Intervista a Cesare Bonamartini

 Valentina Stella Il Dubbio 30 agosto 2022


Dottor Cesare Bonamartini, giudice del Tribunale di Brescia, lei si candida al Csm sostenuto dal gruppo di Autonomia e Indipendenza. La prossima sarà la consiliatura della rigenerazione etica o il virus del carrierismo è ancora in giro?

Al di là delle aspirazioni dei singoli, che non potranno certo scomparire per magia, il nuovo Consiglio superiore dovrà necessariamente operare per riguadagnare la fiducia dei cittadini e dei magistrati, dettando norme e adottando direttamente comportamenti ben lontani dalla “modestia etica” che tanto discredito ha gettato sull’Ordine giudiziario. Sotto altro profilo, l’istituzione consiliare deve essere il primo baluardo a garanzia dell’autonomia ed indipendenza, anche interna, della magistratura.

I programmi dei vari gruppi associativi sono piuttosto simili. Il vostro per cosa si distingue?

Anzitutto, il gruppo che presenta la mia candidatura è nato proprio per sottolineare la necessità di una rigorosa separazione tra potere politico e potere giudiziario. Anche se il cosiddetto “caso Palamara” è stato reso all’opinione pubblica, con lettura limitata, nell’ottica della degenerazione correntizia, esso ha disvelato, in realtà, la permeabilità dell’autogoverno della magistratura alla politica, con una lesione dell’indipendenza che costituisce radicale negazione dei valori cui il magistrato deve ispirare tutte le proprie condotte. Rispetto a tali principi orientatori il gruppo ha sempre mantenuto coerenza, rifiutando qualsiasi forma di collateralismo politico, così come è stato coerente con la visione del Csm come organo che deve anche assicurare la tutela delle condizioni di lavoro dei magistrati, anche nell’interesse della qualità della giurisdizione.

La norma di recepimento della direttiva europea sulla presunzione di innocenza non è affatto piaciuta, soprattutto alla magistratura requirente. Ma a voi giudici, visto che siete spesso attaccati quando assolvete o derubricate, perché l'opinione pubblica fa della versione del pm la verità storica, dovrebbe far piacere una norma che limita lo straparlare dei pm, o no?

Io credo che tutti i magistrati, requirenti e giudicanti, abbiano ben chiara la valenza fondamentale della presunzione di innocenza, da declinarsi necessariamente anche nei rapporti con la stampa. È ovvio, peraltro, che quando un pm avanza una richiesta cautelare, accolta dal Giudice, ritiene sussistenti a carico dell’indagato i gravi indizi di colpevolezza, cosicché è normale che nelle dichiarazioni pubbliche faccia riferimento a tale situazione, senza con ciò violare il principio di non colpevolezza. Infine, mi permetto di osservare che il modo principale per prevenire una comunicazione “non corretta” passa attraverso il rafforzamento dell’unità dell’Ordine giudiziario, in modo che i magistrati, giudici e pm, siano davvero tutti formati alla comune cultura della giurisdizione, con opzione in grado di produrre i suoi effetti anche nei rapporti con la stampa.

Come rendere più trasparente il Csm, soprattutto nelle decisioni che riguardano i singoli magistrati?

La semplificazione delle procedure e l’uniformità nella rilevazione – anche qualitativa - del lavoro svolto dai magistrati sono le due direttrici principali. Le procedure ( ad esempio, per gli incarichi direttivi e semidirettivi) devono muovere, anzitutto, da una corretta ed uniforme valutazione del lavoro giudiziario svolto, senza la quale qualsiasi comparazione tra aspiranti si rivela velleitaria e potenzialmente arbitraria. Quanto alla semplificazione, non è un caso che il correntismo non sia stato in grado di produrre danni significativi nei trasferimenti ordinari, laddove i criteri di attribuzione dei punteggi sono estremamente chiari ed univoci. Se si consente di introdurre “deroghe alle deroghe” rispetto alle norme dettate, a condizione di adeguata motivazione, sarà impossibile trovare il filo logico delle decisioni del Consiglio superiore.

Il nuovo sistema di valutazioni di professionalità è stato fortemente criticato dalla magistratura.

Il nuovo sistema di valutazioni contiene il germe di una concezione verticistica della magistratura in cui le decisioni dei gradi superiori di giudizio possono incidere sulla progressione in carriera del magistrato. Gli orientamenti giurisprudenziali si formano progressivamente e non è detto che un’interpretazione di legge, oggi censurata dalla Suprema Corte, sia non corretta, essendo ben possibile che essa si affermi come diritto vivente nel futuro. Per fare un esempio, la definizione del cosiddetto “danno biologico” ai fini del risarcimento del danno da illecito extracontrattuale è stata oggetto di una complessa elaborazione giurisprudenziale, le cui prime applicazioni sarebbero state passibili di valutazione negativa del magistrato in quanto, data l’innovatività, spesso non confermate nei gradi successivi di giudizio. Per questo motivo fare dipendere, in parte, le valutazioni dall’esito dei giudizi di impugnazione può indurre a conformismo giudiziario ed impedire l’evoluzione della giurisprudenza. Sotto altro profilo, desta qualche perplessità la partecipazione dei componenti laici alle valutazioni di professionalità rese dai consigli giudiziari, che rischia di introdurre una possibile lesione all’indipendenza esterna.

Quali sono le sfide che la magistratura dovrà affrontare?

A mio avviso, la sfida principale riguarda la giurisdizione in senso stretto, nell’esercizio della quale occorre recuperare la fiducia dei cittadini nell’autorevolezza delle decisioni assunte da giudici ( e pm), che devono essere caratterizzate da capacità tecnica, nonché da equilibrio nella ponderazione degli interessi in gioco.

Cosa si aspetta dal nuovo ministro della Giustizia?

Nel contesto della leale collaborazione che ha sempre caratterizzato i rapporti tra l’istituzione consiliare ed il ministro, mi attendo che svolga prioritariamente il compito che gli è assegnato dalla Costituzione, con la cura dell’organizzazione e del funzionamento dei servizi relativi alla giustizia. In particolare, pur se la politica del blocco delle assunzioni del personale di cancelleria è ormai stata superata, il sistema giudiziario necessita continuativamente di risorse, materiali ed umane, anche ulteriori rispetto ai magistrati, risorse che sono indispensabili per l’efficienza e la celerità della giurisdizione. Personalmente, credo sia necessaria una più razionale distribuzione del personale di magistratura tra i diversi uffici, con una nuova revisione delle piante organiche che tenga conto del mutato contesto, economico e sociale, di alcune realtà territoriali, quale, ad esempio, il nord est.

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