Intervista doppia a Basilico e Palazzi

 Valentina Stella Il Dubbio 14 settembre 2022

La sen. della Lega Bongiorno ha detto: il Csm è “da demolire”. “Riformare la giustizia non significa

riformare i magistrati ed abbattere l’autogoverno”, replica il PM Mario Palazzi, candidato di Area

al Collegio 1 requirenti. “Sono sconcertato dai toni di chi si candida ad essere parte attiva di una

prossima maggioranza. Il costituente ha disegnato il CSM con componenti togate e quelle espresse

dalla politica che devono trovare una sintesi nell’interesse della collettività. Governo e Parlamento

ascolteranno questa voce? Noi saremo disponibili a dare il nostro contributo, con la leale

collaborazione che abbiamo sempre offerto, ma restiamo fermi sui principi costituzionali che

garantiscono gli interessi di tutti, non di una categoria”. Il centrodestra ripropone il sorteggio: “un

nuovo sistema elettorale non è la panacea di tutti i mali” aggiunge il giudice Marcello Basilico,

candidato di Area al Collegio 2 giudicanti. “Auspicavamo un sistema senza un’impronta

maggioritaria e collegi ampi che favoriscono gli esponenti dei gruppi organizzati. Poi sarà

responsabilità degli eletti superare le logiche di appartenenza e quelle resistenze, incontrate

ancora nell’attuale CSM, ad operare secondo regole predeterminate e in totale trasparenza.

D’altro canto, quale organo di rilievo costituzionale cui sono affidate scelte di politica giudiziaria e

non la mera esecuzione di norme organizzative, il Csm dovrà rivendicare con autorevolezza gli

spazi di discrezionalità che gli competono”. La magistratura ha paura che vinca il centrodestra?

“Non abbiamo mai ‘paura’” dice Palazzi, “siamo abituati a ragionare su cose concrete. Ci

preoccupano i programmi elettorali sul tema giustizia: si torna a calcare la mano quasi solo su

quelli di un referendum clamorosamente fallito. I cittadini sono turbati dalla complessiva mediocre

risposta, in termini di efficienza, alla comune domanda di giustizia: cosa intende concretamente

fare il futuro legislatore? Purtroppo vedo anche l’Avvocatura assente su questo, ossessionata da

separazione delle carriere, responsabilità diretta del magistrato -che nessun Paese civile conosce -,

da questioni di nessun impatto sistemico e di dubbia costituzionalità, come l’inappellabilità delle

sentenze di assoluzione. Nulla dice sul pericolo che una magistratura attaccata e resa timorosa

possa significare un arretramento nella tutela dei diritti dei più deboli”. Se eletti, cosa chiederete

al legislatore? “Noi dialogheremo con la politica e con il Ministro con franca lealtà”,

aggiunge Basilico, “il problema sarà verificare se questo dialogo troverà una corrispondenza

effettiva. Purtroppo l’esperienza recente è quella di un confronto inascoltato. Per prima cosa

chiederemo una svolta nel modo di affrontare la questione dell’efficacia dell’attività giudiziaria,

che non passi per le modifiche dei codici di procedura. Si deve intervenire su organizzazione e

dotazioni della giustizia, reclutando personale in modo mirato. Un esempio: va dato atto al

Ministro di aver finalmente adottato l’UPP accogliendo le istanze di larga parte della magistratura;

rischia però di rivelarsi inadeguato se ridimensionato nei numeri e destinato spesso a riempire le

cancellerie anziché assegnato ai magistrati”. A proposito di codici: stanno per approvare i decreti

attuativi del penale. Per Palazzi “riflettere su una revisione anche culturale del sistema delle

sanzioni nel diritto penale è cosa buona e giusta perché la visione carcero-centrica di tutte le pene

è antica. Sono rimasto scandalizzato quando ho letto che si recupera solo il 2% delle sanzioni

pecuniarie comminate con sentenze definitive; ma questa, come tante altre, è una inefficienza non

imputabile alla magistratura. La giustizia è come una strada troppo trafficata: se le autovetture

sono vecchie e malconce, la strada stretta e dissestata e spesso manca la benzina, possibile che sia

sempre colpa del pilota se i tempi di percorrenza non sono quelli auspicati e risultano più lunghi

rispetto ai Paesi dove vi sono autostrade a più corsie e auto di ultima generazione? Un rito

accusatorio è sostenibile se i dibattimenti rappresentano una percentuale ridotta. Quale avvocato

assennato sosterrebbe l’utilità di un rito alternativo se in appello molti procedimenti cadranno

sotto la mannaia dell’improcedibilità? Va fatto un ragionamento anche tra Magistratura e

Avvocatura, spero meno ideologizzata, essendo chiari su un punto: le inefficienze del sistema non

sono sempre ascrivibili ai magistrati”. Sul piano del civile, prosegue Basilico, “non basta ritoccare il


cpc. La storia insegna che la più grande riforma che ha funzionato è stata quella del processo del

lavoro del ‘73, accompagnata da un grande investimento sul piano organizzativo e delle risorse.

Ora ci sono riforme che pretendono di stravolgere il sistema senza preoccuparsi delle ricadute

ordinamentali: i giudici monocratici dovranno occuparsi dell’affidamento di minorenni in piccoli

uffici giudiziari in totale solitudine senza avere il supporto del giudice onorario specializzato.

Inoltre il codice di insolvenza rischia di triplicare il carico del settore senza che vi siano misure di

rafforzamento degli organici e di garanzia della specializzazione dei giudici addetti”. Si chiede un

Csm più trasparente: “senza dubbio” per Palazzi “il tema è centrale e si può affrontare a

legislazione vigente senza troppi sforzi.  Nella società contemporanea, dove tutto è tracciabile,

non sono più tollerabili pratiche sulla vita professionale del magistrato che non sia possibile

seguire nel loro andamento consultando il sito, che non si completino con una comunicazione

istituzionale e non affidata a chi, dentro e fuori il Csm, si affanna a darla per mantenere una

primazia utile per future occasioni elettorali. Il dibattito pubblico, poi, è ossessionato dai

procedimenti disciplinari: il Csm ha dimostrato di saper dare, come farà pure in futuro, una

risposta rigorosa che non mi pare altre categorie abbiano saputo sempre assicurare. Vorrei

ricordare che lo scandalo più grave che abbiamo affrontato è ruotato proprio attorno

all’”espropriazione” delle scelte istituzionali del CSM da parte di gruppi di potere i quali, insieme a

politici senza alcun titolo, credevano che, scegliendo i capi di un ufficio, avrebbero potuto

conformare la giurisdizione ai propri desiderata”.  Basilico spiega per cosa si distingue il

programma di Area: “la chiarezza della sua riferibilità ad un gruppo coeso di persone, ognuna con

una storia personale molto leggibile. La coesione è frutto di un percorso di elaborazione d’idee

condivise; la nostra storia dimostra cosa si sia fatto nell’ANM o nei Consigli giudiziari, come ci si sia

atteggiati nel dialogo con le istituzioni o nell’opera di superamento dai vincoli correntizi. Credo che

ciò, insieme all’impegno prestato al servizio della giurisdizione, sia garanzia di esperienza e anche

di autonomia, che rivendichiamo con orgoglio”.

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