Caso Omerovic, Viminale citato come responsabile civile
Angela Stella UNità 26 ottobre 2024
Il ministero dell'Interno è stato citato come responsabile nel procedimento che vede imputati tre poliziotti coinvolti nella vicenda di Hasib Omerovic, giovane sordomuto di etnia rom precipitato il 25 luglio 2023 dalla finestra della sua camera nel suo appartamento a Primavalle, durante una attività di controllo da parte degli agenti. Lo ha deciso ieri il gup di Roma all'udienza preliminare che si è svolta a piazzale Clodio, accogliendo una istanza delle parti civili. L’uomo rimase gravemente ferito e ha dovuto trascorrere otto mesi in ospedale. Nei confronti degli imputati le accuse, a seconda delle posizioni, sono di tortura e falso. In particolare il reato di tortura viene contestato all'assistente capo della polizia Andrea Pellegrini, all'epoca dei fatti in servizio nel distretto di Primavalle. L’uomo ha passato sei mesi ai domiciliari ed è sospeso dal servizio. Secondo quanto si legge nel capo d'imputazione, il poliziotto “dopo essere entrato all'interno dell'abitazione, immediatamente e senza alcun apparente motivo colpiva Omerovic con due schiaffi nella zona compresa tra il collo ed il viso” dicendogli “non ti azzardare mai più a fare quelle cose, a scattare foto a quella ragazzina'”. Il riferimento è ad un presunto episodio durante il quale Omerovic avrebbe infastidito una ragazzina per strada e le avrebbe scattato delle foto. Successivamente il poliziotto “impugnava un coltello da cucina e lo brandiva all'indirizzo di Omerovic chiedendogli, sempre con fare alterato e urlando, che utilizzo ne facesse; avendo trovato la porta della stanza da letto di Omerovic chiusa a chiave la sfondava con un calcio, sebbene il 36enne si fosse prontamente attivato per consegnare le chiavi”. Inoltre “intimava a Omerovic di entrare all'interno della sua stanza da letto e lo costringeva a sedere su una sedia; dopo aver recuperato un filo della corrente di un ventilatore, lo utilizzava per legare i polsi” dell'uomo e “brandiva, ancora una volta, all'indirizzo dell'uomo il coltello da cucina in precedenza utilizzato, nel contempo minacciandolo, urlando al suo indirizzo la seguente frase 'se lo rifai, te lo ficco nel c…'”. Gli agenti Alessandro Sicuranza e Maria Rosa Natale, accusati di falso insieme al collega, hanno scelto di essere giudicati con il rito abbreviato. Ammessi come parti civili i familiari di Omerovic e l'associazione “21 Luglio”. A settembre un quarto indagato, Fabrizio Ferrari, che ha collaborato alle indagini, ha patteggiato una pena a 11 mesi e sedici giorni. “Siamo soddisfatti - commenta all’Unità il legale della famiglia Omerovic, Arturo Salerni -. La richiesta è stata fatta dalla parte civile perché il fatto è stato commesso nell’esercizio delle funzioni e nelle forze di polizia assumono ancora maggiore rilevanza. Pertanto la presenza processuale del Viminale dà ancora più rilievo alla vicenda maturata in quel particolare contesto. Discutere con quella parte, con l’Avvocatura dello Stato ci darà modo di riflettere su quello che può succedere in certi casi”. Il procedimento è stato aggiornato al 21 febbraio. Il rinvio a giudizio ancora non c'è stato. “Prima iniziamo, prima riuscirò a dimostrare la mia innocenza”, ha detto l'ex poliziotto Andrea Pellegrini in uscita dal tribunale di Roma parlando con i cronisti. Solo pochi giorni fa, il 22 ottobre, il Consiglio d’Europa ha pubblicato il suo sesto rapporto sull’Italia, in cui vengono denunciati alcuni episodi di profilazione razziale e di responsabilità delle forze dell’ordine in casi di abusi razzisti o Lgbtq-fobici. “Il rapporto Ecri, contestato con la pancia dagli organi più autorevoli delle istituzioni, andrebbe letto con la testa” – ha commenta Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 luglio. “Scopriremo così che tra le sue righe si parla di alcune testimonianze raccolte da esponenti della società civile sulla profilazione razziale da parte delle forze dell’ordine. Come quella che riguarda la vicenda del povero Hasib che probabilmente, se non fosse stato rom, oltre che disabile, non sarebbe finito oltre quella finestra che separa il mondo democratico e civile dalla ‘bestialità’ umana che nessuno ha il diritto di legittimare”.
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