Open Arms: il giorno della difesa

 Angela Stella Unità 19 ottobre 2024

Al processo Open Arms ieri è stato il giorno della difesa di Matteo Salvini. Nell’aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo è andata in scena l’arringa dell’avvocata Giulia Bongiorno che alla fine ha chiesto l’assoluzione “perché il fatto non sussiste”. L’ex ministro dell’Interno, oggi vicepremier e ministro delle Infrastrutture, è accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio per avere impedito, cinque anni fa, lo sbarco a Lampedusa dalla nave di 147 migranti, comprese decine di minori, soccorsi nel Mediterraneo. L’accusa ha chiesto una condanna a sei anni. In contemporanea, ieri mattina c’è stata la manifestazione della Lega in piazza Castelnuovo davanti al Politeama che ha registrato un clamoroso flop, nonostante la presenza dei ministri leghisti Calderoli, Giorgetti, Valditara, Locatelli. La giornata si è aperta con un messaggio su X di Salvini: “Qui aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo. A testa alta, senza paura, per l'Italia e gli italiani”. Poi parola a Giulia Bongiorno che ha iniziato l’arringa attaccando la Ong che nell’estate 2019 salvò 147 migranti. “Non è vero che i migranti furono sequestrati a bordo, Open Arms ebbe innumerevoli, innumerevoli, innumerevoli occasioni per fare sbarcare i migranti, ma scelse di non farlo”. “C’era un varco sempre aperto dalla Guardia Costiera – ha sostenuto la legale – un varco dei diritti umani. Bastava dichiarare di soffrire di insonnia e di stress e si scendeva dalla nave. E poi la Spagna aveva offerto un porto sicuro in Spagna, e la Ong non è andata”. Ha aggiunto Giulia Bongiorno: “Il 20 agosto si sente Open Arms festeggiare in un video. Si sente una voce dire che erano felici non per lo sbarco, ma perché “è caduto Salvini”. Questo commento lo fa Oscar Camps”. Per la Bongiorno “nell'agosto del 2019 il ministro Salvini stava combattendo una battaglia, ma certamente non contro i migranti che sono stati assistiti e tutelati. Una battaglia contro chi confonde le pretese e i diritti, ma usare a sproposito il termine diritto è molto pericoloso: non esiste il diritto di 'bighellonare' o di scegliere come, quando e dove fare sbarcare i migranti e quali non esiste il diritto di ignorare offerta d'aiuto”. La difesa di Salvini ha poi adombrato contatti illeciti fra Open Arms e i trafficanti di uomini. “Non fecero un’operazione di soccorso, ma una consegna concordata. E poi le barche dei migranti non erano fuori controllo, non avevano alcuno squarcio. Insomma, non c’era alcuna situazione di distress”. Per l’avvocato “l'errore di fondo dell'accusa è di considerare gli interessi dei migranti e di ritenere le esigenze di sicurezza estranee al processo di accoglienza. Esistono anche gli interessi dello Stato”. Per la difesa non ci furono tentativi di suicidio: “I migranti si lanciavano con il salvagente dalla nave solo perché volevano raggiungere la riva”. La difesa ha ripercorso anche il contesto politico in cui maturò il caso: “Conte ritenne di scrivere di suo pugno il 14 agosto a Salvini: in quella lettera escludeva categoricamente di voler fare sbarcare i migranti. Ma solo i presunti minori”. Per la Bongiorno, “un pizzino d’amore per il Pd, per fare capire che la sua linea stava per cambiare”. In pratica secondo la difesa, Open Arms ha lanciato una sfida politica che nulla aveva a che vedere con il salvataggio e l’assistenza ai profughi. Invece, per Oscar Camps, fondatore di Open Arms (costituitasi parte civile), “la difesa ha fatto la sua ricostruzione, quello che noi di Open Arms abbiamo sempre ribadito, e che è stato oggetto della requisitoria dei PM nelle scorse udienze, è che a bordo dell’imbarcazione c’erano persone costrette in condizioni disumane. Persone vulnerabili, trattenute per 19 giorni nonostante la precarietà della loro situazione fisica e psicologica, oltre al fatto che già provenivano da un Paese come la Libia dove avevano subìto violenze e abusi”. Intanto il clima rimane teso: a Roberta Righi, pm del processo, è stata assegnata la scorta dopo la valanga di insulti e minacce social. Gli altri due pm erano già sotto scorta. “Se si crea intorno al processo un clima di tensione mediatica, gli effetti possono anche essere questi. I processi devono svolgersi nel clima di maggiore serenità possibile a beneficio di tutti. Operazioni che creano intorno al processo un'aura di sospetto possono produrre questo tipo di effetti: attacco alle persone, quindi dei magistrati, con violenze e minacce verbali”, ha detto il presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Giuseppe Santalucia. Il processo è stato rinviato al 20 dicembre per eventuali repliche delle parti e per la sentenza. 

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