Altolà della destra a Cartabia: di carcere ci occupiamo noi

 Angela Stella Il Riformista 28 settembre 2022

Tutti sono concentrati sul toto nomi dei prossimi ministri del nuovo Governo. Per la giustizia in pole la leghista Giulia Bongiorno e Carlo Nordio, eletto con Fratelli D’Italia. Dalla nomina del Guardasigilli dipenderà anche il destino del Capo del Dap, Carlo Renoldi. Voluto fortemente dalla Ministra Cartabia, potrebbe dover sloggiare a breve - e sarebbe davvero una grave perdita per il mondo dell’esecuzione penale - perché la sua visione costituzionalmente orientata del carcere non piace ai sostenitori del famoso slogan «certezza della pena è certezza del carcere» che connota i due maggiori azionisti della maggioranza, Fd’I e Carroccio. Proprio un big della Lega, molto attento alle tematiche carcerarie, non ha escluso che ci possa essere un ricambio a largo Luigi Daga. Al contrario, quando la Ministra Cartabia si insediò mantenne i vertici scelti da Bonafede. Intanto ieri Jacopo Morrone, appena rieletto alla Camera nella squadra di Salvini, e il sindacato della polizia penitenziaria Sappe hanno fatto quadrato intorno a possibili nomine last minute da parte della Cartabia: «mi auguro - ha detto il segretario Donato Capece - che la Ministra della Giustizia non proceda a presentare, in uno degli ultimi CdM, provvedimenti per la nomina, “in zona Cesarini”, di nuovi dirigenti generali del Dap». Gli ha fatto eco appunto l’ex sottosegretario: «Ha ragione chi mette in guardia il Governo in scadenza a non procedere a nuove nomine dirigenziali. Sono certo che la sensibilità istituzionale del ministro uscente Marta Cartabia prevarrà e che ogni nomina sarà consegnata al prossimo Guardasigilli, che, auspichiamo, presti una rinnovata e sollecita attenzione nei confronti del sistema penitenziario e delle riforme di cui necessita». Cartabia e Renoldi non si lasciano però distrarre dalle polemiche: la prima aspetta che venga convocato un Cdm per mettere il sigillo finale alle riforme del processo penale e civile, essendo arrivati i pareri delle Commissioni parlamentari e qualche giorno fa anche quello del Csm. Il capo del Dap, invece, ha trasmesso due circolari di rilievo agli organi dell’amministrazione. Con la prima circolare si intende «favorire il ricorso alle videochiamate, particolarmente idonee ad agevolare il mantenimento delle relazioni familiari e soddisfare le imprescindibili esigenze di sicurezza». Questo strumento di comunicazione - introdotto in via sperimentale durante l’emergenza pandemica - diventa ora una modalità ordinaria. Viene esteso a tutti i circuiti penitenziari, ad eccezione del 41bis. Renoldi sottolinea come colloqui e telefonate assumano una «funzione fondamentale sul piano trattamentale, quale modalità di conservazione delle relazioni sociali e affettive nel corso dell’esecuzione penale e quale strumento indispensabile per garantire il benessere psicologico delle persone detenute, al fine di attenuare quel senso di lontananza dal mondo delle relazioni affettive, che è alla base delle manifestazioni più acute di disagio psichico, spesso difficilmente gestibili dal personale e che, non di rado, possono sfociare in eventi drammatici». Soddisfatta la presidente di Nessuno Tocchi Caino, Rita Bernardini che su Facebook ha scritto: «Quando si mantiene la parola data.  Grazie al capo del Dap e a tutti coloro che hanno partecipato alla lotta nonviolenta essendo "speranza”». Di nuovi «percorsi di sostegno» a beneficio del personale penitenziario si occupa invece l’altra circolare, che prevede azioni di supporto psicologico per la Polizia penitenziaria, secondo l’atto di indirizzo della Ministra Cartabia. Si tratta di previsioni già contemplate nel Documento di Programmazione emanato a gennaio dal Dap, dopo l’istituzione di un fondo da 1 milione di euro, finanziabile ogni anno, per consentire un’azione strutturata e permanente di sostegno psicologico per il personale. Con l’intervento di esperti, soprattutto psicologi del lavoro, viene assicurato agli operatori penitenziari una rete di supporto, per affrontare ed elaborare eventi critici e traumatici, a cui possano essere stati esposti durante il servizio, come suicidi, tentati suicidi dei detenuti, aggressioni o evasioni. 


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