Decreto flussi: presidenti Corti di Appello scrivono a Meloni e Nordio

 Valentina Stella Dubbio 15 ottobre 2024

Dopo la lettera dello scorso novembre per sollecitare la previsione di una specifica disciplina transitoria dei processi di impugnazione pendenti, i 26 presidenti di tutte le Corti d’Appello d’Italia hanno indirizzato una missiva alla premier Meloni, al ministro della Giustizia Nordio, al ministro dell'Economia Giorgetti e per conoscenza al Csm, relativamente al decreto-legge in materia di protezione internazionale pubblicato in GU l’11 dello stesso mese. Il cosiddetto decreto flussi prevede di ripristinare il reclamo in Corte d’appello avverso i provvedimenti adottati in detta materia dai Tribunali distrettuali, reclamo, peraltro, già abolito nel 2017. Nella lettera delle magistrati si legge che «il ripristino del reclamo al giudice di secondo grado, che sconvolge un assetto ormai consolidato che ha assicurato un’adeguata tutela dei diritti e, al tempo stesso, la sostenibilità dell’intervento giudiziario, renderebbe assolutamente ingestibili i settori civili di tutte le Corti d’Appello, impegnate, con ridotti organici di magistrati e di personale amministrativo, nello sforzo di raggiungere gli obiettivi del PNRR per la giustizia, in particolare quello della riduzione dei tempi processuali che, invece, con la introduzione della nuova fase processuale d’appello, si allungherebbero a dismisura proprio per le cause civili oggetto degli impegni verso l’Unione Europea». Le toghe si chiedono poi «se sia stata eseguita una preventiva approfondita istruttoria sui prevedibili ulteriori flussi di sopravvenienza in appello. Si fa notare, però, che dai dati statistici emerge che negli ultimi anni in tutti i Tribunali distrettuali le cause di protezione internazionale (e cittadinanza) sono in costante ascesa. […] È facile prevedere che, se anche solo la metà di detti procedimenti fossero impugnati in appello, aumenterebbe enormemente la pendenza complessiva delle cause civili, con la conseguenza - dati gli stringenti termini di trattazione dei procedimenti di reclamo in appello previsti nello schema di decreto legge - che le altre controversie, soprattutto quelle più delicate relative ai diritti delle persone, dei minori e della famiglia, subirebbero enormi rallentamenti nelle loro definizioni». Pertanto auspicano che «le Autorità in indirizzo rivedano, alla luce di una quanto mai opportuna verifica di fattibilità, l’attuale impianto dello schema del decreto-legge».


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