanti sono i detenuti che hanno usufruito dei domiciliari, con o senza braccialetto, in base al dl 17 marzo, n. 18 (“Cura Italia”; quanti

i tamponi effettuati; quanti i reclusi con patologie polmonari; quanti risultati positivi al coronavirus e quanti ospedalizzati. Come spiega al Dubbio,

l'avvocata Perna «destano molta preoccupazione i numeri che ci giungono: 158 agenti di polizia penitenziaria, 37 detenuti e 5 funzionari dell'Amministrazione sono infetti. A ciò si aggiunge la morte del medico in servizio nelle carceri bresciane e il primo caso di Covid- 19 negli istituti penitenziari della Campania, in particolare un ospite di un reparto di alta sicurezza nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. È da registrare anche la morte per suicidio di un recluso nel carcere di Aversa». Si tratta di un detenuto romeno di 32 anni, Emil V. che si è impiccato all'alba, come reso noto da Samuele Ciambriello, garante dei detenuti in Campania. L'uomo era dentro per rapina e sarebbe uscito a novembre. «Il suicidio - prosegue Perna - per quanto non riconducibile ad una ipotesi di contagio da Covid- 19, denota chiaramente una situazione di insofferenza. Purtroppo in questo momento i soggetti con problemi psichiatrici non possono ricevere l'attenzione e le cure da parte degli specialisti, a causa delle restrizioni». Per quanto concerne invece le misure adottate per fronteggiare il sovraffollamento nel momento dell'emergenza sanitaria, l'avvocato Perna ravvisa «la fallacia dell'efficacia: negli istituti di pena ad Avellino e provincia, con una popolazione carceraria di circa 1053 persone, da quando è stato varato il decreto, secondo un censimento della Camera Penale locale, sono uscite

solo 2 persone e 4 sono in attesa di braccialetti, che non si quando arriveranno. Se l'uscita dal carcere è stata predisposta per motivi di salute, si comprende che questo poteva essere fatto anche prima che si verificasse la pandemia. I magistrati di sorveglianza stanno differendo la pena a coloro che hanno gravi condizioni di salute. Noi invece, come Osservatorio Carcere Ucpi, vogliamo che il governo si assuma la responsabilità e riduca il sovraffollamento perché esso può provocare l'espansione del virus. Dov'è il paradosso? Noi da sempre abbiamo chiesto ai magistrati di sorveglianza di applicare la legge 199 del 2010 che consentiva appunto la detenzione domiciliare per tutti coloro con un residuo di pena non superiore a 18 mesi. Ma fino ad ora non è stata applicata o è stata applicata pochissimo. Oggi lo stanno facendo in maniera più assidua. Bisognava aspettare il coronavirus?»

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