Al Senato riprende ddl sicurezza
Valentina Stella dubbio 2 ottobre 2024
Al via in Senato l'esame del ddl sicurezza, già approvato dalla Camera, che è stato incardinato ieri mattina dalle commissioni Affari costituzionali e giustizia. È stato deciso che ci sarà un giro di audizioni (25 indicate dalla maggioranza e 25 dalle opposizioni) e che i primi 12 soggetti verranno ascoltati martedì prossimo. Ancora non è stato definito un calendario per le audizioni successive che dovranno incastrarsi anche con quelle sul provvedimento che riguarda il fine vita e che sono almeno novanta. Si rischia per questo un grosso ingorgo. I relatori, Marco Lisei (Fdi) ed Erika Stefani (Lega), hanno illustrato il provvedimento. Il disegno di legge, molto contestato in questi mesi dalle opposizioni, prevede venti nuovi reati, estendendo sanzioni e aggravanti, e in alcuni casi ampliando le pene previste per reati già esistenti. Tra le varie misure, criminalizza le proteste pacifiche, con l’aggravante per chi si oppone alla costruzione di grandi opere pubbliche, permette la detenzione delle detenuti madri, innalza la pena per chi occupa abusivamente un immobile, autorizza gli agenti di pubblica sicurezza a portare senza licenza, e quindi senza obbligo di denuncia, armi da fuoco quando non sono in servizio, punisce le rivolte nonviolente in carcere, prevede una stretta sulle sim per i migranti. Il termine per gli emendamenti non è stato ancora fissato. «Non c'è bisogno di correre ma non c'è bisogno di rallentare ingiustificatamente. Quindi un passo veloce ma che ci dia la possibilità di esaminare le questioni che meritano di essere esaminate», ha affermato a margine dei lavori il presidente della commissione Affari costituzionali Alberto Balboni. Mentre a ridosso dell’approvazione a Montecitorio, la Lega aveva chiesto una accelerazione dell’iter a Palazzo Madama ieri dalle file della maggioranza è trapelato che il testo non è blindato e sono possibili alcune modifiche che comporterebbero una terza lettura del provvedimento dell'Esecutivo. Alcuni spunti potrebbero arrivare proprio dal ciclo di audizioni, a partire dalla stretta sulla cannabis light (introdotta con un emendamento del Governo). Intanto i tecnici del servizio studi del Senato hanno segnalato nel loro dossier diverse «opportunità di» «specificare meglio» alcuni articoli, «chiarire l’esatta portata normativa» di altri, «coordinare» determinate disposizioni. Per esempio in merito all’articolo 15 del disegno di legge «con riferimento all’obbligo di esecuzione della pena presso un Icam per le donne incinte o madri di figli di età inferiore ad 1 anno, andrebbe valutata l’opportunità di coordinare tale disposizione con quanto previsto dall’articolo 47-ter dell’ordinamento penitenziario (legge n. 345 del 1975) in materia di detenzione domiciliare per le detenute madri». In particolare, «andrebbe chiarito se, in attuazione della disposizione sia preclusa per il giudice la possibilità di disporre la misura della detenzione domiciliare». Per la vice presidente del Senato, la dem Anna Rossomando, « il ddl Sicurezza ha creato un acceso dibattito non solo in Parlamento ma anche nel Paese, come abbiamo visto dalle diverse manifestazioni delle scorse settimane. Registriamo diffusamente attenzione e preoccupazione, come testimoniato da molte prese di posizione, tra cui quella dell’avvocatura associata. Questo conferma la necessità di un esame approfondito al Senato e confidiamo che la maggioranza ascolti le voci autorevoli di giuristi e operatori dei vari ambiti interessati da un provvedimento che incide sulle libertà individuali. In questo contesto torneremo a dare battaglia in commissione e in aula per affrontare adeguatamente diversi aspetti del provvedimento, tra cui la disciplina delle detenute madri, su cui sono stati anche svolti significativi rilievi tecnici da parte degli uffici studi». Il riferimento dell’esponente del Pd è, tra l’altro, alla presa di posizione dell’Unione delle Camere Penali che ha annunciato lo stato di agitazione in quanto «il contenuto dell’intero pacchetto sicurezza lungi dal porsi in sintonia con un programma di riforma della giustizia in senso liberale, rivela nel suo complesso e nelle singole norme una matrice securitaria sostanzialmente populista, profondamente illiberale e autoritaria, caratterizzata da uno sproporzionato e ingiustificato rigore punitivo nei confronti dei fenomeni devianti meno gravi ed ai danni dei soggetti più deboli, caratterizzandosi per l’introduzione di una iniqua scala valoriale, in relazione alla quale taluni beni risultano meritevoli di maggior tutela rispetto ad altri di eguale natura, in violazione del principio di ragionevolezza, di eguaglianza e di proporzionalità».
Commenti
Posta un commento