Ecco il nuovo Csm togato

 Valentina Stella Il Dubbio 24 settembre 2022


Mentre in Spagna il presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Carlos Lesmes, ha avviato il procedimento necessario per preparare le proprie dimissioni a causa di un Csm che funziona ormai ad interim dal 2018, finalmente ieri qui in Italia, dopo quattro faticosi giorni di attesa, al termine dello spoglio del Collegio 2 dedicato ai pubblici ministeri, abbiamo conosciuto la nuova formazione togata del prossimo Consiglio Superiore della Magistratura. Vi riassumiamo brevemente la situazione. Magistratura indipendente conquista 7 poltrone (Paola D’Ovidio per la legittimità, Eligio Paolini e Dario Scaletta tra i pm, Maria Luisa Mazzola, Bernadette Nicotra, Edoardo Cilenti e Maria Vittoria Marchianò per il merito); Area Dg avrà sei consiglieri (Antonello Cosentino per la legittimità; Maurizio Carbone tra i pm; Mariafracesca Abenavoli, Marcello Basilico, Tullio Morello, e Gianantonio Chiarelli per il merito); Unicost si ferma a quattro (Marco Bisogni tra i pm; Michele Forziati, Roberto D’Auria e Antonino Laganà per il merito); Magistratura democratica ufficialmente ha eletto un candidato, ossia Domenica Miele per il merito ma potrà contare anche sul pm milanese Roberto Fontana, il quale, benché abbia corso come indipendente, è iscritto ad Md – e non più ad Area -  e ha avuto, oltre ad un sostegno trasversale, quello del gruppo guidato da Stefano Musolino. Infine, siederà al plenum di Palazzo dei Marescialli il sorteggiato Andrea Mirenda (Ufficio di sorveglianza di Verona). Niente da fare, quindi, per i volti noti della magistratura, candidati sempre come indipendenti. Non sono stati eletti Henry John Woodcock e nemmeno il procuratore capo di Tempio Pausania, Gregorio Capasso, pubblico ministero nel caso in cui è imputato il figlio di Beppe Grillo. Sparisce dal Consiglio anche Autonomia e Indipendenza, fondata da Davigo, che pure aveva espresso il favore per Woodcock. Per il resto, a causa anche di un sistema elettorale che ha previsto collegi troppo ampi e che ha premiato i potentati regionali e la loro grande capacità di raccolta del voto, le correnti hanno avuto la meglio a scapito dei candidati privi dell’appoggio di un gruppo associato.  Chi dà una chiave di lettura molto critica alla partita che si è appena concluso è proprio Andrea Mirenda, che al Dubbio ha dichiarato: “Credo che queste elezioni siano andate particolarmente male. È quasi irrilevante che sia stato eletto un sorteggiato, perché c’è stato un plebiscito a favore di quel sistema mercimonioso che, direttamente o indirettamente, è stato il primo responsabile di quella modestia etica stigmatizzata dal Capo dello Stato.  Le faccio un esempio: nel collegio 1 giudicanti su 2000 votanti circa 1700 hanno riconfermato le correnti. Ciò dimostra l’estrema difficoltà che c’è in seno alla magistratura ad elaborare un pensiero profondo su quanto accaduto in questi ultimi anni e a confrontarsi con la grave questione morale interna. La conclusione è che una élite come la magistratura non ha alcuna spinta auto-riformista”. Mirenda ci saluta promettendo che “porterà all’attenzione del Consiglio i temi della sorveglianza spesso ancillari, poco sentiti a Palazzo dei Marescialli ma, al contrario, molto importanti soprattutto in questo momento difficile per le carceri”. Come aveva più volte sottolineato la Ministra Cartabia nel commentare la riforma del Csm, frutto di una a tratti estenuante mediazione politica, di certo i sistemi elettorali non sono la panacea di tutti i mali che la magistratura sta tentando di sanare. A Via Arenula comunque c’è apprezzamento per essere riusciti a garantire il pluralismo. Alla fine si è assicurata la rappresentanza di diverse componenti, con l’elezione, in un caso, di un candidato indipendente. Il meccanismo ha favorito la presentazione di molte più candidature rispetto al passato, dunque una assai più diffusa, tra i magistrati, propensione ad assumere la responsabilità dell’autogoverno. Dietro ciò vi si legge un buon segnale per il futuro.  Ma che equilibri ci saranno all’interno del prossimo Consiglio Superiore della Magistratura? È evidente che Mi ha il maggior numero di seggi ma se ci fosse una sorta di tregua tra Area e Md, che pure hanno subito le conseguenze della scissione, le due correnti di sinistra potrebbero avere una maggioranza relativa in Consiglio. L’ago della bilancia è rappresentato da Unicost gruppo che, nonostante lo scandalo dell’ex leader Palamara, non è uscito affatto male da questa tornata. “A urne chiuse – ha detto la presidente Rossella Marro - possiamo esprimere la nostra gioia per il risultato conseguito. Il gruppo di Unicost vive ed il suo progetto è attuale. Il percorso di vero rinnovamento e le qualità umane e professionali dei candidati hanno pagato. Un sincero augurio anche a tutti gli altri consiglieri eletti.  Adesso inizia la parte difficile, rifondare il Csm su basi di fiducia e credibilità interna ed esterna. I consiglieri di Unicost faranno la loro parte". Non dimentichiamo però che in Consiglio siedono come membri di diritto Luigi Salvato, il nuovo Procuratore Generale di Cassazione, esponente proprio di Unicost, e Pietro Curzio, Primo presidente di Cassazione, in quota Md. Insomma difficile fare pronostici. Bisognerà vedere su ogni singolo atto come si schiereranno i gruppi e che partita giocherà l’outsider Mirenda.  Occorrerà anche attendere l’elezione dei dieci membri laici, che dovrebbe svolgersi – si spera – entro la fine dell’anno: sei dovrebbero essere della maggioranza politica espressa in Parlamento, quattro della minoranza. Probabile un vice presidente designato dal centro-destra. 

Commenti

Post popolari in questo blog

Le commissioni di inchiesta in Parlamento

«L’avvocato non può essere identificato con l’assistito»

«Ridurre l’arretrato civile del 90%? Una chimera» Nordio ripensa l’intesa con l’Ue