Caso Hasib, Magi: Lamorgese perché non risponde?

 Angela Stella Il Riformista 30 settembre 2022

“Il fatto che dopo 25 giorni Lamorgese non abbia risposto alla interrogazione che ho presentato è una grave mancanza di rispetto istituzionale nei confronti del Parlamento e dei cittadini. Ne presenterò un’altra al nuovo Ministro dell’Interno”: così l’onorevole di +Europa Riccardo Magi, appena rieletto alla Camera, ha aperto ieri una nuova conferenza stampa convocata a Montecitorio per aggiornare sulle ultime novità del caso di Hasib, il 37enne di origini rom precipitato in circostanze ancora da chiarire il 25 luglio scorso dalla sua abitazione a Roma nel corso di una perquisizione delle forze dell'ordine. “L’oggetto dell’atto di sindacato ispettivo – ha proseguito il parlamentare – riguarda aspetti amministrativi della vicenda: sono state fatte indagini interne? Sono scattati procedimenti disciplinari? Sappiamo che al commissariato di Primavalle c’è stato un avvicendamento: perché l’opinione pubblica deve saperlo da fonti ufficiose e non dagli organi preposti? Faccio un ulteriore appello alla Lamorgese affinché risponda all’interrogazione. Non si tratterebbe affatto di una interferenza col delicato lavoro che sta svolgendo la magistratura ”. L’incontro con la stampa, il secondo dopo quello del 12 settembre,  è servito anche a far emergere altri punti oscuri della vicenda: che fine hanno fatto i vestiti di Hasib? L'ospedale Gemelli due giorni dopo l'accaduto ha restituito in una busta bianca degli indumenti e scarpe diversi da quelli indossati dall’uomo il giorno della caduta, ha spiegato l’avvocato della famiglia Arturo Salerni. Hasib indossava un pantalone nero arrotolato alle ginocchia, mentre alla madre è tornato indietro un pantalone corto marrone. I vestiti restituiti non sono comunque di Hasib: c’è stato uno scambio involontario da parte del personale sanitario? Certo – è strano – hanno fatto notare i convocatori: pure se fossero di un’altra persona, anch’ella indossava solo pantaloni e scarpe? Il secondo punto da dirimere riguarda la ormai tragicamente famosa foto di Hasib dopo la ‘caduta’: chi l'ha scattata mentre il ragazzo era in terra, e che giro ha fatto quella immagine prima di arrivare alla famiglia? L’avvocato ha spiegato che è arrivata alla famiglia da una vicina che però non l’ha scattata. Bisognerà ricostruire la catena di condivisione.  “Il fascicolo non è più contro ignoti. Ci sono degli indagati per tentato omicidio, non so quanti”, ha raccontato Salerni che ha aggiunto: “sono stati sentiti nei giorni scorsi il padre, la madre, la sorella. Hanno parlato per diverse ore e approfondito diversi aspetti. Da parte nostra c’è apprezzamento per come sta lavorando la Procura”. Gli avvocati hanno costruito una mappa della casa e dei danni registrati in casa: i segni dei calci sulla porta della stanza di Hasib, il termosifone divelto, il manico di scopa rotto, le lenzuola sporche di sangue. L'immobile poi è stato sequestrato dalla procura. Sempre a quest’ultima sono stati fatti presenti i punti oscuri sollevati in conferenza stampa. Agli investigatori è stato consegnato anche un video girato il 26 luglio dai familiari al commissariato di Primavalle, dove si vedono degli agenti che informalmente avevano detto alla famiglia di essere intervenuti e che Hasib si sarebbe lanciato da solo. Intanto Hasib non sta ancora bene: è uscito dal coma ma si trova ancora in uno stato di minima coscienza, rimane sedato per contrastare i dolori e il forte stato di agitazione. È ancora tracheotomizzato per la respirazione e i medici non si sbilanciano sul futuro: non si sa se dovrà subire ulteriori interventi né di che tipo sarà il recupero. Insomma appare improbabile o  almeno lontana la sua testimonianza sui fatti. Infine il portavoce dell'Associazione 21 Luglio, Carlo Stasolla, ha denunciato la “freddezza” del Comune di Roma nei confronti della vicenda: “l'amministrazione capitolina non ha manifestato nessuna vicinanza alla famiglia né privatamente né pubblicamente. Persino per avere un nuovo alloggio per la famiglia di Hasib abbiamo dovuto fare un presidio a piazza del Campidoglio per fare pressing”. “Abbiamo paura ma vogliamo verità e giustizia per Hasib”, ha ripetuto la madre di Hasib, Fatima.

Commenti

Post popolari in questo blog

Le commissioni di inchiesta in Parlamento

«L’avvocato non può essere identificato con l’assistito»

«Ridurre l’arretrato civile del 90%? Una chimera» Nordio ripensa l’intesa con l’Ue